‘Obliterated – Una notte da panico’, la recensione della serie Netflix

In seguito al grande successo di Cobra Kai, i creatori della serie Josh Heald, Jon Hurwitz e Hayden Schlossberg lanciano il loro nuovo progetto Obliterated – Una notte da panico. La serie è disponibile in esclusiva per Netflix e realizzata in collaborazione con Sony Pictures Production.

Obliterated, la sinossi

Una squadra di forze speciali, capitanata da Chad McKnight (Nick Zano) e Ava Winters (Shelley Hennig), sventa un complotto mortale a Las Vegas. Insieme festeggiano alla grande, ma, quando la vera minaccia straniera riemerge, tutti dovranno smaltire la sbronza e la fattanza per salvare la città.

Sbornia in the U.S.A

Se il termine inglese Obliterated lo si traduce con il solito Google Translate, le prime parole sono i verbi “obliterare”, “distruggere” e cancellare”.

Tutti termini che definiscono sia la direzione prettamente muscolare e senza pensieri presa dalla serie omonima che lo scarso prodotto finale.

La nuova serie Netflix mantiene le promesse di distruzione, esplosioni e botte da orbi. Tutto in un prodotto di chiara referenza al ben più famoso lavoro de Una Notte da Leoni, senza però che si dia rilevanza ad altro che non sia sesso, droga e azione di discutibile fattura.

La seppur modesta tecnica messa nella trilogia cinematografica di Todd Phillips è totalmente assente in Obliterated, responsabile di aver costruito otto episodi di mediocre azione, discutibile uso di messaggi (a tratti fortemente maschilisti) e senza alcun effettivo pregio nella sua realizzazione.

Per uno spettatore  interessato meramente all’assuefazione del tipico action americano, possono diventare anche sette-otto ore (cinquanta minuti a puntata, sinceramente troppi) piacevoli, di svago o di semplice accompagnamento di sottofondo.

Ma più di questo la serie non fa. Non prova neanche per un momento ad uscire dalla triste bambagia scenica divenuta ormai lo standard del prodotto Netflix. Lo spettatore viene sballonzolato lungo tutto un racconto, a tratti alquanto noioso, interpretato da personaggi ridondanti, monotoni e rappresentativi del solito, nauseante machismo americano.

La volgarità in scena è fine a se stessa e priva di qualsivoglia necessità di stupire o inorridire, così come l’umorismo, puerile come pochi e abbastanza offensivo se si pensa che le battute sui falli di gomma o sulle insoddisfacenti prestazioni sessuali possano risultare provocatorie ed eccessive.

Alla fine, il panico di Obliterated -Una notte da panico può essere paragonato a quello di un cassonetto che prende fuoco. Intrattiene per poco, si spegne con nulla e, finito l’incendio, lascia nell’aria un nauseante odore di tempo perso.