‘La Terapia’: una serie thriller dalla suspense gelida

É iniziata con una sequenza vertiginosa, l’odissea personale dello psichiatra tedesco Viktor Larenz (Stephan Kampwirt) ne La terapia, serie prodotta da Amazon Prime Video. Viktor è un uomo distinto e di successo, che vede la sua vita perfetta crollare con la sparizione improvvisa della figlia tredicenne Josy (Helena Zengel). La misteriosa scomparsa avviene in uno studio pediatrico di Berlino.

Una scomparsa misteriosa e una terapia rivelatoria

Mentre aspetta il ritorno di Josy dalla visita, Viktor è rapito dalla visione di un quadro in particolare, che ricorda Il viandante sul mare di nebbia del pittore romantico Caspar David Friedrich, da cui il film sembra lasciarsi ispirare, per l’uso dei colori freddi, nordici e una certa atmosfera sospesa, dove fascino e desolazione, connotano un paesaggio marino burrascoso. Appena distoglie lo sguardo dal quadro, si rende conto dell’assenza di Josy, disperato, non riesce a darsi una spiegazione.

Dopo anni dalla scomparsa, il protagonista sembra essersi arreso, non cerca più risposte. Rimasto solo, dopo la separazione dalla moglie Isabell (Andrea Osvart), si trasferisce nell’isola di Parkum. Questa sembra uscire dal quadro dell’incipit, con pochi edifici abitati, il cielo plumbeo e la terra brumosa. Una spiaggia sempre in tempesta, circonda la casa di Viktor, che conserva ancora tracce del suo passato di padre e marito amorevole. Insomma Parkum, è il luogo ideale dove perdere contatto con la realtà, un luogo che ben presto diventa il regno dell’introspezione psicologica.

La terapia

L’aspetto psicologico è centrale quanto quello thriller. La risoluzione graduale del mistero iniziale, può avvenire, solo tramite una particolare terapia psichiatrica, che vede entrare in scena la nuova paziente di Viktor, Anna Spiegel (Emma Boding), una misteriosa donna arrivata dal nulla, che invade la solitudine dello psichiatra. A metà tra una femme fatale e un deus ex machina, quello di Anna è sicuramente il personaggio più affascinante della serie.

La messa in scena elegante e ingannevole

Un pregio della serie diretta da Thor Freudenthal e Iván Sáinz-Pardo, è la messa in scena impeccabile. Nell’arco delle sei puntate, mantiene una forte coerenza interna, focalizzandosi su pochi ambienti, esposti al passaggio del tempo. La fotografia richiama costantemente il blu, l’unico colore fuori tonalità, è il rosso incarnato da Anna, l’innesto imprevisto, che spezza la sospensione nebulosa, in cui era caduta la vita di Viktor. Il blu domina in particolar modo la linea narrativa del presente, inserita in una cornice visiva dalla compostezza tanto distaccata e gelida, quanto fragile, dove le pareti solide di interni eleganti, nascondono crepe e rivelano gradualmente, come scatole cinesi, stanze buie dell’inconscio.

«I medici sono pessimi pazienti»

Questa battuta di Anna Spiegel, riassume alla perfezione il continuo cambio di prospettiva, su cui la sceneggiatura basa il serrato dialogo tra medico (Viktor) e paziente (Anna). A un realismo di fondo, si intrecciano visioni e sogni del protagonista, complice, il paesaggio di Parkum, tanto inusuale da sembrare del tutto irreale. Convince l’interpretazione intensa di Sthephan Kampwirt con i suoi occhi cerulei, attraversati da un velo perenne di dolore. Nonostante non manchino momenti di eccessiva staticità che smorzano la suspense, si sente la mancanza di un maggiore approfondimento sui personaggi secondari. La terapia è un concentrato di dramma e mistero, ben confezionato, che potremmo collocare a metà strada tra In treatment e Shutter Island.