Torino Film Festival

‘Clara se pierde en el bosque’ : le ceneri del passato

Un viaggio in un passato dolce amaro che lascia spazio ad un futuro tutto da scrivere

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Clara se perde en el bosque è presentato fuori concorso nella sezione Il Gioco della Finzione – Nuovi Sguardi Argentini del Torino Film Festival.

Di cosa parla Clara se pierde en el bosque

Approdo o smarrimento? Tale è l’interrogativo che pone la pellicola della giovane regista argentina Camila Fabbri e che scaturisce dalla rielaborazione di un testo letterario di qualche anno prima, strettamente legato alla sua biografia.

La regista Camila Fabbri. Immagine fornita dal TORINO FILM FESTIVAL

Clara se perde en el bosque trae spunto dalla tragedia del club Cromañón di Buenos Aires del 2004, quando un incendio causò la morte di 194 ragazzi e il ferimento di circa 700 giovani durante il concerto del gruppo rock Callejeros. Camila, presente al live del giorno precedente, visse l’esperienza di rimando con il coinvolgimento di amici e coetanei.

L’urgenza di elaborazione mediante la scrittura diede vita al testo El día que apagaron la luz. Qui, invece, la prospettiva è rovesciata, poiché non si tratta direttamente l’accaduto, bensì si dà voce all’eco risultante da quel vissuto, chiamando a raccolta ricordi personali e di amici che in un susseguirsi di messaggi vocali e video riesumano ondate di voci, immagini, umori di un tempo andato.

Un viaggio dell’anima tra passato dolceamaro e futuro incerto

L’atto generativo risiede nel messaggio dell’amica Martina, con lei al momento della sciagura, che alla soglia della trentina si interroga sulla possibile maternità e le scelte future. Clara sta viaggiando in auto verso la casa di famiglia del fidanzato e intona canti che non può condividere, intraprende un viaggio dell’anima in totale solitudine e pare illuminarsi unicamente con “ciò che fu”.

Nei giorni seguenti condivide spazi, momenti e conversazioni nella casa di campagna di Miguel, ma in fondo non è mai veramente lì.
Siamo lontani dal paradiso bucolico. Clara patisce la campagna, accosta la casa che la ospita a quella di Hansel e Gretel e si perde nel bosco della coscienza. Si sporca in acque fangose. Si pone domande e innesta dubbi, alla ricerca della memoria propria e altrui.

Fa capolino un’Argentina in crisi che rimbalza sulla dimensione personale della protagonista. Documenti video di marce e proteste si accostano ad estratti di vita giovanile tra palchi e musica e la nostalgia è dilagante. Lo sguardo della protagonista, Camila Peralta, sembra dover cedere alla lacrime da un momento all’altro.

Intanto Clara riprende tutto con la vecchia handy-cam, senza un fine preciso e in un’ottica meta cinematografica che la fa confondere con la voce della stessa cineasta, presente nelle immagini a chiusura del lungometraggio.

Un’opera singolare e intima, esordio alla regia cinematografica che divampa in fiamme rigenerative in un bagliore che avvolge tutto. Non si sa in quale forma ma c’è spazio per il domani. Che è ancora tutto da scrivere.

Guarda il trailer su Youtube

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