Lontanìa di Andrea Simonella è un canto dell’anima, dell’anima di una bambina.
Adele (Elisa Pierdominici), dieci anni, è figlia di genitori separati. Vive dalla nonna con la madre (Elisabetta Pellini), sempre restia a lasciarla al padre (Luca Lionello). L’anello debole di tutto, quello più pericoloso, che l’ha indotta alla separazione. La piccola, tra impotenza e rassegnazione, è testimone e vittima della guerra tra i suoi due genitori. Cerca di mediare come può, recriminando loro le rispettive identità nei suoi confronti: nonostante tutto, suo padre è sempre suo padre. Sua mamma, però, è la persona con cui vuole restare. L’ennesima violenza che, insieme alla mamma, Adele è costretta a vivere, inciderà ancora più marcatamente nella direzione che deciderà di prendere nella sua vita da adulta.
Ispirato alla Lontanìa del poeta dialettale gradese Biagio Marin (1891-1985). Una metafisica lontananza, che rimanda al proprio passato, nel vento che ritorna improvviso ad accarezzare lo spirito, il secondo cortometraggio di Andrea Simonella, Lontanìa, affronta il tema della violenza assistita.
Lontanìa e la violenza assistita
Un’esperienza traumatica, per lo più cronica e pervasiva, di cui sono spesso vittime tanti bambini, che determina tendenzialmente malfunzionamenti post-traumatici.
“il fare esperienza da parte del/la bambino/a
di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale,
psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente
significative, adulti e minori”
Lontanìa la racconta attraverso la prospettiva di chi la subisce, decidendo di non mostrare brutalmente la violenza. La vediamo pur non esibita, la percepiamo nelle riflessioni, nello sguardo, nelle parole di Adele, nella sua scelta adulta (Asia Galeotti). Dentro la bellezza dell’entroterra di Grado, il canto di Lontanìa percorre le strade della poesia: una dolce filastrocca del dolore, uno sguardo bambino che prende in prestito l’antropomorfismo nel caratterizzare stereotipi umani. Una luce che illumina e guida l’evoluzione di chi il buio lo ha dentro e non potrà mai cancellarlo.
Dopo Uruguay, cortometraggio d’esordio sugli ospedali psichiatrici sotto la lente delle brutalità perpetrate sulle donne e sui soggetti fragili (presentato al Riff – Rome Independent Film Festival nel 2021), Andrea Simonella con Lontanìa conferma l’attenzione al sociale del suo fare cinema. Fondatrice nel 2016 di CS Cinema, da anni lavora nella troupe del Maestro Pupi Avati. Prima come assistente di produzione, poi divenendo assistente alla regia e regista di backstage.