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La RAI e i suoi primi settant’anni

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Era la domenica mattina del 3 gennaio 1954, quando Fulvia Colombo divenne la prima annunciatrice del piccolo schermo italiano:

“La RAI, Radiotelevisione Italiana, inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive”.

A seguire l’annuncio, le tre cerimonie inaugurali (Milano, Torino e Roma) che segnarono indelebilmente l’esordio della Televisione Italiana.

Il nuovo media arrivò nel nostro Paese con qualche decennio di ritardo e quella domenica di settant’anni fa a seguire le trasmissioni furono solo 90 abbonati, su una popolazione di circa 47 milioni di abitanti. In pochi mesi, le trasmissioni della neonata RAI raggiunsero il 58% dell’intero Paese e solo qualche decennio più tardi la televisione era presente, in bella mostra, nel salotto di ogni famiglia.

La RAI e l’Italia nel 1954

La nascita della RAI coincise con un periodo non certo felice per il nostro Paese. Le ferite del Secondo conflitto mondiale non si erano del tutto cicatrizzate e gran parte della popolazione viveva nella povertà. La Televisione era un lusso per pochi.

In quel 1954, l’Italia era sostanzialmente un paese agricolo e lo stipendio medio si aggirava intono alle 20 mila lire. Un apparecchio televisivo, invece, costava più di 200 mila lire, una cifra davvero alta, se si considera anche il fatto che, un buon impiegato statale non arrivava neanche alle 100 mila lire mensili.

La televisione, dunque, almeno per quel suo primo anno di vita, riguardava solo una piccola fetta della popolazione. La RAI era gestita da esponenti dell’alta borghesia di stampo liberale ed era destinata a un pubblico formato da pochi privilegiati. Ci volle davvero poco per cambiare le cose.

Quei 90 abbonati che seguirono le prime trasmissioni del 3 gennaio, divennero 90 mila in un solo anno. La RAI iniziò a diventare la principale intrattenitrice degli italiani. Il costo del televisore rimaneva proibitivo per la stragrande maggioranza, ma iniziava a diffondersi nei locali pubblici. Si andava a vedere la televisione nei caffè e a volte nelle sale parrocchiali o in qualche sezione di partito.

Lascio o raddoppia? Il primo successo RAI

Dopo un solo anno dalla sua nascita, la RAI mandò in onda il suo primo e indiscusso successo televisivo, Lascia o raddoppia? La trasmissione, condotta da Mike Bongiorno, divenne un appuntamento fisso, irrinunciabile per ogni italiano. La gente riempiva i bar del paese per vedere  Bongiorno e i suoi concorrenti rispondere ai famosi quiz. Un successo senza pari, raccontato con brio e ironia in Totò a Lascia o raddoppia? , film con protagonista il Principe della risata, affiancato da un strepitoso Carlo Croccolo.

La RAI iniziava a svolgere un ruolo da protagonista nella società italiana. Il potere politico percepì il reale potenziale del nuovo media. I primi dirigenti, di stampo liberale, progressivamente vennero sostituiti da nuove figure provenienti dal mondo cattolico. Il piccolo schermo italiano entrava in una nuova fase che gettò le basi per consolidare il ruolo della RAI, come educatrice.

L’educatrice degli italiani

Alla fine degli anni Cinquanta, il televisore non troneggiava solo sui trespoli dei bar, accompagnati spesso da cartelli del tipo “non toccare la televisione”, ma entrava nelle case degli italiani. Lì nel bel mezzo di ogni salotto, con lo schermo rigorosamente coperto da una tendina, quando l’apparecchio non era in funzione. Ogni sera, la RAI, con la sua programmazione, entrava nelle case della gente. Lo scopo non era solo quello di intrattenere le famiglie, ma di educare il cittadino italiano.

La RAI divenne lo strumento ideale della Politica per mettere in campo una vera opera pedagogica. Nel 1961, il tasso di analfabetismo arrivava all’8% e la stragrande maggioranza degli italiani ignorava i classici della letteratura. E così la RAI iniziò a trasmettere i teleromanzi, basati sui grandi romanzi, scritti dai maggiori scrittori italiani e non solo. Il più grande successo di questo fortunato filone fu probabilmente I promessi sposi  (disponibile su RAI Play) con Nino Catelnuovo e Paolo Pitagora nei panni di Renzo e Lucia.

In questi anni, la RAI produsse decine e decine di sceneggiati tratti dalla letteratura, come Cime tempestose, con Massimo Girotti e Annamaria Ferraro; Orgoglio e pregiudizio, con Franco Volpi e Virna Lisa; Il mulino del Po, con Raf Vallone e Gatone Moschin e Piccolo mondo antico, con Paola Borboni e Renato De Carmine. Questi, ovviamente, rappresentano solo alcuni esempi dello Sceneggiato firmato RAI, ancora oggi fruibile sulla piattaforma streaming di RAI Play, come Anna Karenina, con Lea Massari, Pino Colizzi e Sergio Fantoni.

Le trasposizioni televisive della RAI dedicate alla grande letteratura ottennero un grande successo e alla pari di Lascia o raddoppia? Divennero un appuntamento fisso per il pubblico televisivo che diventava sempre più vasto. La fruizione della Televisione acquistava un valore sacrale, un rito che l’intera famiglia consumava nel proprio salotto di casa, magari invitando i vicini per mostrare il piccolo schermo che, con il tempo, era diventato anche un status symbol, non più proibitivo.

Eduardo De Filippo e la Televisione

Era il 1961, quando Eduardo De Filippo ricevette una telefonata:

Pronto?

Qui è la televisione!

… ed io sono il frigorifero!

Iniziava così il rapporto tra un grande uomo di teatro e la televisione, Un rapporto, forse, non sempre pacifico, ma sicuramente proficuo per entrambi le parti. Eduardo registrò negli studi della RAI l’intera sua opera teatrale, inclusa l’ultima sua creazione, Gli esami non finiscono mai, confermando il suo talento come interprete e drammaturgo. Inoltre, curando la regia, insieme a Stefano De Stefani, Eduardo dimostrò di possedere anche una grande sintonia con l’apparecchiatura tecnica della televisione. Fissando sulla pellicola della RAI le sue opere, interpretate da attori del calibro di Ugo D’Alessio, Luisa Conte, Pupella Maggio e Antonio Casagrande.

Attraverso la RAI, il teatro di Eduardo De Filippo entrò nelle case degli italiani e le sue commedie sono oggi integralmente disponibili su RAI Play.

Le Inchieste della RAI

Il 4 novembre 1961, nasce il secondo canale televisivo nazionale e la programmazione della RAI diventa sempre più variegata. Sono questi gli anni in cui non pochi giornalisti, assunti dalla televisione, realizzano dei prodotti audio – video, definiti Inchieste.

Ugo Zatterin è uno dei principali autori. Entrato in RAI nel 1961, ci lavorò fino alla fine degli anni Ottanta, diventando il principale conduttore delle famose tribune politiche.

Nei primi sui anni in RAI, Zatterin realizzò non poche inchieste, come L’industria dei calciatori, Viaggio nell’Italia che cambia, Salute sotto inchiesta e La donna che lavora. Quest’ultimo titolo è particolarmente interessante, un’opera che oggi potrebbe essere definita come una docu – serie. La donna che lavora (disponibile su Rai Play) è un viaggio lungo lo stivale che descrive la condizione della donna nell’Italia degli anni Sessanta.

Le protagoniste sono appunto le donne che raccontano il loro rapporto con il lavoro e la famiglia. Un ritratto dove emerge un innegabile differenza tra un nord che si avvia verso il progresso e un sud ancora ancorato vecchi modelli, estremamente radicati nel patriarcato.

Le inchieste televisive prodotte dalla RAI coinvolsero anche cineasti che avevano interesse squisitamente etnografici. È l’esempio di Luigi Di Gianni, autore di Nascita e morte nel meridione (disponibile su RAI Play).

Ci furono, però, anche casi in cui a realizzare questo tipo di opere documentaristiche erano registi che poi si sarebbero dedicati al cinema di finzione, come Luigi Comencini che realizzò per la RAI, l’inchiesta intitolata, I bambini e noi.

Questo genere prodotto dalla RAI non ebbe il successo dei teleromanzi, ma rappresenta un’esperienza con grande valore artistico, scientifico e storico.

Zatterin, Di Gianni, Comincini e tanti altri, come Vittorio De Seta con Diario di un maestro (disponibile su RAI Play), realizzarono opere che hanno gettato le basi per il documentario italiano, conciliando il registro artistico, con una finalità rivolta all’attività scientifica dell’etnografia che, proprio in quel periodo storico, iniziava a utilizzare la registrazione audio – video per le proprie ricerche.

La diretta dei grandi eventi storici

La RAI, inoltre, con questi documentari, proseguiva la sua opera pedagogica, dando la possibilità agli italiani di conoscere aspetti del loro Paese che ignoravano. Attraverso il piccolo schermo si poteva viaggiare lungo la penisola, in un periodo storico in cui i viaggi, anche di breve durata, erano piuttosto rari.

Nei suoi settant’anni di storia, la RAI è stata artefice dell’unificazione linguistica del Paese, ma soprattutto ha assunto il ruolo di mediatrice tra Istituzione e cittadini. Con le sue trasmissioni ha mostrato i grandi eventi storici nazionali e internazionali e come questi venivano accolti dalla classe politica che, indubbiamente, ha sempre determinato la linea editoriale della Televisione di Stato, nel bene e nel male.

Con la Televisione è stato possibile raccontare, con il potere delle immagini in movimento, i grandi avvenimenti in diretta, La RAI ha mostrato il mondo che cambiava velocemente e per decenni è stata la principale fonte di notizie. I telegiornali della RAI, per decenni, hanno scandito la quotidianità. Un altro appuntamento rituale e sacrale che, oggi, ritroviamo in forma molto più ridotta, con la possibilità di attingere all’attualità attraverso altre modalità.

Negli anni passati, invece, la RAI aveva il monopolio nel mostrare in diretta i grandi eventi. Il più importante e seguito fu lo sbarco sulla luna, raccontato con una diretta di 25 ore. La trasmissione, ospitata nello Studio Tre di via Teulada di Roma, fu condotta da Tito Stagno, Andrea Barbato e Piero Forcella.

Di pari importanza furono le Olimpiadi di Roma del 1960. I Giochi della XVII Olimpiadi furono i primi ad essere seguite dalle televisioni di tutto il mondo, diventando il primo evento mediatico. La RAI, per l’occasione, realizzò 110 ore complessive di diretta.

La Televisione e il cinema

Nella nascita della Televisione molti prevedevano la morte del cinema. Ciò era avvenuto anche per la radio, considerata la morte del teatro. Ovviamente, nessuno è morto, piuttosto si è avviato, e non ancora concluso, un continuo dialogo tra i vari media in campo. Così facendo il linguaggio cinematografico e quello televisivo si rinnovano continuamente, con continui scambi e la serialità televisiva è un frutto di questo processo. Come dimostra il successo ottenuto da La Storia, una delle ultime serie prodotte dalla RAI, diretta da Francesca Archibugi e tratta dall’omonima opera di Elsa Morante.

La televisione, dunque, non ha ucciso il cinema e spesso la RAI ha riproposto i successi delle sale cinematografiche, come eventi televisivi. Grande successo ottenne la messa in onda di Agente 007, licenza di uccidere, con circa 13 milioni di spettatori. Poi Il tempo delle mele 2, con 14 milioni di spettatori e La vita è bella, con ben 16 milioni di telespettatori.

