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Conversation

‘Santocielo’ Conversazione con Francesco Amato

Santocielo è la conferma di un talento, quello di Francesco Amato, che fa della capacità di raccontare storie e caratteri il proprio punto di forza. Di Santocielo abbiamo parlato con il regista del film

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Con Santocielo Francesco Amato conferma un talento capace di trasformare il genere in un contenitore di racconti e fiabe pronto a sfidare la fantasia di una tradizione che si perde nella notte dei tempi. Di Santocielo abbiamo parlato con il regista del film.

Distribuito da Medusa FilmSantocielo è il nuovo film di Francesco Amato. Protagonisti della commedia sono Ficarra Picone, affiancati, tra i tanti, da due nomi femminili: Barbara RonchiMaria Chiara Giannetta.

Le fotografie inserite all’interno della conversazione sono state realizzate da Oriana Palermo.

Santocielo di Francesco Amato: il primo elemento

La decisione di aprire Santocielo con una articolata rappresentazione del paradiso ti permette due cose: la prima è quella di stabilire una coerenza interna segnando il limite entro il quale il film può tradire la realtà. Nel suo essere una favola contemporanea e pensando agli inizi di lungometraggi dello stesso genere, non ricordo una ricostruzione altrettanto accurata e approfondita.

Hai inteso bene le nostre intenzioni. Insieme a Ficarra e Picone ci siamo molto interrogati sul proposito di chiarire fin da subito un aspetto importante del film anche in termini di stile. Nella sequenza iniziale in cui vediamo una riproduzione del globo terrestre la dimensione delle esplosioni è chiaramente un’astrazione. Se pensi ai colori della terra ti viene in mente un cartoon.

In effetti la terra sembra una palla di pezza.

Sì, è vero. Seguendo il percorso di queste letterine, che poi scopriremo essere preghiere, arriviamo in un paradiso che non è costruito al computer ma è reale, essendo un modellino. Questo, per me, in termini di stile, ha un grande valore perché segnala come Santocielo sia un po’ vicino a una tradizione art house e al cinema fantasy del Novecento, dal secondo dopoguerra fino a tutti gli anni Ottanta, piuttosto che all’avanguardia digitale degli ultimi Harry Potter. Santocielo è un film artigianale sia dal punto di vista visivo, sia per i meccanismi della drammaturgia, anche se ovviamente per il percorso delle letterine ci siamo fatti aiutare dagli effetti del computer. Sostanzialmente, come hai detto tu, Santocielo è una favola in cui tutto ciò che si vede è fisico e civile perché poi il film racconterà di questioni legate ai diritti e a una visione allo stesso tempo reale e personale della società.

Il secondo elemento di Santocielo di Francesco Amato

L’altro aspetto sempre collegato alla messinscena della sequenza iniziale è la presenza di una paradiso che assomiglia al pantheon greco. Come gli Dei ellenici anche Dio, i Santi e gli angeli non sono esenti dai difetti degli esseri umani. La vicinanza tra umano e divino del paradiso è la stessa che ritroviamo sulla terra quando l’angelo interpretato da Valentino Picone si ritroverà a condividere le vicissitudini degli altri personaggi. In generale nella storia le differenze sono destinate ad assottigliarsi fino quasi a scomparire.

Sì, esattamente, la tua lettura è perfetta. Il riferimento più evidente è quello del mito greco in cui tutti i personaggi che ne fanno parte hanno degli aspetti molto umani nell’affrontare le relazioni con gli altri, nell’essere ambiziosi e narcisisti. Con ciò non vogliamo dire che per noi l’immagine del paradiso sia quella. Di certo lo immaginiamo diverso, ma noi facciamo commedia e con quello presente nel film non volevamo certo deridere le figure più importanti della tradizione cristiana. La nostra messa in ridicolo prescinde dall’offesa o dal giudizio ma assomiglia più a una sorta di carezza, di abbraccio, di attenzione amorevole. È una cosa che fa parte del nostro essere narratori di commedie. Come regista lavoro sull’ironia e sull’autoironia e quello che hai visto nel film ne è stato il risultato. Tutta la tradizione della mitologia greca è ricca di ironia e il nostro è un olimpo come l’avrebbe potuto raccontare Mel Brooks.

Sempre in queste prime sequenze stabilisci molte similitudini con la realtà del nostro tempo. Il consesso divino assomiglia un po’ alle sedute del nostro parlamento.

Sì, certo. Proprio per allontanarci dal modello biblico abbiamo immaginato che quel consesso contenesse degli aspetti che ben conosciamo e che sono presenti negli emicicli della nostra politica. Il nostro è un paradiso dove curiosamente è arrivata la democrazia e il voto di Dio ha lo stesso valore degli altri.

Modernità e attualità del film

In quella che è una rilettura in chiave moderna della natività, perché di fatto la trama di Santocielo racconta questo, la riflessione sul rapporto tra società e religione mi sembra essere molto vicino al pensiero dell’attuale Papa, per il quale l’amore è predominante nella prospettiva di una Chiesa che deve essere inclusiva rispetto alle questioni divisive.

Il pensiero esposto nella tua domanda è corretto. Quello che tu dici, e cioè che la famiglia è dove ci si sente di poter esprimere amore e in cui quest’ultimo serve anche per lasciarsi, sono concetti che stanno nei pensieri degli autori, quindi nei miei, in quelli di Ficarra e Picone che sono anche cosceneggiatori e di Davide Lantieri e Fabrizio Testini. Dunque quello che dici è ciò che abbiamo cercato di raccontare, però ci tengo a chiarire che non ci siamo fatti interpreti di un pensiero politico interno all’istituzione ecclesiastica. Non abbiamo usato il pensiero del Papa verso cui abbiamo grande simpatia, né preso posizione.

Abbiamo cercato di fare un film inclusivo di più sensibilità, non offensivo e tutto sommato non divisivo. Se c’è un messaggio nel film questo riguarda la preghiera.

Fin dalle prime immagini vediamo che il protagonista è proprio un preghierista, perché Aristide è un angelo che archivia le preghiere degli umani. Oramai esausto della sua funzione che considera poco nobile decide di mettersi a disposizione per una missione importante che al ritorno in paradiso lo promuoverebbe a incarichi per lui più prestigiosi. Le problematiche che incontra sulla terra però lo porteranno a interrogarsi sulla necessità della preghiera, scoprendo che quelle, per quanto futili, in realtà hanno un loro senso di essere espresse.

Quindi sostanzialmente Santocielo racconta prima di ogni altra cosa di come tutti noi abbiamo bisogno di metterci in comunicazione con ciò che non vediamo. Il messaggio si configura più come una domanda e dà conto di un’esigenza. Il film non dice niente su Dio. Quello che abbiamo creato è un’espressione in termini di commedia e di tradizione molto larga che parte dal mito greco e finisce a Mel Brooks. A essere reale e importante in termini teologici è la definizione del significato della preghiera oggi e il film, secondo me, pone la domanda giusta, interrogandosi su cosa serva la preghiera nei nostri tempi.

Santocielo di Francesco Amato: Ficarra e Picone di nuovo alle prese con la natività

Con Il primo natale Ficarra e Picone erano stati già protagonisti di un film sulla natività di Gesù. A differenza di quello, Santocielo non mette in scena una rappresentazione sacra, ma una vera e propria riscrittura del vangelo.  

Con Ficarra e Picone a unirci è stata una stima che riguardava sia il lato artistico che umano. Del mio lavoro gli era piaciuto soprattutto 18 regali mentre io avevo apprezzato in modo particolare Il primo Natale che, rispetto alla tradizione dei cinepanettoni, presentava diversi aspetti di riflessione. Mi riferisco, per esempio, alla scena iniziale in cui, con una sequenza giornalistica, ci vengono mostrati  i vari disagi della contemporaneità. Parliamo di una sequenza per nulla allineata allo stile della commedia. Quel film iniziava con un montaggio che parlava di gente in difficoltà per poi declinare il contesto in chiave di commedia. Santocielo inizia allo stesso modo utilizzando quei codici d’astrazione di cui parlavamo per fare riferimento a tutte le malefatte che inquinano la vita del nostro pianeta.

Maschile e femminile

Come abbiamo già accennato Santocielo ragiona sul rapporto tra maschile e femminile arrivando a un’inclusione che passa dell’inversione dei ruoli tra le due parti. Questo succede sia a livello pratico che iconografico.

Il film riflette sul concetto di mettersi nei panni degli altri. La gravidanza di Ficarra per noi è la metafora della diversità e quindi del tentativo di superare i propri pregiudizi di fronte a persone che non ci assomigliano e che provengono da un diverso ambito culturale. È un fenomeno che appartiene a tutti, anche a chi crede di essere tollerante. Il personaggio di Ficarra è uno che ha dei pregiudizi verso il diverso ma poi si trova nelle condizioni di esserlo anche lui. Dapprima sottovaluta tutto ciò che ha a che fare col mondo femminile, salvo ricredersi quando si ritrova in stato di gravidanza. Solo in quel momento riesce a mettersi nei panni di chi tutti i giorni compie il miracolo di tenere insieme la famiglia, di dedicarsi all’amore per i bambini e al sostentamento dell’affettività assoluta. Una consapevolezza, questa, che finisce per renderlo un uomo migliore.

