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La maman et la putain finalmente in home video

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Vincitore del Grand Prix Speciale della giuria presso il Festival di Cannes del 1973, è finalmente disponibile in home video La maman et la putan. Un autentico cult maledetto riapparso nei cinema francesi nel 2022, dopo quasi cinquant’anni di assenza dovuta a diatribe legali. Prima di approdare anche nelle sale italiane nel Marzo dell’anno successivo, nella stessa versione rimasterizzata in 4K ripresentata proprio a Cannes. Versione restaurata da Les Films du Losange con il sostegno di CNC e la partecipazione di La Cinémathèque suisse e di Chanel. Con restauro dell’immagine a cura di L’Immagine ritrovata/Èclair Classics, supervisione di Jacques Besse e Boris Eustache, e del suono per mano di Léon Rousseau – L.E. Diapason. Versione che, appunto, è ora disponibile su supporto dvd – in lingua originale sottotitolata in italiano – targato Mustang Entertainment.

Un’edizione a doppio disco, in quanto stiamo parlando di un lungometraggio dalla durata fiume di circa tre ore e quaranta minuti.

Lungometraggio dunque diviso in due parti poste ciascuna su un supporto. Ed è in uno splendido bianco e nero che viene portato in scena il quotidiano vivere del giovane e pigro disoccupato francese Alexandre. Un giovane che, magnificamente interpretato da Jean-Pierre Léaud, trascorre le proprie giornate sorseggiando caffè a Saint-Germain-des-Prés. Mentre si fa mantenere dalla più matura Marie alias Bernadette Lafont, che ha una piccola boutique e con la quale intrattiene una relazione di tipo aperto. Fino al giorno in cui incontra la squattrinata infermiera Véronika, dal volto di Françoise Lebrun, che non manca di portare a letto. Innescando un pericoloso e complesso rapporto che oscilla tra la gelosia e la disperazione.

Rapporto destinato a rappresentare il fulcro di La maman et la putain, che fece a suo tempo da spartiacque nella storia della Settima arte internazionale. Un titolo entrato di recente al cinquantatreesimo posto della classifica TOP 100 dei film più belli di tutti i tempi di Sight and Sound. Un titolo che celebra il formato visivo e il linguaggio della Nouvelle Vague raccontando al meglio i fermenti della Parigi post-sessantottina. Aprendo, al contempo, un dibattito profondo nella società d’oltralpe sul ruolo della donna e sugli ideali politici e privati. Le donne, figure di cui viene anche detto che tradiscono i bravi mariti con gli scemi, forse perché ciò è un modo per affermarsi.

Man mano che vengono inoltre citati verbalmente fenomeni musicali e cinematografici del periodo di realizzazione della pellicola.

Da La classe operaia va in paradiso di Elio Petri a Jean-Paul Belmondo, passando per i Rolling stones e il maestro dell’Espressionismo tedesco F.W. Murnau. Tra abbondante uso di alcool, diverse scene di sesso (incluso un imprevisto con assorbente) e, soprattutto, dialoghi lunghi e serrati. Il tutto partendo da fatti autobiografici del regista stesso Jean Eustache, suicidatosi nel 1981 pochi mesi dopo un incidente che lo rese zoppo. Chissà se allora si sarebbe aspettato che, a cinquant’anni dalla sua uscita, La maman et la putain avrebbe ancora fatto parlare tanto di sé. Un’opera che, a quanto pare, non amava, ma che era di sicuro incredibilmente avanti grazie all’evidente sguardo anarchico sfoggiato. Uno sguardo mirato da un lato a lasciar emergere il fallimento della rivoluzione sessuale, dall’altro ad evidenziare la crisi di determinate filosofie borghesi. Filosofie contradditorie come i protagonisti stessi.

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