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Si è spento a 82 anni Ryan O’Neal, l’Olivier Barret IV di ‘Love story’

Ryan O' Neal fu interprete di "Love Story", "Paper moon", "Barry Lindon" e "Ma papà ti manda sola?"

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Strana la carriera di Charles Patrick Ryan O’Neal, in arte Ryan O ‘Neil, scomparso ieri a 82 anni. Figlio d’arte (madre attrice e papà sceneggiatore), dopo la solita gavetta e l’esordio al cinema appena ventunenne ne Il ranch della violenza per la regia di Arthur Hiller, otto anni dopo divenne una star internazionale grazie al successo di Love story, per la regia dello stesso Hiller.

Il successo mondiale di ‘Love story’

Nel mieloso cancer-movie, è Olivier Barret IV (Ryan O’Neal), il figlio di miliardari che frequenta la facoltà di legge all’università di Havard.  Lì incontra la dolce e tenera Jenny (Ali MacGraw), una ragazza povera, figlia di immigrati italiani. I due s’innamorano e si sposano, contro il volere di Olivier Barret II (Ray Milland), il padre del ragazzo, che lo disereda. Dopo poco, a Jenny diagnosticano un male incurabile e il loro sogno d’amore naufragherà.

Il film rigò di lacrime le guance di milioni di spettatori e deve gran parte del successo all’orecchiabile brano di Francis Lai, che tappezzava la vicenda e alla melensa frase di lancio: “Amare significa non dover mai dire mi dispiace.”

Interprete di una trentina di film, Ryan O’ Neal vanta una nomination agli Oscar e un David di Donatello, ma ebbe, in qualche modo, la sfortuna di imbattersi nell’onda del cinema indipendente americano che, invece di puntare sul suo faccione WASP di bel ragazzo perennemente sorridente, prediligeva al tempo attori “piccoli” e brutti”, come Al Pacino, Dustin Hoffman e Robert De

In ‘Paper moon’ assieme alla figlia Tatum

Più che per la commedia Ma papà ti manda sola? (1972), al fianco di Barbra Streisand, i cinefili ricordano Ryan O’Neal per Paper moon, (1973), piccolo capolavoro in bianco e nero, diretto, come il precedente, da Peter Bogdanovich. In questo delizioso road- movie, che l’attore americano interpretò assieme alla figlia Tatum (premiata con l’Oscar), veste i panni di Moses Pary, un truffatore da quattro soldi che vende Bibbie a donne rimaste recentemente vedove, lasciando loro credere che ad acquistarle era stato il defunto marito.

La consacrazione con ‘Barry Lindon’ di Kubrick

É innegabile, altresì, che il nome di Ryan O’Neal sia legato a Barry Lindon (1975), il più compiuto e raffinato film di Stanley Kubrick, che narra l’ascesa e della caduta di un giovane ambizioso, dalle umili origini. Deciso a scalare i ranghi della società, anche grazie alla sua scaltrezza e a dei colpi di fortuna, Barry riesce a migliorare sempre più la posizione sociale, fino a sposare la nobile Lindon. Ma il destino, dopo essere stato benevolo, gli volterà le spalle.

Poco significative, purtroppo, le altre pellicole da lui interpretate: Vecchia America di Peter Bogdanovich (1976), Quell’ultimo ponte di Richard Attenborough, (1977), Ma che sei tutta matta? di Howard Zieff (1979), Infedeli per sempre di Paul Mazursly (1996) e Kings of cups  di Terrence Malick (2015).

Love story rivive in alta definizione

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