Da quest’anno il Festival Internazionale di Cinema e Donne, giunto con successo e onore alla sua 44a edizione, ha una nuova direttrice artistica: Camilla Toschi, responsabile già da anni della programmazione e gestione eventi del Cinema La Compagnia a Firenze, ha raccolto, insieme ai suoi collaboratori, con il passaggio del testimone al team dell’Area Cinema di Fondazione Sistema Toscana, l’eredità artistica di un Festival che è stato, per oltre 40 anni, fonte di ispirazione per molte altre manifestazioni analoghe, in Italia e in Europa, e modello per un cinema libero, militante, innovativo e focalizzato sulla parità di genere, un’idea in continuo rinnovamento. Proprio l’arrivo di Camilla Toschi come nuova direttrice del Festival Internazionale di Cinema e Donne coincide con questo rinnovamento e la 44a edizione riparte, non a caso, dalle autrici millennials, con il titolo di Millennial Frames.
L’enorme lavoro svolto in questi anni dalla Toschi, sia nell’organizzazione del Festival Internazionale di Cinema e Donne, sia nella ricerca e nella selezione di opere interessanti presso i grandi Festival Internazionali (Cannes, Berlino, Venezia) l’hanno candidata naturalmente al ruolo. Parliamo con lei, Camilla Toschi, del Festival, obiettivi, ospiti e messaggi importanti che la manifestazione vuole veicolare quest’anno, delle autrici e registe donne, delle battaglie dentro e fuori il mondo del cinema che ancora le donne devono portare avanti.
Il festival è all’interno della 50 giorni di cinema a Firenze.
Festival Internazionale di Cinema e Donne: valorizzare una cinematografia spesso relegata ‘in secondo piano’
Come nasce questo Festival, che viene da lontano, e che giunge quest’anno alla 44esima edizione?
Il Festival nasce nel 1979 da un gruppo di donne che avevano come obiettivo quello di promuovere la produzione e la cinematografia di registe donne, questo è l’elemento, il fil rouge che si è portato avanti in tutti questi anni per cercare di dare valore e spazio a una cinematografia che spesso è messa in secondo piano. I motivi sono tanti, spesso è difficile trovare risorse per le donne, lo è ancora oggi, le produttrici non sono ancora tantissime, le registe ancora meno, specialmente quelle italiane ma non solo. Il quadro per fortuna sta un po’ cambiando e da quest’anno, sotto la mia direzione insieme ai colleghi del cinema La Compagnia, abbiamo deciso di prendere in eredità da Paola Paoli e Maresa D’Arcangelo, direttrici fino all’anno scorso (ideatrici e responsabili del ‘Laboratorio Immagine Donna’), questo importante progetto di Festival. Da qui sono passati grandissimi nomi del cinema contemporaneo, da Margarethe Von Trotta a molte altre, si è parlato negli anni di tantissimi argomenti e presentato il meglio del cinema al femminile fin dagli albori, cioè da quando alcune registe, non ancora note, sono poi diventate famose, ed erano già passate per il Festival di Cinema e Donne: per fare un esempio Lina Wertmüller che è stata ed è una grandissima amica del Festival.
Millennials Frames
Perché questo titolo dato alla nuova edizione, ‘Millennials Frames’, evocativo di una generazione molto più giovane rispetto alla nascita del Festival?
Il tema di quest’anno è legato proprio alla nuova prospettiva che volevamo dare al Festival, che effettivamente aveva bisogno di un rinnovamento. Per anni si dedicava ciascuna edizione a un tema legato all’attualità, questo era il taglio che si voleva dare principalmente. Quest’anno il nostro tentativo, come Cinema La Compagnia, è stato quello di dare un nuovo taglio al progetto, partendo anche dalla valorizzazione di quella che è la storicità di questo Festival e mantenendo uno sguardo sull’attualità, però con un’attenzione particolare alle autrici di opere prime, che spesso non hanno i finanziamenti, né visibilità, né distribuzione ma che raccontano il presente: per questo il titolo Millennials Frames, la famosa generazione delle millennials in primo piano, perciò fermi immagini, assaggi, spunti del meglio che, secondo noi, la cinematografia delle autrici di quella età propone. Questo è un punto fermo su cui noi continueremo a impegnarci anche nei prossimi anni. Tutto questo senza però dimenticare il forte legame con i 43 anni di storia del Festival.
