‘Ricardo et la Peinture’, nello sguardo di un poeta nato pittore
La storia di un grande artista contemporaneo raccontata attraverso la sua voce, il suo lavoro e la sua infinita conoscenza dell'arte e dei suoi Maestri ispiratori
Ricardo Carvallo è un artista di grandissimo talento che nel documentario a lui dedicato, diretto da Barbet Schroeder, esprime la forza di tutta la sua umanità, costellata dall’amore per la semplicità e la bellezza. Originario di Buenos Aires, dopo un giovanile e prolifico periodo parigino, si è trasferito definitivamente a Finistère, in Bretagna. Schroeder ne segue alcune giornate di lavoro, le sue composizioni e, soprattutto, la sua smodata conoscenza della pittura e dei grandi del passato, Caravaggio e Velasquez in assoluto. Un viaggio a ritroso nella memoria dell’artista e nella prospettiva di un uomo che da sempre considera l’essenziale e la natura i bastioni imprescindibili della vita. Prodotto da Bande à Part films e Les Films du Losange, Riccardo et la Peinture era presente nella sezione Fuori Concorso del 41 Torino Film Festival.
Ricardo et la Peinture, una voce d’artista
Una delle peculiarità del documentario girato da Schroeder è senza dubbio quella di riuscire a sostenere l’identità del protagonista, senza mai scinderne la natura professionale da quella più intima, attinente alla sfera della condizione umana. Un aspetto che appare già chiaro fin dalle prime sequenze in Bretagna. Nonostante l’indole pacata, fatta di gesti cadenzati e sguardi sempre pronti a dire e spiegare. La passione per il dipingere, il creare, così come quella per la vita stessa, emergono in maniera impetuosa, quasi viscerale. Tuttavia, il tramite fondante, il divulgatore per eccellenza, il modellatore della forma e della materia immaginata appare, senza dubbio, la voce di Ricardo Carvallo. Il suo accento da francese non madrelingua, unito alla perfetta scelta dei vocaboli, per raccontare, spiegare e interpretare, particolarizza ancora di più la storia. Un tono arricchito dalla profondità di un vissuto speso nell’intento di rappresentare l’attenzione verso una natura evocatrice. Una madre avida di colori e sfumature. Come del resto l’esistenza e le sue infinite diramazioni che trasudano gioia e dolore.
Prendo in prestito dei corpi e degli oggetti, li dipingo per ricordare a me stesso la magia dell’equilibrio che regola l’universo tutto.
Caravaggio
Le stagioni dell’uomo
Diego Velàsquez è il pittore universale, il ritrattista forse più importante della storia dell’arte. Assume il ruolo di ispirazione e di metafora del mondo, con un approccio che per Carvallo rappresenta una fonte costante di pensiero. Velàsquez si formò strutturandosi nella pittura del Caravaggio e nel suo verbo. Gli oggetti presenti nei suoi quadri assumono la stessa consistenza dell’impasto di colori utilizzati per dipingere la figura umana. Uno dei suoi primissimi lavori, Tre uomini a tavola, conservato al museo dell’Ermitage a San Pietroburgo, raffigurante un tavolo d’osteria, con i commensali nella persona delle tre diverse età dell’uomo, è emblematico per la forza corrosiva che è in grado di esprimere sul nostro immaginario. Il bambino, l’adulto, il vecchio; le età dell’uomo si incrociano, si parlano, si riconoscono e ci guardano. Ci suggeriscono la semplicità del divenire, dell’essere. Quella stessa che Carvallo, con la sua costanza d’ogni giorno, da sempre riproduce sulle sue tavole intrise d’ogni forma di natura e traduce amorevolmente ai piccoli allievi della sua scuola di Finistère.
Il riso e la ricerca
La macchina da presa di Barbet Schroeder è abilissima nel creare l’atmosfera più naturale da adeguare al racconto di vita di Riccardo Carvallo. Sostenuta dal montaggio accurato della brava Julie Lena, e dalla fotografia realistica di Victoria Clay Mendoza, s’introduce in una quotidianità scelta per dettare una linea biografica in grado di delineare una chiave di lettura facilmente decifrabile. Il modo di essere dell’artista viene immediatamente identificato nel cibo, nella semplicità del vestire e nella sua vocazione per una vita da svolgere nel suono della sua pittura. Come se attorno il mondo fosse, silenzioso, intento a rimirarne ogni pennellata. Il riso, di cui Carvallo si nutre da sempre, dall’età di tredici anni, diventa una specie di mcguffin. Sostiene la narrazione, le dà quella spinta in più, senza tuttavia rivestire alcun ruolo significante per lo spettatore. Così, tra un piatto di riso e l’altro, la ricerca introspettiva di un maestro della pittura, e grande conoscitore della storia dell’arte, si fa sempre più coinvolgente. Fino al punto di trasformare Ricardo et la Peinture in una vera e propria opera di divulgazione, virtuosa e passionale.
Anno: 2023
Durata: 107 minuti
Genere: documentario
Nazionalita: Francia, USA
Regia: Barbet Schroeder
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