fbpx
Connect with us

Approfondimenti

Mumblecore : Dove tutto è nato, Dove tutto è ancora vivo

Gran parte del cinema e della serialità contemporanea devono dire grazie a questa improvvisata avanguardia cinematografica americana. “ I borbottanti” vivono ancora oggi, con forme diverse e una stessa missione. Rappresentare una vita complicata e realista

Pubblicato

il

Sembrava una battuta quella del montatore Eric Masunaga durante una proiezione del  South by Southwest Film Festival nel 2005. Durante la visione di un film in concorso, la sua attenzione si spostò sul minimalismo dei dialoghi . Quasi tutti i personaggi parlavano del loro vissuto con un tatto, seppur greve e a tratti proprio di vari slang, che proveniva dalla vita di tutti i giorni. Non recitato e nemmeno immersivo, ma alquanto realisticamente vero. Il loro modo di parlare era simile ad un borbottio incalzante e inarrestabile. Da qui Masunaga definì i personaggi di quella proiezione con la crasi mumble e core, nucleo borbottante. Il nome venne poi ripreso da uno dei creatori del movimento, il regista Andrew Bujalski, durante un’intervista a IndieWire.

 

Un fenomeno nato come uno dei tanti esperimenti di un gruppo esiguo di ragazzi che provano a fare cinema, ma che ben presto risulterà un unicum nel cinema americano di quell’inizio decennio. Ciò per il quadro produttivo degli anni 2000. Nel ’90, con il fenomeno Tarantino, si era evidenziata una voglia di cinema d’autore ancora possibile nell’unione tra circuito indipendente e d’autore. Svelando però una grande verità mista a ipocrisia. Del cinema detto indipendente rimaneva poco. Piccole case di produzione come la Miramax cedevano al fascino dei soldi facendosi comprare da grandi conglomerati hollywoodiani come Disney e Fox. Assicurandosi così una florida vita, in termini produttivi e distributivi, ma disvelando la grande menzogna del cinema indipendente. Perché se l’indipendenza era tale se slegata dalle logiche delle major, allora società come quella di Harvey Weinstein avevano venduto l’anima al diavolo entrando in ciò che non volevano. Diventando dei surrogati delle potenti case di produzione hollywoodiane.

 Il cinema indipendente americano – Mumblecore

Il cinema indie in quanto tale è trasgressione, anarchica rispetto il sistema dominante. Questa fu la rivoluzione in termini di stile e temi della New Hollywood anni ’70, e fu la fortuna del Mumblecore. Prendendo le parole del critico Geoff King, l’indipendenza cinematografica si frappone tra visione e scarto. E il movimento americano nato ad inizio del 2000 ne costituisce una delle sue caratteristiche più rilevanti. Libri, trattati e migliaia di saggi sono stati scritti per il Mumblecore. Studi accademici su qualcosa che a monte non aveva alcuna forma di studio, anzi tutt’altro.

Ma chi erano i registi Mumblecore quindi? Semplicemente erano dei filmmakers come ne esistono in ogni parte del mondo, senza mezzi e istruzione cinematografica, che hanno aperto una fessura su una grande porta che il cinema indipendente aveva lasciato. È questa una delle spiegazioni della fortuna di un movimento che, usando 0 budget e video telecamere a pochi dollari, si è spianato un’ampia prateria verso il circuito festivaliero.

L’inizio con Funny Ha Ha

Il movimento nasce con la prima opera di Bujalski, Funny Ha Ha. Quest’opera risulta molto strana per i critici dell’epoca che non capiscono inizialmente la vita che scorre dentro la poetica mumblecoriana. Una ragazza, dopo il liceo, non va al college, ma ne frequenta le feste, divisa tra due uomini, beve e fuma. Nessun viaggio nell’eroina, nessuna prospettiva per il futuro della protagonista. Un film di Cassavetes girato male dissero alcuni, centrando perfettamente quello che negli anni che verranno sarà il padre spirituale del movimento.

Ma Funny Ha Ha sarà importante in termini produttivi e per i suoi risvolti. Con un budget irrisorio di appena 4.000 dollari, il film di Bujalski ha una storia interessante. Che passa dall’Independent Spirit Awards. Il successo trasversale del film e del movimento si interconnette col medium della video cassetta, usato per tutto il primo decennio del Mumblecore per farsi una nicchia e accreditarsi come oggetto di culto underground.

 

Produzione Minimalista

Perché il movimento, prendendo con le pinze il paragone, iniziava a comportarsi fin dai suoi esordi come un classico film anni ’80 ( Star Wars, E.T.). Impossibile il passaggio nelle sale. Usava allora il mezzo mainstream del videoregistratore per riprodurre in piccolissima scala ciò che i vari Lucas e Spielberg facevano con i loro film. Quindi il Mumblecore aveva già capito che il suo campo era ristretto alla distribuzione mediale, fatto di nicchia e di passa parola, sfruttando il circuito festivaliero come autorevolezza del suo prodotto. Con lo stesso sistema produttivo si baseranno le seguenti opere del movimento: Mutual Appreciation (sempre di Bujalski ), Kissing On The Mouth (Joe Swanberg) e The Puffy Chair (dei fratelli Mark e Jay Duplass), con la funzione di consolidare il movimento.

