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‘Leningrad Cowboys go America’ – La commedia musicale secondo Aki Kaurismäki
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1 anno agoon
Leningrad Cowboys go America è un film del 1989 diretto da Aki Kaurismäki, regista finlandese, di opere come Ariel, Vita da bohème, Le luci della sera e Foglie al vento, disponibile nelle sale dal 21 Dicembre.
L’opera si configura come una commedia surreale, a tratti quasi slapstick, che ha come protagonisti i Leningrad Cowboys, band finlandese con sonorità che mescolano il rock classico ed il folk.
Il film è disponibile su Mubi e fa parte di una retrospettiva su Aki Kaurismäki composta da 24 opere.
Sinossi
Leningrad Cowboys go America segue l’omonima band dopo la decisione di andare in tour negli Stati Uniti, per cercare un pubblico più ampio rispetto a quello della tundra finlandese. Il gruppo parte per un viaggio oltreoceano, capitanato dal manager Vladimir e seguito, di nascosto, da Igor, paesano volenteroso di entrare nella band. Non si dimentica, inoltre, di portare il bassista, conservato in una bara dopo essere rimasto congelato a causa del tempo passato nella fredda tundra. Una volta arrivati a New York, i Cowboys non vengono accolti come sperato dal pubblico, a causa della loro stravaganza (esplicitata dai lunghi ciuffi in avanti e dalle scarpe a punta) e per la loro musica, troppo influenzata dal folk russo. Sotto consiglio di un produttore musicale decideranno di intraprendere un viaggio verso il Messico.
Kaurismäki e i Leningrad Cowboys
Componente centrale dell’opera è la forte personalità dei Leningrad Cowboys, che attira lo spettatore durante il corso delle vicende.
La band, ancora oggi in attività, è frutto dell’inventiva di Aki Kaurismäki, Sakke Järvenpää e Mato Valtonen, gli ultimi due già membri degli Sleepy Sleepers. Dopo un incontro nel 1986, i tre decidono di formare una band con un’ampia componente comica e con influenze folk, fortemente basata sulle apparizioni in cortometraggi e videoclip realizzati dal regista finlandese.
La band appare per la prima volta nel corto Rocky VI, del 1986, parodia dello scontro ideologico rappresentato in Rocky IV. Questo vuole rappresentare il pugile americano come un perdente e, in generale, raccontare entrambe le nazioni in maniera caricaturale. L’opera è accompagnata nella sua quasi totalità dal brano dei Leningrad Cowboys dal titolo omonimo.
Successivamente l’immaginario della band viene espanso da una serie di videoclip, come L.A. Woman, cover del capolavoro dei Doors, Thru the wire, dalle tinte noir, e il surreale Those where the days, nel quale un’uomo entra, con un asino, all’interno di un bar nel quale è vietato l’ingresso agli asini.
Un immaginario forte
Ciò che stupisce di Leningrad Cowboys go America è il modo in cui il regista riesce a trasporre in un lungometraggio l’immaginario della band, creando un’atmosfera unica. La commedia si fonde con la musica, ottenendo una narrazione eccentrica e a tratti surreale, all’interno della quale i suoi personaggi sono caratterizzati in maniera anticonformista ed istantaneamente riconoscibile.
Il film è diviso in brevi capitoli, ognuno introdotto da un titolo che spesso si pone in maniera ironica nei confronti delle situazioni. La narrazione è intervallata dalle differenti tappe del viaggio della band, ognuna allo scopo di esibirsi per racimolare una piccola paga. Sono proprio le sequenze musicali che lasciano trasparire maggiormente tutto il carattere dell’opera di Kaurismäki e, in generale, del gruppo. L’autore decide infatti di mettere in scena brani completi, spesso rappresentati tramite l’utilizzo della camera fissa, che, insieme alle inusuali movenze dei membri della band, genera un distacco ironico che mette in risalto come questi siano fuori posto.
La comicità del film è anche nella messa in scena di elementi ricorrenti, in alcuni casi presentati con piccole variazioni. Un esempio è quello del personaggio del bassista, che troviamo congelato nei campi nella prima sequenza e che sarà sempre presente, fino alla fine del viaggio della band. Assisteremo quindi al modo in cui i Cowboy cercano di portarlo in macchina, con risultati costantemente ridicoli e ad altri ingegnosi utilizzi che faranno di lui, come quello di frigo per le loro infinite lattine di birra.
Paradossi e contrasti del sogno americano
La surreale atmosfera si trova in contrasto con lo stile fotografico, spesso freddo e caratterizzato da un forte utilizzo della grana, che conferisce alle sequenze un senso di povertà e decadenza. Uno dei punti chiave dell’opera di Aki Kaurismäki è infatti la messa in scena dei contrasti, che trasforma costantemente in parodia elementi della cultura statunitense e il modo in cui viene percepita dall’esterno.
La delusione delle aspettative è infatti l’evento scatenante del viaggio del gruppo. Convinti che gli americani siano disposti a comprare di tutto, i Leningrad Cowboy non riusciranno poi a farsi apprezzare, conducendo una vita miserabile nella speranza di un destino migliore in Messico. Per procurarsi i pochi soldi della paga, sono infatti costretti a cambiare completamente il loro stile musicale, improvvisando pezzi rock ‘n’ roll classici o country.
La narrazione dei contrasti è esplicitata anche dai rapporti di potere e di dipendenza che si generano tra i differenti personaggi. In particolare i proprietari dei locali, che possono permettersi di stabilire le natura della performance della band, offrendo loro una paga minima, con la quale riescono a mala pena a comprarsi da mangiare. Lo stesso avviene con i venditori di auto (uno dei quali è interpretato da Jim Jarmusch), che riusciranno a convincerli a spendere tutti i loro soldi. Ma anche all’interno dello stesso gruppo, in particolare a causa di Vladimir, che assumerà un comportamento al limite del dittatoriale, cercando di imitare la sua idea di manager americano.
“Finisci sempre per essere ucciso quando vai a New York, l’ho visto in televisione.”
Conclusione
In conclusione Leningrad Cowboys go America è una commedia unica, che riesce a mescolare le situazioni stravaganti e il mondo della musica creando un atmosfera istantaneamente riconoscibile. Il modo in cui il regista riesce a far collidere l’eccentricità della band con la deludente rappresentazione del sogno americano riesce ad essere significativo in maniera più che efficace.
Il film è consigliato a tutti gli amanti della musica, a coloro che apprezzano una commedia particolarmente anticonformista e, in generale, a coloro che vogliono scoprire una perla all’interno della filmografia di Aki Kaurismäki.