The Caine Mutiny Court-Martial sbarca su Paramount+ . Basato sull’opera teatrale di Herman Wouk, il film è scritto e diretto dal regista de L’esorcistaWilliam Friedkin. L’opera è prodotta da Selsed House, Loveless Media, e vede nel cast Kiefer Sutherland, Jake Lacy, Jason Clarke e l’ultima apparizione di Lance Reddick.
IL TRAILER – The Caine Mutiny Court-Martial
Gestire la colpa
L’ultima pellicola di Friedkin,The Caine Mutiny Court-Martial, si comporta come un film tv e la decisione della Paramount di saltare la sala per favorire direttamente l’uscita in streaming sembra voler andare in quest’ordine. The Caine Mutiny Court-Martial ha molti tratti di un episodio di Jag- Avvocati in divisa. Il film vive completamente nell’algida aula della corte marziale, gestito dalle arringhe dei due avvocati e da inquadrature che non vanno quasi mai oltre i primi piani e i mezzi busti. Detto ciò, Friedkin pone al centro della sua opera il tema della colpa collegato all’importanza attribuita alla reputazione e al senso del rispetto nella Marina americana. C’è un imputato, il tenente Maryk , reo di ammutinamento nei confronti del suo superiore, con una probabile condanna a 15 anni. Ma il vero protagonista del processo è il comandante di corvetta Philip F. Queeg, deposto dal tenente, e la sua instabilità mentale.
Nel corso del processo infatti, più che accertare l’astio e la mancanza di lealtà dell’imputato, si cerca di definire il quadro psichiatrico di Queeg. Qui il regista de L’esorcista pone una tematica spinosa ( in realtà già affrontata nel Codice d’onore di Rob Reiner): la protezione dell’istituzione. Entrambi i film sembrano indirizzati ad una faticosa e spinosa ricerca della verità. Il presidente della corte marziale ( Lance Reddick) nel corso del processo vuole arrivare in fondo alla realtà dei fatti, ma vuole anche proteggere la reputazione della marina americana.
Accusare e accertare la colpevolezza del comandante Queeg vorrebbe dire porre un’istituzione davanti alle proprie mancanze e all’assenza dell’attribuzione delle competenze ai propri funzionari.
La vera colpa inizia a strutturarsi dopo che la prima arringa di “riscaldamento” dei due avvocati viene conclusa. Emerge in tutto ciò una ‘colpa orizzontale’ di una nave in tempesta che deve essere indirizzata a nord o a sud. Il compito di guidarla spetta a chi ha il grado di comandante. La colpa viene frammentata con l’ammutinamento da parte di una catena iniziata dall’imputato, il primo ufficiale di coperta Maryk , e che ha poi riguardato il resto dell’equipaggio. La corte marziale si trova non solo ad emettere un giudizio giuridico, ma anche uno morale, distribuendo colpe di maggiori e minori entità.
Processare la patologia
Il tenente Maryk ci comunica la sua preoccupazione per tutto il film, ma in realtà non ha alcuna possibilità di essere condannato. La pellicola , già nel secondo atto ( con l’interrogatorio della difesa e dell’accusa del primo ufficiale), mira a screditare la figura del comandante. La narrazione dall’attribuzione della colpa passa ben presto alla decostruzione patologica di un militare, Queeg, che fin da subito risulta inadatto a mantenere il comando.
L’ammutinamento accaduto in mare si trasferisce nell’aula del processo. Tenenti, sottoposti e macchinisti sono pronti a confermare il clima che si respirava sulla nave, un clima subordinato all’instabilità dell’ex comandante. Il pentolone delle testimonianze scoperchia tutte le sue bizzarrie, dalla vernice gialla buttata sul pontile alla responsabilità del caffè bruciato.
Motivi futili, ma per i quali Queeg tiene in scacco la nave. Convince l’interpretazione di Kiefer Sutherland che riesce bene nella seconda parte del film a rappresentare l’autoritarismo disturbato e psicotico del suo personaggio. Emerge con rilevanza anche la figura dell’avvocato del tenente accusato (interpretato da Barney Greenwald) che si trova suo malgrado a difendere l’imputato Maryk. Il loro rapporto è fatto di dubbi e perplessità; il legale continua ad essere un uomo di mare confinato all’avvocatura solo per dei problemi di salute.
In lui convergono il bivio tra la fragilità di un comandante deposto e la colpa costruita dall’ammutinamento della nave. Greenwald è quasi costretto a processare la patologia, dovendo oltraggiare e costringere Queeg a rivelare la sua condizione attraverso tic nervosi ( le biglie che ruota tra le mani), ponendo il dubbio tra ipotesi e colpa concreta. Dov’è il confine tra ossessività del comando e paranoia eccentrica? E dove quello tra ammutinamento e colpo di stato in alto mare? Domande alle quali la verità processuale risponde accertando la colpa a metà della vecchia macchia gialla arrugginita dalla vita della marina militare.
Vincitori e Vinti
Come un giallo di Agatha Christie la morale arriva nella risoluzione, con l’avvocato che apprende ciò che sapeva dall’inizio. Seppur pieno di patriottismo americano, il discorso di Greenwald spinge sull’umiliazione dell’istituzione della marina militare attraverso l’oltraggio del vecchio comandante Queeg. Un piano ordito dalle giovani leve per uscire illesi da una vicenda in cui i colpevoli sono gli assolti.
The Caine Mutiny Court-Martial di William Friedkin riesce a trasportare il cinema politico nella fredda aula della corte marziale. L’azione è retta dai discorsi dei personaggi e il metronomo morale da due verità: dei fatti e delle intenzioni.
Anno: 2023
Durata: 109
Distribuzione: Paramount+
Genere: legal drama
Nazionalita: Usa
Regia: William Friedkin
Data di uscita: 29-December-2023
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