Può il cinema fare la differenza e denunciare quanto accade?
Ci puoi parlare del legame intergenerazionale fra registe, anche in relazione alle scelte del programma di quest’anno?
Sì, in particolare abbiamo due autrici ‘storiche’ di riferimento a confronto con altre più giovani, con le loro opere di esordio. Quest’anno la prima ospite è Agnieszka Holland (che sarà in collegamento), già intervenuta al nostro Festival e premiata col Sigillo della Pace nel 2022, una regista impegnata che ha vinto quest’anno il Premio Speciale della Giuria a Venezia con il suo film Green Border, sul dramma delle migrazioni sui confini.
Poiché gli stessi temi sono stati trattati nell’opera prima, come regista, di Kasia Smutniak, il documentario MUR, abbiamo immaginato di costruire una serata in cui si confrontano le due opere.
Nell’evento Le Accademie europee e il cinema, infatti, l’affermata cineasta polacca di fama internazionale, presidente dell’European Film Academy, e l’eclettica esordiente alla regia, Kasia Smutniak, si confronteranno con l’aiuto di Piera Detassis, Presidente della Fondazione David di Donatello, sullo stesso tema, quello delle migrazioni, con due film molto diversi nel linguaggio ma profondamente connessi nei contenuti, e su quali sono le potenzialità del cinema per denunciare quello che accade, interrogandosi su quanto possono le Accademie (la Holland è alla presidenza dell’EFA, come dicevo) e le opere cinematografiche in genere fare la differenza.
Questa è l’idea che ci siamo dati e l’obiettivo che volevamo raggiungere: capire quanto il cinema può informare e quanto può fare la differenza. Dunque ci è sembrato importante questo confronto generazionale, fra due registe che trattano temi politici in comune, con gli stessi obiettivi di denuncia, per raccontare cosa succede nel loro paese d’origine: lo fanno in due modi diversi, una con la finzione, l’altra col documentario, ma con una missione chiara per entrambe, denunciare quanto si può mediante il cinema. Pensiamo che questa sia la giusta direzione verso cui il cinema può andare, soprattutto un cinema europeo e il fatto di essere donna a farlo può essere un punto in più.
Autrici, attiviste, registe e sguardi esordienti, donne e giovani
Altre presenze storiche o millennials di autrici che tieni a ricordare nel programma?
Sì, l’altra regista storicamente amica del Festival è Barbara Cupisti, che ha vinto qualche anno fa il premio Sigillo della Pace, e che sarà presente sabato con un evento speciale: si parla sempre di guerra, questa volta in Ucraina. La regista, nel documentario Wartime Notes, racconta, in particolare, la storia di Oleksandra Matviicuk, un’attivista ucraina premiata, per il lavoro della sua ONG, con il Premio Nobel per la Pace, che sarà ospite anche lei del nostro Festival qui a Firenze. Qui c’è un altro elemento che contraddistingue la programmazione de La Compagnia, il cinema come strumento di racconto per arrivare a parlare di cose importanti e temi di denuncia.
Il resto della programmazione è fatto di opere prime, tra cui How to Have Sex, film vincitore del Grand Prix Un Certain Regard a Cannes, della regista Molly Walker, la quale non potrà essere presente a Firenze ma manderà un video. Il film, che sarà distribuito in Italia da Teodora, è girato magistralmente in un modo nuovo, e tratta temi molto attuali fra i giovani, molto in linea con gli obiettivi che ci diamo con questo Festival. Siamo investendo tantissimo in un pubblico giovane che, anche con questa 50 giorni di cinema ci sta rispondendo molto bene, pure come pubblico delle nostre retrospettive.
Anche Jasmine Trinca sarà ospite del Festival, con il suo Marcel, opera prima dell’artista in veste di regista: ci tenevamo molto ad avere il film, anche se è uscito ampiamente, perché ci interessava la conversazione con l’autrice, Jasmine Trinca, in programma per domenica, per sapere come cambia la prospettiva di un’artista da interprete ad autrice e dove nasce il desiderio di raccontare in prima persona scegliendosi le storie. Alla fine del Festival ci sarà anche un Premio del Pubblico. Attendiamo un buon flusso di spettatori, soprattutto di giovani.
