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Happy B. Diane Keaton: l’antidiva

Oggi nel compleanno della Keaton ripercorriamo la sua carriera. 'Il padrino', la musa di Woody Allen e quella di Warren Beatty. Le commedie degli anni ’90 e l’assestamento in quelli 2000. Una grande attrice che non ci ha creduto abbastanza

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Oggi 5 gennaio Diane Keaton compie 78 anni. Una meta importante per un’attrice che negli anni d’oro a cavallo tra i ’70 e gli ’80 aveva Hollywood in mano. Diventandone un’icona a tutto tondo. Capace di destreggiarsi tra commedia e dramma, il profilo della Keaton è quello di una diva senza esserlo, di un’attrice che ha preso quello che capitava così come indossava liberamente la prima cosa che trovava nel suo armadio (racconta lei). Ad uno sguardo attento ne esce un bilancio di un talento che non si è mai preso realmente sul serio, croce e delizia del suo percorso nel cinema.

Il sodalizio con Woody Allen – Diane Keaton

Nessuno può negare che quando si pensa a Woody Allen si pensa alla Keaton e quando si pensa a quest’ultima la si collega nell’immediato al cineasta newyorkese. Come scrive Allen nelle sue memorie A proposito di niente, quando entrava Diane Keaton nella stanza essa si illuminava di una luce potente. La stessa luce che abbagliò Allen da innamorarsene non solo cinematograficamente, ma anche sentimentalmente. Provaci ancora Sam, Il dormiglione, Amore e guerra, Annie Hall, Interiors , Manhattan, Radio Days, Misterioso omicidio a Manhattan. Ben otto film, molti dei quali, e non è un caso, ne rappresentano il periodo di massimo ascesa per Woody Allen.

Fermo restando la lettera d’amore del cineasta alla Keaton in Annie Hall, per il quale l’attrice vincerà l’Oscar, siamo dinnanzi a pellicole costruite sulla personalità della Musa. Allen/Keaton risulterà un caso interessante proprio nel rapporto regista/attrice. I loro film erano e sono tutt’ora simbiotici. Non sono scritti insieme ma sembrano esserlo visto la vitalità e centralità della Keaton in quasi tutti i film di Allen. E per ciascuno dei quali abbiamo una Diane diversa. Romantica sognatrice in Annie Hall, sprezzante e decisa in Manhattan, sorella depressa in Interiors e in cui dimostra delle eccezionali capacità drammatiche. Senza errore si può affermare che senza Diane Keaton la carriera di Woody Allen sarebbe stata molto diversa.

La moglie di Michael Corleone

Se da Allen in poi Diane Keaton verrà inquadrata per lo più come attrice di rom-com, l’inizio è nel dramma e con una delle più grandi trilogie della storia del cinema, Il padrino di Francis Ford Coppola. L’interpretazione di Kay Adams, prima ragazza e poi moglie di Michael Corleone, fu una scossa imminente alla sua carriera. Oltre che per la love story con Al Pacino, da subito la Keaton venne inquadrata nella sua versatilità. Lo si vedrà soprattutto nel secondo capitolo: una donna forte, determinata a proteggere i suoi figli dalla famiglia mafiosa dei Corleone e dall’onnipotenza di Michael. Il padrino – Parte II fa emergere meglio il dramma di una donna, madre e moglie, legata a doppio filo alla morte e all’immagine distante dalla donna di mafia, in un personaggio femminile deciso a rivendicare la propria libertà per se stessa e i suoi figli.

Warren Beatty e il post commedia alleniana

Un problema di cui Diane Keaton ha indubbiamente risentito è il legame col cinema di Woody Allen. Per molto tempo, ancora adesso, la Keaton è inquadrata come il personaggio classico dell’amore newyorkese. Un primo tentativo di svicolarsi da questo peso, la Keaton lo fece negli anni ’80, con un’altra storia d’amore e di cinema quella con Beatty. Nell’81 l’attore playboy interpreta e dirige il successo Reds, biopic sul giornalista americano John Reed, in cui la Keaton interpreta la moglie di quest’ultimo, l’attivista Louise Bryant. Il film fu un successo di pubblico e di critica con un Oscar a Warren Beatty per miglior regia e dando alla Keaton la sua seconda candidatura come migliore attrice. Gli anni ’80 infatti fanno uscire la Keaton dalla commedia di Allen in un profilo più drammatico. Da ricordare Fuga d’inverno con Mel Gibson e ad inizio anni ’90 l’ultimo capitolo de Il padrino.

Il problema di non osare

 A differenza delle sue colleghe come Meryl Streep, la carriera della Keaton da un certo momento sembra accomodarsi. Recuperando il prototipo di Annie Hall, perso il treno più d’autore degli anni ’80 e non riuscendo bene a capire come muoversi nei ’90, Diane vive di nuova linfa nel nuovo millennio. Grazie alla commedia Tutto può succedere al fianco di Jack Nicholson. Vincendo il Golden Globe come migliore attrice e ricevendo la sua quarta candidatura ai premi Oscar. Il film è una riflessione sull’amore e l’anzianità e la Keaton all’alba dei 57 anni si ritrova in una nuova carriera, ma impantanata in un genere. Quello dell’ex moglie o della vedova in preda a pulsioni amorose e carnali. Lo vediamo in una serie di commedie leggere, natalizie e più o meno riuscite, come Perché te lo dice mamma, Big Wedding con Robert De Niro e la “saga” fortunata di Book Club. Quindi mentre le sue colleghe preferivano far provini o proporsi per drammi papabili di candidature agli Oscar, la Keaton si specializza nella frivolezza di commedie riuscite a metà.

Nel giorno del suo compleanno, pensando all’antidiva Keaton che ha cambiato il modo di vestire nell’America degli anni ’70,  non si può non pensare alla carriera che poteva avere e quanto poco il suo talento ha racimolato negli ultimi decenni. Perché Diane Keaton non ha nulla di meno delle sue colleghe Mirren o Streep. E forse per noi rimarrà per sempre la dolce Annie con i suoi bizzarri capellini e il suo modo di vestire unisex. Uno stile iconico che continua a essere imitato.