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FESTIVAL DI CINEMA

Venezia. 69: “Heritage” (“Inheritance”) di Hiam Abbas (Orizzonti)

Nella sezione ‘Giornate degli Autori’ è stata presentata “Heritage” (Inheritance), opera dell’attrice palestinese de “La sposa siriana” e “Miral”, Hiam Abbas, che si cimenta per la prima volta dietro la macchina da presa. La storia si svolge mentre infuria la guerra tra Israele e Libano, e narra le vicende di una famiglia palestinese che vive nel nord della Galilea

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Anno: 2012

Durata: 88’

Genere: Drammatico

Nazionalità: Palestina

Regia: Hiam Abbas

Nella sezione Giornate degli Autori è stata presentata Heritage (Inheritance), opera dell’attrice palestinese de La sposa siriana e Miral, Hiam Abbas, che si cimenta per la prima volta dietro la macchina da presa. La storia si svolge mentre infuria la guerra tra Israele e Libano, e narra le vicende di una famiglia palestinese che vive nel nord della Galilea, che si riunisce per celebrare il matrimonio di una delle figlie. Quando il padre cade in coma profondo anche all’interno della casa esplodono conflitti spietati, tra segreti svelati e menzogne smascherate. Uno scontro duro come la guerra esterna che li circonda. Emerge nella vicenda la figura di Hajar (Hafsia Herzi) che rifugge dalle imposizioni di un ordine  sociale dominante dove le donne sono costrette a lottare per garantirsi l’eguaglianza. Lei si rifiuta di intraprendere un cammino che le è stato imposto. Sceglie di vivere la sua storia d’amore con l’inglese Matthew (Tom Payne), e la sua vita di artista liberamente, scontrandosi con una tradizione famigliare secolare. La scelta di utilizzare un leitmotiv sonoro, quello del rumore degli aerei da bombardamento per tutta la durata del film, anche quando non direttamente associate a scene di guerra è ben riuscita, perché fa piombare lo spettatore in una sottile angoscia, ricordandogli costantemente la vita sotto assedio dei protagonisti.

Il manifesto de La dolce vita, che si vede nella stanza di Hajar, si fa metafora di una voglia di adeguarsi a una modernità sia di linguaggio sia di costume. Il film è ben strutturato e si lascia seguire fino in fondo, tuttavia la regista poteva con la sua sensibilità di donna della Galilea incidere sul senso del discorso, esprimere anche metaforicamente una secca condanna di una società fondata sulla legge del più forte, invece sembra rendere palese  uno sguardo se non complice, rassegnato, evidenziato dalle scelte della protagonista.

Vittorio Zenardi

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