La RAI, nel corso della sua storia, non si è limitata a riproporre le opere della settima arte sul piccolo schermo, ma ha prodotto o con – prodotto delle pellicole destinate principalmente alla sala. Oggi ciò è una realtà consolidata con l’esistenza di RAI Cinema, una società per azioni nata nel 1998, che ha ottenuto non pochi riconoscimenti.

I successi di RAI Cinema sono davvero tanti, come Gomorra di Matteo Garrone, premiato al Festival di Cannes 2008; Terraferma di Emanuele Crialese, Premio Speciale della Giuria al Festival di Venezia 2011, Cesare deve morire dei Fratelli Taviani, Orso d’Oro al Festival di Berlino 2012; Le meraviglie di Alice Rohrwacher, Grand Prix al Festival di Cannes 214. La lista potrebbe proseguire ancora per molto e sicuramente negli ultimi decenni la storia del cinema italiano sarebbe stata diversa, senza il diretto intervento di RAI Cinema.

Il trionfo di RAI Cinema

Un anno significativo per l’azienda di Viale Mazzini, per quanto riguarda il settore cinematografico, è stato senza dubbio il 2021. Nell’Edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, RAI Cinema ottiene il Premio Speciale della Giuria, con Il buco di Michelangelo Frammartino. Un discreto successo anche per gli altri film, prodotti dalla RAI, presenti alla biennale di quell’anno: Qui rido io di Mario Martone e Freaks Out di Gabriele Mainetti.

La produzione di RAI Cinema continua ancora oggi e negli ultimi mesi è presente nelle sale cinematografie con i sui film, Ferrari di Michael Mann e Succede nelle migliori famiglie di Alessandro Siani. La RAI è co-produttore di Pare Parecchio Parigi, ultimo film di Leonardo Pieraccioni, Finalmente l’alba di Saverio Costanzo e Un altro ferragosto di Paolo Virzì che arriverà nelle sale il prossimo 7 marzo.

Ermanno Olmi, I Fratelli Taviani e Federico Fellini

L’interesse della RAI per il cinema non è una novità del presente. RAI Cinema ancora non c’era, ma la Televisione di Stato ha prodotto grandi film anche in passato.

Il suo primo grande successo internazionale è probabilmente L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, premiato nel 1978 con La Palma d’Oro al Festival di Cannes. Olmi collaborò con la RAI anche in altre occasioni, come il suo ultimo film, Torneranno i prati, co-prodotto, nel 2014, da RAI Cinema.

La RAI, precisamente con la seconda rete nazionale, interviene direttamente nella produzione di alcuni film di Paolo e Vittorio Taviani, come Padre padrone, concepito inizialmente come sceneggiato televisivo. Il film, ispirato al romanzo di Gavino Ledda, vene presentato al Festival di Cannes, dove si aggiudicò la Palma d’Oro.

Un altro film, prodotto dalla RAI e diretto dai fratelli Taviani è stato Il sole anche di notte, presentato fuori concorso al Festival di Cannes. Un film straordinario, così lo definisce Vincenzo Mollica:

“Ha il coraggio delle idee, il coraggio di proporre, in maniera poetica, gli interrogativi dell’umanità”.

Federico Fellini è l’altro grande regista che, nel corso della sua carriera ha incontrato la RAI. In realtà, il maestro del cinema italiano, nonostante spesso nei suoi film abbia preso di mira la televisione, come avviene in Intervista e La voce della luna, ha lavorato direttamente per il piccolo schermo, realizzando diversi spot pubblicitari.

Per la RAI, realizzò I clowns, uno dei primi esempi di mockumentary in Italia, ovviamente alla Fellini. Il film venne presentato alla Mostra di Venezia, per poi essere messo in onda nel 1970 da RAI 1.

Cristo si è fermato a Eboli di Francesco Rosi è un altro esempio di produzione cinematografiche della RAI. Il film, presentato fuori concorso al Festival di Cannes, è composto da due versioni. La prima, della durata di 150 minuti, distribuita nelle sale; una seconda, molto più lunga, andata in onda sulla RAI.

