Il cielo brucia di Christian Petzold con Thomas Schubert, Langston Uibel, Paula Beer, Enno Trebs, Matthias Brandt, sarà nei cinema dal 30 novembre con Wanted e il 27 novembre in anteprima nazionale al Torino Film Festival.
La trama
Due giovani amici berlinesi si ritrovano a trascorrere una torrida estate in una casa per le vacanze della famiglia di uno dei due, isolata in un bosco sulle coste del Mar Baltico.
Leon (Thomas Schubert) è uno scrittore in crisi che sta faticosamente terminando il suo secondo romanzo in attesa dell’arrivo del suo editore, mentre Felix (Langston Uibel) deve preparare un portfolio per entrare in un’accademia di belle arti per una mostra dedicata all’acqua. Poco dopo il loro arrivo, i due ragazzi scoprono che la casa è già abitata da altri due ospiti inaspettati, Nadja (Paula Beer), una bella e disinibita ragazza che vende gelati e studia letteratura – che attira le attenzioni di Leo – e il suo ragazzo occasionale Devid (Enno Trebs), un atletico bagnino dal quale anche Felix si sente attratto.
Tra i quattro casuali abitanti della grande dimora si instaurano rapporti precari e mutevoli, che mettono a nudo le problematiche di ciascuno di loro. Quando sembra crearsi una certa armonia l’arrivo dell’editore (Matthias Brandt) scompagina le carte in tavola. Intanto l’atmosfera vacanziera viene minacciata da un grande incendio boschivo, che lentamente sembra accerchiare la villa e rendere tutto ancora più precario. Mentre il cielo rosso diventa sempre più incombente e piove cenere sulla casa le cose iniziano a precipitare verso un drammatico epilogo.
La metafora dell’incendio
La vacanza, intesa come viaggio fisico e spirituale, è un tema spesso utilizzato al cinema per esplorare gli anfratti più segreti dell’animo umano e le dinamiche relazionali tra personaggi diversi, se non addirittura opposti nelle loro peculiarità caratteriali.
Christian Petzold fa incrociare i destini di quattro ragazzi in una casa che diventa rifugio ma anche fuga della realtà. L’armonia tra loro è solo apparente; soprattutto Leon, lo scrittore in erba, fa fatica a incastrarsi con le personalità dei suoi compagni di avventura, rifugge la vita nel vano tentativo di riprodurla nel suo nuovo romanzo, nobilitandola attraverso l’arte ma svuotandola della sua autenticità, del suo caos informe, di quell’impulso vitale che non manca agli altri personaggi.
Nadja rappresenta proprio il suo opposto, simbolo di desiderio e voluttà, cavalca le emozioni del momento, combina e scombina i giochi; una ninfa bella e leggiadra in grado di suscitare amore, ispirare e anche guarire.
È difficile identificare Il cielo brucia con un genere ben preciso; ci sono momenti di ilarità e tensione, attraversati da un’ironia sottile e pungente su cui aleggia sempre l’ombra di un qualcosa di più grande, di inevitabile che sta per accadere.
Un crescendo di situazioni paradossali, di implosioni emotive che culmina nel cielo rosso infuocato, esplode nell’incendio che distrugge i boschi e uccide le sue creature, nella pioggia di cenere, presagio di sventura ma anche di liberazione.
L’ineluttabilità del destino, beffardo, spietato e il più delle volte privo di senso si fa arte attraverso i ritratti degli sconosciuti davanti al mare scattati da Felix e le parole di Leon.
In quel viaggio così strano, i quattro protagonisti vengono avvolti, non solo metaforicamente, dalle fiamme che divampano, fuori e dentro di loro. Dalla bellezza, dalla leggerezza e dalla distruzione.
Ambientazioni, tematiche e musica
Il film è stato girato nell’agosto 2022 presso varie località balneari tedesche sul Mar Baltico nel Meclemburgo-Pomerania Anteriore. Presentato in anteprima mondiale alla 73ª edizione del Festival di Berlino, rappresenta il secondo capitolo di una prevista trilogia iniziata da Petzold nel 2020 con Undine – Un amore per sempre, dedicata alla solitudine e alla complessità dei rapporti interpersonali e basata sugli elementi naturali.
Dopo l’acqua, questa volta è il fuoco l’elemento chiave della storia. Paura e lussuria, risentimento e amore, desiderio e gelosia, molte sono le tensioni sotterranee che animano lo scenario emotivo del film, che parte come una commedia di educazione sentimentale per trasformarsi progressivamente in una lucida e drammatica riflessione sulla condizione giovanile nella società contemporanea. Il fuoco, dunque, come forza vitale e distruttrice, il sacro fuoco dell’arte e quello profano dell’eros.
La musica gioca un ruolo importante nel film, a rimanere scolpita nella memoria degli spettatori è l’ipnotica melodia della canzone In my mind del gruppo austriaco Wallners, un brano che parla del potere dell’immaginazione e della capacità di creare il nostro mondo ideale all’interno delle nostre menti.