Festival Internazionale di Cinema e Donne: la parità con gli uomini nel mondo del cinema è ancora un’utopia
Quali sono le battaglie che le donne devono ancora affrontare, secondo te, nel mondo del cinema?
Senz’altro la parità di genere con gli uomini, che nel mondo del cinema ancora è un’utopia a tutti gli effetti, sia dal punto di vista pratico, di organizzazione della vita di tutti i giorni, che da un punto di vista legislativo, dato che la maggior parte dei ruoli apicali sono ancora ricoperti da uomini… parlavamo prima di distribuzione, di produzione e tanto più in un mestiere difficile come quello della programmazione di un Festival e della gestione di una sala cinematografica – il lavoro che noi facciamo ogni giorno – che è ancora un lavoro molto molto maschile, ci sono tante dinamiche di genere in questo ambito…
Decostruire il patriarcato, al cinema e nella vita, con i film e il lavoro delle donne
Come pensi che il cinema possa aiutare a decostruire la mentalità/cultura patriarcale che porta all’affermazione del potere maschile sul corpo e sulla psiche delle donne, fino al femminicidio?
È una battaglia che non finiremo mai di combattere, in tante lo stanno facendo attraverso il cinema, faccio un riferimento facile al successo del film di Paola Cortellesi, per esempio, ma da sempre in tanti generi diversi, soprattutto nel genere documentario, le autrici donne cercano come possono di parlare di quelle che sono le battaglie che cerchiamo di vincere, fra tutte il tema della parità di genere, questa infinita battaglia a valere quanto gli uomini, soprattutto in ambito lavorativo e il mondo del cinema, da questo punto di vista, non è un buon esempio.
Ovviamente ci sono poi tutte le dinamiche private legate alle gestioni familiari, che sono ancora principalmente in capo alla figura femminile, la madre o i nonni… io stessa lavoro a tempo pieno e sono mamma di due bambini, e poter lavorare è un lusso per una donna, soprattutto nel campo del cinema dove non ci sono orari… non è un classico lavoro d’ufficio, ti prende tanto tempo e non c’è nessun tipo di tutela o di supporto che non siano quelle private o familiari.
Il Cinema La Compagnia
La sede del Festival Internazionale di Cinema e Donne è a Firenze, nel Cinema La Compagnia: in quanti siete a lavorare al Festival?
La sede del Festival, La Compagnia, è di fatto la Casa del Cinema della Regione Toscana che dal 2007 produce la 50 giorni di cinema, un contenitore per la produzione e la promozione di vari Festival, non solo quello di ‘Cinema e Donne’. Continuiamo anche a collaborare con ‘Laboratorio Immagine Donna’, ideato e portato avanti dalle precedenti direttrici artistiche del Festival, Paola Paoli e Maresa D’Arcangelo, che lavorano a laboratori europei su progetti di educazione all’immagine e su molto altro.
Nello staff stabile di programmazione e realizzazione degli eventi, presso La Compagnia, siamo in quattro: io, Arianna Cicero, Andrea Magagnato e Marta Zappacosta. Durante l’anno curiamo, nella programmazione generale, retrospettive, documentari, Festival e altri eventi. Per il Festival Internazionale di Cinema e Donne necessitava un rinnovamento, anche generazionale: in futuro speriamo anche di aumentare il numero delle giornate del Festival.
Il programma del Festival Internazionale di Cinema e Donne
VENERDÌ 24 NOVEMBRE
17.30
Inaugurazione e premiazione di Paola Paoli e Maresa D’Arcangelo (direttrice e vicedirettrice di laboratorio Immagine Donna)
a seguire
“The Green Border” di Agnieszka Holland | Polonia, Francia, RepCeca, Belgio |2023 |152min, v.o. sot. ita | Anteprima toscana
Nelle insidiose foreste paludose che costituiscono il cosiddetto “confine verde” tra Bielorussia e Polonia, i rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa che cercano di raggiungere l’Unione Europea si trovano intrappolati in una crisi geopolitica cinicamente architettata dal dittatore bielorusso Aljaksandr Lukašėnko. Nel tentativo di provocare l’Europa, i rifugiati sono attirati al confine dalla propaganda che promette un facile passaggio. Pedine di questa guerra sommersa, le vite di un’attivista di recente formazione, di una giovane guardia di frontiera, e di una famiglia siriana si intrecciano. Il nuovo toccante film di Agnieszka Holland, presentato in concorso a Venezia 80, ci apre gli occhi, parla al cuore e ci sfida a riflettere sulle scelte morali che ogni giorno persone comuni si trovano ad affrontare.
21.00
Agnieszka Holland incontra Kasia Smutniak
Due cinematografie a confronto, il racconto da due diverse angolazioni del fenomeno delle migrazioni | Modera Piera Detassis
a seguire
“Mur” di Kasia Smutniak | Italia |2023 |107 min, v.o. ita |Anteprima toscana | Opera prima alla presenza della regista
Un doc che parte dal racconto di un muro, quello di 186 km costruito al confine tra Polonia e Bielorussia con lo scopo di respingere i migranti in cerca di asilo, per raggiungere la consapevolezza che l’accoglienza non deve fare distinzioni, chiunque sia in pericolo va soccorso. Kasia Smutniak esordisce alla regia con un film che è allo stesso tempo un diario intimo e una denuncia. Grazie all’aiuto di attivisti locali e con un’attrezzatura leggerissima, la regista raggiunge il confine e filma ciò che non si vuole raccontare cercando allo stesso tempo di riconciliarsi con il proprio passato.
SABATO 25 NOVEMBRE
15.00
“Malqueridas” di Tana Gilbert | Cile, Germania |2023 |74 min, v.o. sot. ita |Anteprima toscana | Opera prima
Le storie, la resistenza e l’emancipazione di un gruppo di detenute madri in una prigione cilena. Girato interamente dalle stesse detenute tramite cellulari introdotti clandestinamente all’interno del carcere, il doc costituisce la memoria collettiva di una comunità spesso abbandonata costretta a sopportare le prove della vita in prigione lontano dalla famiglia. Il film ha vinto la Settimana Internazionale della critica di Venezia 80: “un soggetto vertiginoso, un approccio formale magistrale, un gesto radicale che fa rivivere il fuori campo e ci mostra solo i dettagli, l’immagine sfocata, i pixel rubati.
16.30
“We Might as Well Be Dead” di Natalia Sinelnikova | Germania |2022 |93 min, v.o. sot ita
In collaborazione con il Trieste Film Festival |Anteprima toscana |Opera prima
Presentato al Festival di Berlino e successivamente al Trieste Film Festival 2023, un’opera prima ambientata in un microcosmo condominiale in cui l’autrice – una giovane e talentuosa regista di origini russe emigrata a Berlino – esplora gli effetti della paura e come questa può cambiare le persone impedendo la coesione sociale della comunità. Un’allegoria dall’atmosfera distopica piena di suggestioni contemporanee che vanno da Ballard a Lanthimos.
18.30
EVENTO SPECIALE A INGRESSO LIBERO
“Wartime Notes” di Barbara Cupisti | Italia | 2023 | 90 min, v.o. sot. ita
Alla presenza del premio Nobel per la Pace 2022 Oleksandra Matvijčuk, della regista Barbara Cupisti e dei produttori Barbara Meleleo e Sandro Bartolozzi.
24 febbraio 2022. In Ucraina, la quotidianità scorre come in un giorno qualsiasi. Arrivano i primi bombardamenti che costringono molti a lasciare il Paese, altri a imbracciare le armi, quasi tutti ad affrontare separazioni, paure e lutti. Barbara Cupisti ha sempre dedicato particolare attenzione alle questioni sociali e all’ingiustizia, soprattutto dal punto di vista delle donne. Qui incontra chi ha attraversato il confine ucraino per sopravvivere o aiutare la resistenza o chi è rimasto nella propria terra continuando a lottare per difendere il Paese e la propria cultura.
21.00
“About Last Year” di Dunja Lavecchia, Beatrice Surano, Morena Terranova | Italia | 2023 | 93 min, v.o. ita | Anteprima toscana | Opera prima
in collaborazione con CinematograFica
Alla presenza delle registe
Periferia di Torino. Celeste, Giorgia e Letizia, tra i 20 e i 27, sono unite da una consapevolezza: in quanto donne cisgender, sono ospiti nel mondo del ballroom. Fenomeno nato a New York nella comunità LGBT, oggi presente e radicato anche in Italia. Qui hanno trovato uno spazio in cui essere padrone del proprio corpo al riparo da giudizi. Le tre stanno per iniziare un viaggio che le porterà ad affrontare importanti decisioni. