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Bergamo Film Meeting

Bergamo Film Meeting 2024 – Gli omaggi a Iosseliani e Guitry

L'edizione 2024 del Bergamo Film Meeting dedica in anteprima italiana una personale completa al regista Otar Iosseliani, acuto osservatore dei comportamenti umani osteggiato dalla censura sovietica, e omaggia il cinema del prolifico e brillante Sacha Guitry.

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In programma dal 9 al 17 marzo, la 42a edizione di Bergamo Film Meeting celebra il regista e sceneggiatore georgiano naturalizzato francese Otar Iosseliani, recentemente scomparso. Attento osservatore dei comportamenti umani e lungamente osteggiato dalla censura sovietica, l’autore verrà omaggiato con una personale completa in anteprima italiana.

Inoltre, la sezione del Festival dedicata alle retrospettive storiche si completa con un omaggio al prolifico e brillante Sacha Guitry, attore, sceneggiatore, drammaturgo e regista. Una delle personalità più affascinanti e versatili del teatro e del cinema francese del Novecento.

Bergamo Film Meeting: la personale dedicata a Iosseliani

Otar Davidovič Iosseliani (Tbilisi, 1934 – Tbilisi 2023) si è sempre distinto per la sua innata passione per la musica e le scienze. La sua opera è improntata a strutture analoghe alla sinfonia o alla sonata e a una continua ricerca di precisione formale spinta all’estremo e mai fine a sé stessa. Gli stessi rapporti tra personaggi sono segnati da confronti tra vuoti e pieni, silenzio e suoni, come in una partitura musicale.

Iosseliani è stato anche un raffinato documentarista. Ne sono esempio Ghisa (1964), Antichi canti georgiani (1968); Euzkadi été 1982 (1982); Un petit monastère en Toscane (1988), e il monumentale documentario di quasi quattro ore Seule, Géorgie del 1993 che ripercorre 2000 anni di storia turbolenta della Georgia attraverso filmati d’archivio e estratti da film.

Le opere

Negli anni ’50 si trasferisce a Mosca dove si iscrive alla facoltà di Matematica per poi abbandonarla e frequentare la celebre scuola di cinema VGIK, dove studia sotto la guida di grandi maestri come Aleksandr Dovženko e Mikhail Romm. I suoi primi lungometraggi, La caduta delle foglie (1966), C’era una volta un merlo canterino (1971) e Pastorale (1976) causano diversi problemi con la censura sovietica. Questi si aggravano al punto da costringerlo a cercare finanziamenti in Francia, dove gira alcuni film. Infine, si stabilisce a Parigi, dove inizia una nuova fase creativa. I favoriti della luna (1984) e Un incendio visto da lontano (1989) vincono il Premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia. I suoi lavori qui esplorano la condizione umana, la libertà individuale e le dinamiche sociali, con una sottile ironia e una prospettiva critica nei confronti del mondo. Egli descrive i propri film come semplici, onesti e testardi, “ottimisti senza dimenticare che tutto finirà male”. Costituiscono un corpus di opere stranamente poetiche, delicatamente burlesche e ironiche, che si ispirano a René Clair, Buster Keaton e Jacques Tati.

Nel 1991 realizza Caccia alle farfalle, mentre nel 1995 gira Briganti, briganti, con il quale ottiene per la terza volta il Gran premio speciale della giuria a Venezia. Seguono poi Addio terraferma (1998), storia di un marabutto (trampoliere africano) che si intrufola nei ricevimenti chic. Lunedì mattina (2001) vince l’Orso d’argento per la regia al Festival di Berlino, e viene seguito da Giardini in autunno (2005). Ritorna sul grande schermo cinque anni dopo con Chantrapas (2009), che narra le avventure di un regista georgiano trasferitosi in Francia per sfuggire alla censura del suo Paese, ma viene sottoposto a un’altra forma di censura, quella economica. Nel 2014 gira l’ultimo film, Chant d’hiver, sull’assurdità delle rivoluzioni e sulle loro conseguenze paradossali.

L’omaggio a Sacha Guitry

Sacha Guitry (San Pietroburgo 1985 – Parigi 1957), figlio del celebre attore Lucien Guitry, sin da giovanissimo frequenta l’ambiente teatrale di quegli anni. Dopo del tempo trascorso a San Pietroburgo, la famiglia si trasferisce a Parigi nel 1891. Qui, Sacha entra in collegio, ma dimostra scarsa inclinazione per gli studi. Si dedica invece al teatro, scrivendo pièce e recitando commedie al Théâtre de la Renaissance, diretto dal padre, ma per forti contrasti personali se ne allontana per parecchi anni. A soli diciassette anni scrive e interpreta La Page e tre anni dopo si fa conoscere al grande pubblico con il successo di Nono. I suoi modi di aristocratico sprezzante e sarcastico, il suo eloquio brillante, lo trasformano in un personaggio di spicco della vita parigina del tempo. Maestro nel genere del vaudeville, sforna pièce a ripetizione, portando sul palcoscenico gli echi della sua vita privata.

Nel 1915 affronta per la prima volta il cinema con Ceux de chez nous, una collezione di ritratti di grandi artisti francesi dell’epoca, con l’intento di dimostrare, in piena Prima guerra mondiale, la superiorità artistica della Francia sui suoi nemici. Abbandona il cinema fino al 1934, quando ormai il cinema sonoro si è affermato. Realizza Bonne chance! (1935), una commedia leggera e scintillante che racconta il viaggio di un uomo e una donna dopo una vincita alla lotteria, con la promessa di una relazione platonica. Pur costruito come un’opera teatrale, il film è già pienamente rappresentativo della maniera cinematografica di Guitry, caratterizzata dalla presenza di un attore-istrione dalla verve inesauribile, battute a raffica, ma anche da un senso di leggero cinismo e delicata amarezza.

Controversie

Fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale gira numerose commedie interpretate in coppia con la moglie Jacqueline Delubac, diventando un maestro del cinema di intrattenimento e un innovatore del linguaggio cinematografico. Ne Il romanzo di un baro (1936), tratto dal suo unico e omonimo romanzo del 1934, il racconto si dipana attraverso l’uso predominante delle immagini, alle quali si accompagna la sua voce fuori campo. In piena guerra, mentre la Francia è occupata dai tedeschi, Guitry raggiunge l’apice della fama, continuando a creare senza sosta e a vivere nell’agiatezza, che gli genera un certo malcontento. Infatti, alla Liberazione è tra i primi nelle liste di epurazione. Sospettato di collaborazionismo passa sessanta giorni in prigione, poi riabilitato per essersi speso nell’aiutare le persone a sfuggire alle persecuzioni. Torna nel 1947: tra i suoi ultimi lavori, dalla forte ironia e amarezza devastante, va ricordato in particolare Ho ucciso mia moglie (1951).

Sacha Guitry muore il 24 luglio 1957. Il suo feretro è sepolto nella tomba di famiglia al cimitero di Montmartre, dove si trova anche François Truffaut, suo grande ammiratore.

Le opere in proiezione al Bergamo Film Meeting

I film della personale dedicata a Iosseliani sono i seguenti:

Akvarel (Urss, 1958, 10’);

Sapovnela (Urss, 1959, 20’);

Aprili (Urss, 1961, 50’);

Ghisa (Urss, 1964, 20’);

La caduta delle foglie (Urss, 1966, 100’);

Antichi canti georgiani (Urss, 1968, 20’);

C’era una volta un merlo canterino (Urss, 1971, 85’);

Pastorale (Urss, 1976, 95’);

Euzkadi été 1982 (Francia, 1982, 55’);

Sept pièces pour cinéma noir et blanc (Francia, 1982, 25’);

I favoriti della luna (Francia, 1984, 101’);

Un petit monastère en Toscane (Francia, 1988, 54’);

Un incendio visto da lontano (Francia, Germania, Italia, 1989, 103’);

Caccia alle farfalle (Francia, Italia, Germania, 1991, 115’);

Briganti, briganti (Francia, Svizzera, Russia, Italia, 1995, 129’);

Addio terraferma (Francia, Svizzera, Italia, 1998, 117’);

Lunedì mattina (Francia, Italia, 2001, 122’);

Giardini in autunno (Francia, 2005, 117’);

Chantrapas (Francia, Georgia, Ucraina, 2009, 122’);

Chant d’hiver (Francia, 2014, 117’)

Le proiezioni selezionate per l’omaggio a Guitry prevedono, invece, i seguenti titoli:

Ceux de chez nous (Francia, 1915, 22’);

Bonne chance! (Francia, 1935, 78’):

Faisons un rêve… (Francia, 1936, 86’);

Le Mot de Cambronne (Francia, 1936, 44’);

Il romanzo di un baro/Le roman d’un tricheur (Francia, 1936, 81’);

Mio padre aveva ragione (Francia, 1936, 94’);

Erano nove celibi (Francia, 1939, 132’);

Donne-moi tes yeux (Francia, 1943, 101’);

Il diavolo zoppo (Francia, 1948, 130’);

Le comédien (Francia, 1948, 96’);

Deburau (Francia, 1950, 93’);

Ho ucciso mia moglie (Francia, 1951, 85’);

La vita di un onest’uomo (Francia, 1952, 85’)

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