In Sala
‘Il punto di rugiada’: Marco Risi e la sua tenera malinconia
Lo scambio tra due generazioni, così lontane così vicine
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1 anno agoon
Le riprese dell’ultimo film di Marco Risi, Il punto di rugiada, sono terminate due anni fa, ma il film, dopo la proiezione fuori concorso al Torino Film Festival del 2023, esce solo ora in sala. Gli auguriamo il successo che merita, per la scelta e la realizzazione del soggetto, l’interpretazione degli attori, l’impegno e la leggerezza che lo caratterizzano.
Erano circa tredici anni che pensavo a questo film sui vecchi. Iniziano così le dichiarazioni del regista su Il punto di rugiada. Marco Risi definisce gli anziani vecchi, ora che anche lui si sente vicino allo stesso periodo esistenziale, perché qui non importa tanto la parola, quanto l’approccio nei confronti dell’ultima stagione della vita. E il suo è di una tenerezza, di una malinconia struggenti.
Produttori: Domenico Procacci e Laura Paolucci. Produzione: Fandango, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura e i sostegno della Regione Lazio. Distribuzione: Fandango.
Il punto di rugiada La trama
Carlo e Manuel sono due giovani, finiti in una casa di riposo, per lavori socialmente utili, che nel corso della narrazione diventano fonte di consapevolezza e cambiamento. Carlo (Alessandro Fella) ha provocato un incidente da ubriaco e la ragazza che era con lui è rimasta sfigurata. Manuel (Roberto Gudese) invece è uno spacciatore. Un bel profilo da ceffoni, gli dice, per niente cordiale, il direttore.
Arrivano insieme a Villa Bianca, una residenza privilegiata per anziani benestanti. Tra loro, Carlo e Manuel si stabiliranno buone relazioni che sfoceranno nell’affetto.
Il punto di rugiada. Foto ufficiale del film
Il punto di rugiada I personaggi e la loro età
Lo sperdimento della mente di Federico (Luigi Diberti), le fughe di Livia (Elena Cotta), la mancata rassegnazione di Dino (Massimo de Francovich), la difficoltà di Pietro (Eros Pagni) nel pareggiare i conti con il passato. Ognuno trova la propria modalità per continuare a stare al mondo, quando corpo e mente tradiscono; quando agli occhi di se stessi e degli altri, si è, appunto, vecchi.
Una volta era impensabile mettere al centro del racconto lo spettacolo poco glamour degli anziani. Con la vita che si è allungata però (e la vecchiaia che ne occupa buona parte) non è stato più possibile ignorarlo.
Alcuni esempi: i film drammatici Amour di Haneke (2012), Nebraska di Payne (2013), Youth-La giovinezza di Sorrentino, The Father (2020) di Zeller. I più leggeri Pranzo di Ferragosto di Di Gregorio (2008) a E se vivessimo tutti insieme di Roberlin (2011). E le serie tv, Il metodo Kominsky e Grace and Franckie.
Nella bella intervista rilasciata a Davide Magnisi per Taxidrivers, Marco Risi accenna a Quartet di Dustin Hoffman, ambientato in una casa di riposo per cantanti lirici inglesi. Qui le relazioni si consumano all’interno del gruppo: rivalità, antichi dissapori, nuove alleanze.
Lo scambio tra le generazioni
Ne Il punto di rugiada invece succede anche tra le due generazioni così lontane: tra chi vive rinchiuso, costretto dall’età, e i giovani obbligati dalla situazione. Come in Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni, piano piano l’avvicinamento sarà carico di rispetto, curiosità, attenzioni.
Manuel, un po’ sbruffone, legge pazientemente il giornale al gruppo nella sala comune, sfruttando le sue doti teatrali: cambia le notizie, le addolcisce, le drammatizza, le inventa di sana pianta. E troverà poi nella poesia di Federico un interesse per lui del tutto inedito.
Il punto di rugiada. Foto ufficiale del film
Carlo stabilisce una relazione profonda con Dino, tra gli ospiti di Villa Bianca il più solitario, il più scorbutico, ma anche il più lucido e affascinante. Commuove sapere che alcuni oggetti del personaggio interpretato da Massimo de Francovich appartenevano a Dino Risi: il bastone, la penna stilografica, l’album dei ritagli fotografici in camera. E persino la stanza è uguale a quella di Risi padre. Il figlio l’ha voluta così a riprova di quanto questo film sia anche un omaggio sentito a lui.
Ma è soprattutto l’incontro tra i due registi. Un lavoro maturo, perché quando si è avanti negli anni si sente di più il bisogno di confrontarsi profondamente con i propri genitori. Cogliere le somiglianze. Viverle. Non è un caso che Dino Risi abbia pensato, prima di Marco, a un film sulla morte di Ivan Il’ič. Anche lui avrebbe voluto fare un film sui vecchi e aveva scelto un soggetto letterario decisamente non di poco conto.
Il punto di rugiada. Foto ufficiale del film
Il ritmo della narrazione
All’inizio, Carlo e Manuel arrivano a Villa Bianca, ma continuano a bere e a farsi gli spinelli nel loro tempo libero. Poi qualcosa cambia e il ritmo accelera piacevolmente. Dobbiamo prima conoscere i personaggi, avere un po’ di dimestichezza con loro per lasciarci andare nelle due scene più belle di tutto il film. Che arrivano al momento giusto e liberano tutta l’emozione fin lì trattenuta.
Facciamo davvero fatica a non raccontarle. Diciamo soltanto che nella prima c’è una canzone degli anni Sessanta, cantata con un senso di gioia davvero terapeutico e la seconda ha a che fare con la neve. Tutte e due le volte, si avverte il contatto con la parte bambina del Sé, che è più intimo, nella senilità, e più profondo. È il puer aeternus che chiede di essere ascoltato e sprigiona poi tutta la sua giocosità.
Il titolo poetico e altamente simbolico
“Il punto di rugiada è un momento di cambio di temperatura quando si raggiunge una certa gradazione (e questo può portare meteorologicamente anche a una nevicata: infatti c’è una scena del genere nel film, molto forte e molto bella). Però è anche un passaggio dal prima al dopo, cioè, se vogliamo intenderlo così, è come se si fosse superato un certo limite e, dopo, sei vecchio”.
Il punto di rugiada inteso anche come l’attimo che precede un grande cambiamento e nel film di Marco Risi ogni personaggio vive la propria svolta. Giovani e anziani, tutti coinvolti in un percorso di consapevolezza personale, reso possibile anche attraverso il gruppo, anzi grazie al gruppo che fa da cassa di risonanza, da rispecchiamento, da amplificatore. In questa storia intrisa di benevolenza e nostalgia. In questa ricerca molto personale (ma ben condivisa) del tempo perduto.
Il punto di rugiada. Foto ufficiale del film
“Non mi vergogno a dire che è un film nostalgico. C’è nostalgia nei vecchi per gli anni passati e anche in noi (o forse dovrei dire, in me), per quel periodo meraviglioso. Lo si avvertirà in quello che dicono e vivono, nelle loro facce, nei loro movimenti. Molto del merito di tutto questo va dato a Leandro Piccioni, che ha composto la colonna sonora e al quale il film è dedicato, insieme a Gino Zamprioli, il capo truccatore. Ci hanno lasciati entrambi qualche mese dopo la fine delle riprese”.
Un pensiero per loro, per gli anziani che non ci sono più, per quelli che ci hanno lasciato durante il Covid (a cui Marco Risi dedica i titoli di coda) e per i vecchi che ancora resistono.