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‘A letto con Michel Gondry’, l’anomalo documentario dedicato al regista francese

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Disponibile su IWONDERFULL, la piattaforma streaming di I Wonder Pictures, e su IWONDERFULL Prime Video Channel, A letto con Michel Gondry è il secondo film di François Nemeta dedicato al regista. Un documentario che arriva dopo Michel Gondry, Do It Yourself (anch’esso disponibile sulla piattaforma) ma da cui si distingue per il suo formato anomalo, per un approccio decisamente libero e anarchico alla materia trattata. Quasi fosse lo specchio, nella forma di un curioso home movie, del disordine emotivo, creativo ma ancora vitalissimo del suo protagonista.

Diario notturno

Un uomo si gira e rigira nel suo letto. Si alza inebetito. Va in cucina a saccheggiare la dispensa. Poi torna a coricarsi, restando in un perenne stato di dormiveglia. L’uomo in questione è Michel Gondry, deciso a mettersi a nudo una volta e per tutte davanti all’obiettivo del suo amico e assistente François Nemeta. È così che prende forma un viaggio che, attraverso il disturbo del sonno, ridefinisce la parabola artistica del regista di Se mi lasci ti cancello e del recente Il libro delle soluzioni, tentando di guardare attraverso i suoi stessi occhi un universo immaginifico dalla carica espressiva unica.

Sogno e insonnia

È proprio da qui, dalla tensione tra sogno e insonnia, che nasce tutto il cinema di Michel Gondry. Dalla confusione percettiva, cioè, che la mancanza di sonno comporta. Uno sguardo allucinato destinato a dare vita a luoghi quasi sempre liminari, terre di mezzo dove realtà e mondo onirico paiono coesistere e contaminarsi a vicenda. Una condanna, questa, che per il regista francese è quindi anche una benedizione. L’unico vero modo per accedere in maniera autentica alla propria creatività.

È con questo tragicomico spirito di accettazione (non privo di un certo compiacimento) che il regista si abbandona così a una narrazione di sé senza filtri, mettendo il proprio corpo sofferente e insonne al servizio del film di Nemeta e dando vita, tra rievocazioni e confessioni, a un documentario sui generis che, quasi nella forma di un videodiario notturno e allucinato, si confonde irrimediabilmente con il suo oggetto di studio.

Un disordine vitale

A partire dai titoli di testa, realizzati da Gondry animando, a passo uno, figure di carta disegnate e ritagliate da lui stesso, A letto con Michel Gondry sembrerebbe infatti quasi una co-regia. Un film dove il regista mette in scena letteralmente se stesso, raccontando la genesi dei suoi mondi (i sogni dell’infanzia che confluiscono nei primi videoclip, fino a esplodere in film come L’arte del sogno), confessando le sue maggiori ispirazioni (il cinema d’animazione del russo Jurij Norŝtejn, il jazz di Duke Ellington, le canzoni di Serge Gainsbourg) e dialogando con amici e colleghi (il regista Alain Chabat, l’attrice Charlotte Gainsbourg, l’astrofisico buddista Trinh Xuan Thuan, il figlio Paul).

Il risultato è così un documentario anomalo, tra immagini di repertorio e re-enactment, tra una sequenza di Strade perdute di David Lynch e un omaggio a Dillinger è morto di Marco Ferreri. Un’accozzaglia di riferimenti eterogenei che riflette perfettamente la natura caotica, quasi di bricolage, del progetto. Quel disordine cronico eppure vitalissimo che lo stesso regista pare perseguire con costanza e rassegnazione.

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