In Sala

Appartamento ad Atene

Nel 1943, ad Atene, un appartamento viene requisito per ospitare un ufficiale tedesco. Nell’appartamento vivono gli Helianos, una coppia di mezza età un tempo agiata. Hanno un ragazzo di dodici anni, animato da melodrammatiche fantasie di vendetta, e una bambina di tredici. Con l’arrivo del capitano Kalter, tutto è cancellato. Metodico, ascetico, crudele, Kalter è un dio-soldato che impone il terrore.

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Anno: 2012

Distribuzione: Eyemoon Pictures

Durata: 95′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Italia

Regia:  Ruggero Dipaola

Quasi una pièce teatrale, l’opera prima di Ruggero Dipaola, Appartamento ad Atene, cattura l’attenzione per la cura dei particolari, sia di carattere storico-ambientale, sia di tipo psicologico, questi ultimi emergenti a poco a poco dall’intreccio complesso delle relazioni fra protagonisti. Tratto da una storia vera, raccontata nel romanzo di Glenway Wescott, Apartment in Athens, il film si svolge in Grecia nel 1943, durante l’occupazione nazista: una bella casa ateniese, abitata dalla famiglia Helianos – padre, madre e due bambini – viene sequestrata ed occupata da un ufficiale tedesco, il capitano Kelter, crudele, arrogante e manipolatore in un primo tempo, apparentemente più umano ed accomodante in seguito. È questo lo spunto che dà vita ad una ridda di eventi, comportamenti, emozioni, azioni-reazioni fra i diversi membri del nucleo familiare e l’intruso, come in un oscuro gioco delle parti ove si alternano servilismo ed accettazione, opportunismo e ribellione, crudeltà e vendetta. “La storia di questo romanzo di guerra – afferma il regista e co-produttore – mi ha ricordato un episodio raccontatomi da mia madre che, nel 1943, in Abruzzo, fu costretta ad ospitare un tedesco in casa. Ma soprattutto m’interessava esplorare le dinamiche che si creano fra i personaggi, l’ambiguità dei rapporti umani, spesso fonte di logiche imprevedibili e spietate; confinando il conflitto entro le mura domestiche, desideravo oltrepassare il contesto storico e trasformare la narrazione in qualcosa di universale, indagando il legame tra vittima e carnefice”.

La famiglia Helianos, con l’arrivo dell’intruso, si divide al suo interno: se il figlio più piccolo, infatti, non accetta affatto la presenza dell’intruso e gli disobbedisce con determinazione, la figlia adolescente subisce il fascino della divisa e lo riverisce più di un padre. Ma la storia, proprio quando sembra intravedersi la possibilità di una soluzione positiva mentre il nazista sembra dismettere i panni di uomo arido e senza cuore, prepara un crudo finale a sorpresa, senza orpelli, dove il destino cinico e baro giocherà un ruolo fondamentale. “È una storia di resistenza – conclude Ruggero Dipaola – di libertà spirituale e morale, in cui si manifestano anche il sarcasmo e l’ironia”. Molto bravi i tre protagonisti adulti, Laura Morante, nei panni di Zoe Helianos, quasi ricorda Irene Papas nelle scene in abito e fazzoletto nero sulla collina (dove la famiglia va al cimitero a visitare il terzo figlio morto in guerra), Gerasimos Skiadaresis, nel ruolo del capofamiglia Nicolas Helianos, e Richard Sammel, perfetto interprete dell’odioso e cangiante Capitano Kalter. Il film, uscito al Festival Internazionale del Film di Roma l’anno scorso e sceneggiato da Heidrun Schleef  e Luca De Benedittis, ha vinto ben 27 premi (fra cui diversi per la miglior opera prima, miglior attrice, miglior fotografia e scenografia) ed è stato selezionato a 48 Festival nazionali ed internazionali, riscuotendo grande successo oltreoceano, soprattutto negli Stati Uniti, (dove il film è uscito in greco con sottotitoli in inglese), mentre ha ricevuto un’accoglienza meno calorosa in Germania, dove peraltro non è stata possibile alcuna co-produzione.

Elisabetta Colla

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