Who Am I Not, il potente docu-film dell’esordio alla regia di Tünde Skovrán, attrice rumena, sceglie di raccontare una storia che da molti è condivisa ma da tanti è ignorata. Il docu-film è stato presentato in anteprima mondiale al Festival Internazionale del Documentario di Salonicco, dove ha ricevuto tre premi. Proiettato anche al SXSW e al CPH:DOX. Quest’anno Who Am I Not parteciperà, nella sezione WORLD-DOC, alla seconda edizione del Rome International Documentary Festival (RIDF), un concorso finalizzato a portare in sala alcuni promettenti documentari italiani e internazionali dell’ultima stagione, che si tiene dall’1 al 7 dicembre 2023.
Di cosa parla Who Am I Not
La regista in Who Am I Not atterra in Sud Africa e segue le vicende di Dimakatso e Sharon-Rose, due persone intersex (intersessuali) che si ritrovano a condividere la stessa condizione in maniera totalmente opposta e differente. Due storie struggenti che convergono, che sono piene di sofferenza ma anche di tanta speranza.
Uno dei protagonisti di Who Am I Not è Dimakatso, nato con entrambi gli organi genitali femminili e maschili, ma alla nascita subisce un’operazione ed è assegnato al genere femminile. Dimakatso cerca di scoprire qual’è la sua vera identità, andata perduta insieme ai documenti di un’operazione della quale non si sa nulla. Combattendo al contempo con ciò che sente di essere, in contrapposizione al suo aspetto esteriore. Si ritrova a fronteggiare una società ancora mentalmente chiusa, scettica nei suoi confronti e non disposta nemmeno ad offrirgli un lavoro perché “non abbiamo i soldi per organizzare un bagno a parte”.
Sharon-Rose, altra faccia di Who Am I Not, è invece una modella e il suo aspetto è quello di una bellissima ragazza con gli occhi altrui sempre puntati addosso. Scopre però di avere i cromosomi XY di un uomo. E cade, a seguito di questa scoperta, in una crisi d’identità, sentendo disagio anche quando ha un appuntamento con un ragazzo. Amata e voluta da tutti, non accetta se stessa.
Un racconto potente e sensibile
Due storie, queste, molto lontane dalla realtà che può avere chiunque al giorno d’oggi. Eppure, molti vivono queste condizioni in silenzio, morendo però dalla voglia di urlare al mondo chi sono. Tünde Skovrán, con Who Am I Not, sceglie quindi di dare voce a Dimakatso e Sharon-rose, lasciando che siano loro a parlare liberamente. Mette da parte il formato intervista e, come in un film senza filtri, racconta guardando dall’esterno. Senza mai giudicare mostra. In silenzio, senza nessun commento. La voce è unicamente quella dei due protagonisti che si raccontano, tra gioia, lacrime e importanti silenzi.
È un racconto intermezzato da visioni oniriche che esplorano il corpo, emblema di Who Am I Not. Un corpo che cambia, che si attorciglia, si contrae, ed in posizione fetale rimane immobile, come alla nascita. Un corpo mostrato attraverso una fotografia perfetta e propriamente studiata, contrapposta invece alla luce naturale e placida che incornicia l’intero film.
È questo il piccolo ma grande mondo che è ignorato da molti e da altrettanti discriminato, ma che esiste e grida giustizia. Una condizione che non può essere generalizzata o ridotta all’osso. Come ci mostra la regista, le storie di queste due persone intersex sono profondamente diverse, pur condividendo la stessa condizione. Un sentimento di inappropriatezza che però è assai soggettivo. Sono analizzati aspetti diversi e vissuti differenti, immersi in contesti sociali quasi opposti, fornendo un quadro chiaro e completo di quello che può essere l’esperienza di una persona intersex.
Who Am I Not è di una potenza inaudita, e di una sensibilità unica.
Questa e altre novità al Rome International Documentary Festival (RIDF)