Quello del matrimonio di Daphne, la sua migliore amica, sarà per il trentenne Arturo, il giorno peggiore della sua vita. Ce lo anticipa egli stesso, fumando nervosamente una sigaretta prima di entrare in chiesa, nell’incipit di Arturo a los 30, il film che l’argentino Martin Shanly presenta in concorso al Torino Film Festival.
Siamo nel marzo del 2020; il mondo si sta chiudendo a causa della pandemia di Covid-19 e Arturo (interpretato dallo stesso regista) sta vivendo una profonda crisi interiore convinto che la sua vita, sino a quel momento, non sia stata altro che un fallimento. Sia dal punto di vista affettivo (un fratello maggiore morto giovane, una sorella adolescente che lo odia, un fidanzato che lo ha da poco lasciato), che da quello lavorativo (si arrabatta con lavori estemporanei, spesso aiutato dalla famiglia benestante).
Scampato a un incidente con la macchina che lo porta alla festa degli sposi, inizia a ricordare gli episodi salienti del proprio passato, che allo spettatore vengono riproposti mediante l’utilizzo di numerosi flashback, con un continuo andirivieni temporale scandito dalla voce over dello stesso Arturo che ripercorre i vari accadimenti traendoli dalle pagine del suo diario intimo, un mezzo che permette al giovane protagonista di riscrivere la propria storia con le bugie che lui stesso si è sempre raccontato.
Tutto questo provocherà nella mente di Arturo una sorta di corto circuito che lo porterà a perdere il controllo di se stesso ubriacandosi al ricevimento, complice anche l’incontro con il suo ex, con conseguenze deleterie sui già difficoltosi rapporti interpersonali con familiari e amici.
Una commedia piacevolmente ironica, condita con un filo di tristezza
Arturo a los 30, secondo lungometraggio di Martin Shanly, ha richiesto circa cinque anni per la sua realizzazione e, nell’idea originale del regista e della co-sceneggiatrice Ana Godoy, avrebbe dovuto risultare un assemblaggio di vari episodi, ciascuno riguardante uno dei personaggi presenti, con la figura di Arturo a fare da legame alle varie storie, diventando, solo in un secondo tempo, il protagonista principale a tutti gli effetti.
Il risultato finale è una piacevole commedia giocata sul filo dell’ironia, che non esita a inserire una vena di mestizia amplificata dalla voce fuoricampo di Arturo, un uomo che stenta a uscire dalla condizione post-adolescenziale nella quale, a conti fatti, gli fa comodo crogiolarsi, mostrando l’incapacità o il rifiuto a crescere. Diretta conseguenza della difficoltà a elaborare il lutto derivante dalla morte del fratello al quale era molto legato, scomparso troppo presto, all’età che ha ora il protagonista.
Il confinamento imposto dal lockdown diventerà così, per Arturo, l’occasione per tirare il fiato, fermandosi a riflettere per poter mettere finalmente ordine nella propria vita.
Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers