Un omaccione di mezza età vestito di nero aspetta il suo turno prima di varcare la soglia dello studio della sua psichiatra. Fissa la piccola statua che è davanti a lui. Sembra sudare freddo ma non lo mostra, di certo è disorientato. Dalla stanchezza del suo potere, dalle sue responsabilità e dall’ansia di non potercela fare. Questo ritratto inedito e introduttivo di un potente boss mafioso del New Jersey appare sugli schermi della HBO il 10 gennaio 1999.
Abbastanza lontano dal prototipo del villain classico, l’assoluto protagonista de I Soprano, Tony, inquadra fin da subito il ritratto insolito di un criminale. Autolesionista e bisognoso di attenzioni. Inaugurando l’inizio della rivoluzione delle tv via cavo americane.
L’antieroe complesso – I Soprano
La storia di Tony e della sua famiglia non è solo quella dello stereotipo criminale dell’italo-americano. Ma è soprattutto il mutamento di una narrazione, e di un modo di fare televisione. Lo studioso Jason Mittell chiama tale trasformazione all’interno della serialità con il termine televisione complessa. Un’alternativa evidente alle sitcom e alle procedure che dominavano la serialità di quel periodo. Ben presto I Soprano dimostrarono che una nuova tv era possibile, applicando anche al campo televisivo ciò che per il cinema fu la New Hollywood. E non è un caso che per tutte le sei stagioni della serie creata da David Chase, il paragone più evidente viene fatto con due nomi: Francis Ford Coppola e Martin Scorsese. Perché la famiglia di Tony Soprano, i cugini, i rapporti intensificatori di affari e parentela, seguono fin da subito i prototipi coppoliani e scorsesiani.
La più grande opera della cultura pop americana dell’ultimo quarto di secolo
Il personaggio di Gandolfini ha l’irruenza criminosa del gangster movie di Goodfellas, e tutto l’ecosistema valoriale de Il Padrino ( famiglia, onore, radici, rispetto, vendetta). Ma da questo costrutto gemellato col cinema dell’America New Wawe, nasce un nuovo concetto che accompagna la figura del villain. Quello della sua empatia diretta a una sola persona: lo spettatore. La sigla di Woke Up This Morning della band britannica Alabama è significativa in tal senso. Su queste note Tony Soprano girovaga in macchina perso per la città. Cercando di raccogliere il senso della sua esistenza.
I vari montaggi alternati che per quasi tutta la serie divideranno il boss dall’uomo nelle sedute con la psicologa, la dottoressa Jennifer Melfi, aumenteranno sempre di più la distanza tra l’eroe e il suo anti. Perché Tony è un capo mafia che si fida di tutti all’inizio del suo percorso, finendo col non fidarsi di se stesso e a divenire, nel farsi terra bruciata attorno, l’uomo solo al comando. Saldo sul proprio trono di carta senza eredi, e viaggiando su un doppio registro del cattivo classico e di quello moderno : capace dell’ortodossia più estrem,a della liturgia mafiosa riguardo ai tabù (droghe e omosessualità), ma fragile nella cura della propria psicologia.
La dissociazione di Tony – I Soprano
Nel processo di umanizzazione del boss, I Soprono ha irrimediabilmente puntato su una non responsabilità perpetua delle colpe di Gandolfini. Non se le assume mai quando potrebbe, definendo un’anomalia del cattivo classico. Gli attacchi di panico di Tony e la fuga delle anatre, plasmano meglio un personaggio innovativo, e a doppio filo legato con la complex tv di Mittell. E diversissimo dai canoni mafiosi del Corleone di Coppola. Perché il personaggio di Gandolfini, per non farsi annientare, agisce eliminando a volte con le proprie mani i propri ostacoli. Ma nel suo agire la forza appare sempre più come una reazione al mal di vivere. La personalità di Tony è una figura divisa dai dilemmi morali, incapaci di essere risolti.
Una figura che nel corso delle stagioni è dispiaciuta per la morte di Tracee, ma non tentenna un attimo nel soffocare l’amato/odiato nipote Christopher. In perfetta linea con il profilo di Tony. Non riuscendo a resistere alla violenza del suo mondo, prendendoci gusto e cercando di rigettarla nello stesso tempo. Ostaggio del suo universo mafioso di cui deve proteggere gli affari, finendo nella spirale di un buio esistenziale che lo accompagnerà fino alla fine, proprio per quella famiglia che vuole difendere e nei confronti della quale si trova a disagio e paradossalmente in soggezione. Con Tony Soprano quindi il mafioso diventa un amico per chi è a casa, delicato nella propria semplicità, estendendo il monomito di Francis Ford Coppola non al traguardo del potere ma alla salvezza da questo.
Complex narrative
Il termine mittelliano di Complex Tv non fa riferimento solo alla complessità del personaggio mediocre, buffo e a disagio di Tony Soprano, ma in particolar modo a una struttura della narrazione complessa e stratificata che rivoluzionerà per sempre la serialità, applicando un metodo ancora oggi in vigore. Nella Tv degli ultimi quindici anni abbiamo visto molto spesso una narrazione regolare che diventa frammentaria con episodi stand-alone o con dei mini film dedicati a personaggi che magari non sono i protagonisti, ma trattano un aspetto di quel tale interprete su cui prima di allora si sapeva poco. Si possono citare diversi casi.
Dall’erede della serie di Chase, Breaking Bad, a The Last of Us fino alla comedy del momento The Bear. Dinamiche narrative innovative per i tempi e usate a tutt’oggi, stilemi della nascita di una tv complessa iniziata con Oz, sempre in quota HBO, e perfezionata con I Sopranos. Il piano orizzontale nella serialità di fine anni ’90 viene vivisezionato, scomposto, frammentato in un modello di storytelling non procedurale. Trame multiple che favoriscono l’ anthology plot e la loro funzione di essere dei veri lungometraggi all’interno della componente seriale. Del resto l’episodio Fly di Breaking Bad (3×10) o Long, Long Time di The Last of Us ( 1×03) sono figli diretti di College de I Soprano ( 1×05).
Made in America
In linea con lo straniamento narrativo degli esordi, I Soprano non potevano non finire con un coup de theatre. Si è molto discusso negli anni successivi alla conclusione della serie sulla scelta di Chase di far finire l’epopea italo-americana con un vuoto. Tony a cena con la famiglia alza lo sguardo verso la figlia. Stacco e nero. Non sapremo mai se quel pezzetto di frame che ci manca confermerà il percorso ansiogeno del protagonista verso una sfiducia che lo accompagnerà per tutta la vita. Un dilemma tra felicità e inevitabili conseguenze che graviteranno per sempre nello spettatore e su Tony Soprano.