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FESTIVAL DI CINEMA

Venezia.69: “O luna in Thailandia” di Paul Negoescu (Settimana della Critica)

“O luna in Thailandia”, opera prima del regista rumeno Paul Negoescu, mette in scena i tormenti e lo smarrimento di una generazione di trentenni benestanti, in una società in piena evoluzione

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Anno: 2012

Durata: 90’

Genere: Drammatico

Nazionalità: Romania

Regia: Paul Negoescu

 

O luna in Thailandia, opera prima del regista rumeno Paul Negoescu, già vincitore, per la direzione di alcuni cortometraggi, di festival importanti, può essere considerata il primo lungometraggio nella storia del Cinema Rumeno dopo il crollo del comunismo ad avere il più giovane gruppo di professionisti.

Il regista si è avvalso, infatti, di attori e collaboratori quasi tutti sotto i trent’anni. Il merito del film è di presentarci una Romania contemporanea, a differenza di molti suoi colleghi che hanno rivolto l’interesse al passato di questa terra.

Si inizia con l’immagine dello skyline di Bucarest e tutto si svolge nella notte di Capodanno. Il protagonista Radu (Andrei Matteiu) lascia la sua ragazza proprio quella stessa notte e inizia a girovagare per discoteche alla ricerca della sua ex trasferitasi in America, che pensa di aver visto nel pomeriggio al supermercato. Gli incontri di questa notte ci mostreranno lo smarrimento di una generazione di trentenni benestanti, in una società in piena evoluzione.

Il protagonista ricorda certi personaggi di Rohmer, con il suo consumismo dei sentimenti. Le figure femminili Adina (Ioana Anastasia Anton) e Nadia (Tudor Aaron Istodor), con i nomi che sono uno l’anagramma dell’altro, sono rappresentate dal regista come le tutelari dell’integrità dei sentimenti, mentre nell’animo di Radu vive una forte contraddizione fra la scelta della libertà e l’attrazione che esercita in lui il possesso.

I dialoghi risultano molto ben scritti e come ha dichiarato il regista, dopo la proiezione del film, sono nati anche con la collaborazione degli attori. Questo conferisce alla pellicola un tocco convincente di verità. Anche se a volte la sceneggiatura pare ripiegarsi su se stessa, nel suo primo lungometraggio Nogoescu dimostra di saper rendere i tormenti di una generazione con estrema sensibilità.

Vittorio Zenardi

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