 

Non più opere di improvvisati filmmakers esordienti, ma film a tutto tondo che inquadravano un genere definito. Mentre l’opera di Bujalski annegava dentro un grezzo prototipo della Nouvelle Vague americana, è lo stile di Swanberg a scandalizzare e plasmare meglio il movimento. I borbottanti, mentre prima erano più incentrati su dialoghi e su un neorealismo abbastanza improvvisato, ora usavano il sesso. Le loro commedie, che oggi definiremmo dramedy, iniziavano a mettere al centro il corpo nudo. Personaggi che facevano colazione senza vestiti, mentre la sessualità eterogenea, sia essa eterosessuale o omosessuale, diveniva un simbolo del realismo della carne. Un soprammobile di colore che identificava lo spettatore col movimento.

Il punto massimo e la bolla senza ritorno

Il Mumblecore per un periodo continua a sfornare film spogli di budget e di allestimento scenografico, forte della propria indipendenza e del sogno di rimanere un semplice movimento che si muove tra Festival indie e videocassette. Film come Lol ( 2006), Baghead (2008) sembrano portare il Mumblecore in una situazione di completa staticità verso il futuro. Considerati dagli addetti ai lavori un po’ come una band punk inglese che non sa quello che fa ma lo fa perché non sa fare altro. Tutto cambia quando la IFC inizia a interessarsi alla distribuzione di Medicine for Melancholy. Un film Mumblecore costato 15.000 dollari, scritto e diretto da un adepto del movimento, Barry Jenkins, allora nel 2008 sconosciuto ma che molti anni dopo vincerà il premio Oscar per Moonlight. É un film diverso dallo stile mumblecoriano.

 

Il Mumblecore si adatta al sistema

Via il linguaggio grezzo e crudo, sostituito da una toccante commedia romantica tra due afroamericani. Da questo momento il Mumblecore, prima oceano di armonia e indipendenza, si comporta dal punto di vista politico come la Nouvelle Vague francese. Da una parte gli ortodossi Bujalski e Swanberg, e dall’altra nomi come i fratelli Duplass e Lynn Shelton che vedono un’occasione di abbracciare un pubblico più vario. L’interessamento delle case di produzione sugli ex borbottanti ormai è imminente, e l’isola felice del cinema indi puro diventa ormai un miraggio. Inizia la Shelton facendosi produrre dalla Submarine Entertainment il suo Humpday. Finendo nell’orbita anche lo stesso Bujalski con Beeswax distribuito dalla The Cinema Guild.

Greta Gerwig, Lena Dunham, e il Mumblecore contemporaneo

È paradossale come un movimento nato da figure maschili sia stato poi modificato, quasi estinto e modernizzato nella fase attuale da due figure femminili. La questione di Greta Gerwig è più strutturale. Quest’ultima ha fatto parte del movimento fin dai suoi esordi, diventandone un’attrice feticcio con opere scarne e piene del primo periodo Mumblecore come Lol, Hannah Takes the Stairs, Baghead, e la sua prima regia, Nights and Weekends insieme a Swanberg. Importante però sarà Frances Ha del 2012 che avvierà la sua lunga collaborazione con Noah Baumbach. È importante questo passaggio della Gerwig, perché ne rappresenta il definitivo salto del Mumblecore verso il circuito della major in senso definitivo.

 

Nuovi orizzonti e serialità

Ago di questa bilancia evolutiva è senza dubbio Lady Bird, diretto e scritto dalla Gerwig, che la fa conoscere alla Hollywood che conta. Un film che ricalca in pianta stabile tecniche e dinamiche del movimento delle origini, con una scrittura molto vicina a Funny Ha Ha, e che rende il Mumblecore mezzo di un processo di attenzione produttiva ormai arrivato alla sua fase definitiva. Ma è indubbio che se si pensa ai “borbottanti” d’origine, il loro spirito è stato tenuto in vita per molti anni dall’esordio di Lena Dunham, in uno degli ultimi film Mumblecore, Tiny Furniture, e il treno diretto verso la serialità. La fortuna della serie Girls , che in molti passaggi ricalca trasgressione e approccio della poetica mumblecoriana, è il traino verso un forte interessamento anche da parte della tv a questo modello. Nomi come Fleabag, Love, la stessa Euphoria sono figli diretti dal mondo fatto emergere dalla Dunham, e culminato con la serie Netflix Easy ideata da uno dei padri del movimento, Joe Swanberg.

 

Il Mumblecore, come tutte le avanguardie indipendenti che iniziano una rivoluzione, non possono cedere al potere produttivo di Hollywood che cerca di inglobarli a sé. Di certo le storie Mumblecore anche nel circuito mainstream non hanno perso la loro portata. In quasi ogni produzione contemporanea recente (Actual People, Shiva Baby, Ritorno a Seoul), si possono trovare stilemi e dinamiche del movimento. Perché come ebbe a dire in una delle sue interviste Andrew Bujalski : dove c’è la vita che non ti piace ma in cui ti riconosci lì c’è il Mumblecore.

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers