Arf di Simona Cornacchia e Anna Russo è un lungometraggio di animazione al cinema dal 25 gennaio, prodotto da Genoma Films in associazione con Margutta Studios e Showlab S.r.l. e in collaborazione con Panebarco.
Un progetto semplice ma ambizioso, raccontato con poche parole ma rumoroso. Una storia che risuona a frequenza di bambino ammonendo l’adulto per aver perso di vista la genuinità dell’amore.
Arf di Simona Cornacchia e Anna Russo, la trama
Quando la madre è vittima di un rastrellamento, il piccolo viene accolto da una seconda madre insolita: è la sua cagnona, Bianca, che lo porta lontano dal pericolo e lo cresce. Arf, così, è più cane che bambino. Ma quando i temibili ufficiali lo scoprono, lo rinchiudono in quello che ha tutte le sembianze di un campo di concentramento. Anche se questi cattivi non hanno mai un nome proprio.
Malgrado la terribile situazione, Arf non si scoraggia e anzi riesce ad iniettare serenità e speranza anche in questo luogo dimenticato, con il gioco, il sorriso e l’accoglienza.
Dedicato ai bambini in guerra
La divulgazione è la prima arma di difesa e di salvaguardia: ben l’hanno capito le due registe, Simona Cornacchia e Anna Russo, che con questa storia delicatissima si prodigano unicamente per i piccoli. Per cercare di far loro interpretare la realtà misteriosa e difficile della guerra.
Per raccontare un momento storico dell’Italia, senza buttarsi direttamente su La vita è bella o Il bambino con il pigiama a righe, due capolavori interpretativi del lutto e della tragedia storica, ma che comunque richiedono una certa consapevolezza. Nel gioco dolcissimo scatenato tra bambino e cane, Arf di Simona Cornacchia e Anna Russo funziona come una nonna che racconta la sua esperienza con pochissime parole e vivide immagini. E lo fa avvicinandosi all’orecchio del bambino e disegnando come quegli occhi avrebbero potuto vedere quel mondo.
È un sollievo che non ci siano supereroi né cattivi minacciosi. Gli antagonisti sono babbei narcisisti e i piccoli prigionieri sopravvivono nutrendosi della meraviglia delle piccole cose. Non c’è affanno né terrore, si parla ai bambini con il giusto rispetto dell’età che vivono.
Lo vedano quindi anche gli adulti, per suscitare una riflessione ed ammettere come spesso, nella Storia e nella contemporaneità, gli animali si siano dimostrati più umani di quegli stessi che sarebbero titolati ad esserlo.
Arf scapigliato
Pregio del racconto è quel bimbetto che dei suoi capelli fa continua mostra e gioca, gioca senza sosta.
Chi vuole bene agli altri
Non usa le parole
Perché non fa rumore
Il suono dell’amore
canta Simone Cristicchi. Ed è in quel linguaggio dell’amore che gli animali finalmente non si trovano antropomorfizzati, quanto invece è Arf che cattura la scena con la sua caninità. La giungla di questo Mowgli, è davvero selvaggia, quanto la sua presenza è addomesticata all’amore.
Il quel ruolo sospeso tra due nature, avviene l’incontro e lo spegnimento dell’odio, esorcizzato dai sentimenti genuini.