Ficarra e Picone in Santocielo di Francesco Amato

Nel film Ficarra e Picone sono i soliti guastatori con le rispettive maschere. Il primo scaltro e un po’ cialtrone, il secondo romantico e idealista. Uno schema rotto nel momento in cui Ficarra è obbligato a ripensare alla propria vita dallo straordinario evento che lo investe. La sensibilità e l’introspezione richiesta dal personaggio lo pone in un ruolo per lui inedito.

La tua affermazione non solo è vera, ma è anche accompagnata da primizie visive che riguardano il fatto di mostrare per la prima volta Ficarra con la cravatta e Picone con una parrucca bionda. Peraltro entrambi abbandonano il loro nome d’arte per essere rispettivamente Nicola Ballestrieri e Aristide, a conferma che siamo di fronte a due autori molto curiosi, capaci di aggiornarsi pur restando nella continuità. Qui interpretano personaggi che non sono propriamente Ficarra e Picone. Ficarra è professore e anche vice preside della sua scuola mentre Picone un angelo un po’ superbo che scende sulla terra credendo di poter dettare legge. Parliamo di due ruoli che li spingono lontano rispetto a quelli che avevano fatto.

In generale il film è caratterizzato da un divertimento più legato alla commedia che alla comicità, con elementi riconducibili allo humor ebraico. Aspetto presente anche nella presenza della psicanalisi di cui il personaggio di Barbara Ronchi si fa promotrice.

A proposito di aspetti inediti lo è anche la figura di Picone che per espressione e linguaggio del corpo ricorda quelli di Roberto Benigni e anche un po’ il mitico Stanlio. 

Di Benigni non ti so dire. Di certo in Valentino ogni tanto trovo tracce dei grandissimi che hanno inventato la comicità cinematografica. Tipo Chaplin, Stanlio e se mi permetti anche Massimo Troisi.

I quattro protagonisti

Considerato che Santocielo è un film con caratteristiche narrative molto accentuate e che, però, Ficarra e Picone danno l’idea di essere due artisti che si trovano a proprio agio quando vanno a briglia sciolta mi incuriosisce sapere come si dirigono due attori come loro e quanto spazio viene lasciato alle loro improvvisazioni.

Con Ficarra e Picone abbiamo passato più di un anno a pensare ciò che volevamo raccontare e in quale forma quindi quando sono arrivato sul set ero molto preparato e loro altrettanto. Alla base del nostro lavoro c’era un copione molto solido. Questo non significa che non ci sia stata improvvisazione. Io, come regista, e loro, in qualità di interpreti, eravamo sempre attenti alla ricerca di nuovi spunti che potessero arricchire il testo. La struttura dunque non è cambiata, mentre di battute sia in fase di preparazione che sul set ne sono venute fuori sempre tante. D’altronde la comicità non è matematica, va alimentata tutti i giorni e soprattutto  va messa alla prova.

In Santocielo ti sei avvalso di due attrici molto brave e conosciute come Barbara Ronchi e Maria Chiara Giannetta. Partendo da quest’ultima mi pare che il suo viso da ragazza della porta accanto conviva con un’intensità dello sguardo che lascia trasparire un’anima in cerca di risposte. Un po’ come succede al suo personaggio che a un certo punto inizia a vedere l’amicizia con Aristide in maniera diversa.

Assolutamente sì. Il suo personaggio sembra del tutto risolto nella determinazione della sua religiosità: nella sua vita non cerca nient’altro se non un rapporto virtuoso con Dio. Una relazione che sarà messa in difficoltà nel momento cui un signore che in realtà è un angelo non busserà alla sua porta.

Barbara Ronchi conferma di essere oramai una fuoriclasse per la disinvoltura con cui passa da ruoli drammatici a quelli da commedia senza perdere una goccia della sua credibilità. Della sua capacità di divertire aveva dato prova nella serie di Imma Tataranni ma Santocielo ci regala l’ennesima dimostrazione della sua versatilità.    

Innanzitutto diciamo che sia lei che Maria Chiara hanno vinto per distacco i provini per i rispettivi ruoli. Barbara è un’attrice incredibile e ci teneva a fare un personaggio che corrispondesse ai suoi modelli di riferimento e in particolare a quelli interpretati da Diane Keaton. Vedendola ti posso dire che con gli stessi occhi riesce a commuovere in Rapito e a farci sbellicare dalle risate in Santocielo.

Santocielo di Francesco Amato

  • Anno: 2023
  • Durata: 120'
  • Distribuzione: Medusa
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Francesco Amato
  • Data di uscita: 14-December-2023