Tulio Kezich

L’interesse e il diretto sostegno della RAI al cinema italiano è stato possibile grazie al lavoro e al talento di tante figure, ma ad emergere è senza dubbio il nome di Tulio Kezich, critico, attore, sceneggiatore e produttore; insomma, un uomo che conosceva il cinema nelle sue infinite sfaccettature. Nel 1961, Tulio Kezich, insieme a Ermanno Olmi, Alberto Soffientini e Filippo Meda, fonda la casa di produzione, 22dicembre. Il primo film prodotto è Una storia milanese di Eriprando Visconti, nipote di Luchino. Seguiranno, poi, I fidanzati di Ermanno Olmi e I basilischi, il primo film di Lina Wertmuller.

Dopo questa esperienza, arriva a Roma, iniziando a lavorare con la RAI, con la produzione di Strategia del ragno di Bernardo Bertolucci. Il film venne presentato nel 1970 al Festival di Venezia, per poi essere messo in onda, dopo poco, su RAI 1.

La RAI racconta il cinema

Il rapporto tra la RAI e il cinema, non solo italiano, non può esaurirsi semplicemente, nell’intervento della Televisione di Stato nella produzione di opere cinematografiche. La RAI. già nei suoi primi anni, ha dato tanto spazio al cinema, riempendo i suoi palinsesti con ricchi approfondimenti sui nuovi film in sala e nella cronistoria dei festival in corso, con un occhio di riguardo alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Il primo cronista di cinema e dello spettacolo in generale è stato probabilmente Lello Bersani. Fu tra i primi a intervistare Sofia Loren, vincitrice del Premio Oscar per La ciociara. Un’altra figura importante per la cronaca cinematografica è stata quella di Carlo Mazzarella che per anni ha lavorato con RAI 2. Celebri le sue interviste ad Anna Magnani, Walt Disney, Alfred Hitchcock e Pier Paolo Pasolini.

Poi ci sono stati Lietta Tornabuoni, Gian Luigi Rondi, Claudio Giorgio Fava e Claudio Masenza. La RAI continua a raccontare il cinema in televisione e lo fa con ironia e professionalità ancora oggi. Basti pensare all’attività di Vincenzo Mollica e Gigi Marzullo, da anni ormai alla conduzione di Cinematografo. Non può essere dimenticata, ovviamente, la trasmissione di Enrico Ghezzi, Fuori orario. Cose (mai) viste, andata in onda dal 1988 su RAI 3.

La RAI ieri, oggi e domani

La RAI ha festeggiato il suo settantesimo compleanno in un’Italia radicalmente mutata dal 1954, l’anno zero della Televisione italiana. Non sono pochi a ritenere che ormai il piccolo schermo non ha più fascino, la televisione è morta e la RAI è seguita solo da un determinato tipo di pubblico.

Senza dubbio la televisione, così come era non c’è più, ma non è morta si è semplicemente mutata, così come avvenuto, almeno in parte, per il teatro, la radio e il cinema. La nascita delle televisioni private, prima, e il proliferare delle piattaforme streaming e on demand, dopo, hanno dato un duro colpo alla RAI. Ma dopo un iniziale crisi, la Televisione di Stato ha saputo reagire, realizzando opere di grande spessore, capace di catturare il grande pubblico. Ultimo esempio Esterno Notte di Marco Bellocchio (disponibile su RAI Play).

La RAI è stata capace di reagire anche sul fronte streaming, arricchendo sempre di più i suoi archivi, con filmati di trasmissioni cult del passato, ma soprattutto aggiungendo nuovi titoli alla piattaforma di RAI Play, totalmente gratuita. Qui lo spettatore può fruire di un catalogo davvero ricco, diviso in film e serie. Novità nazionali ed internazionali e i classici di una volta.

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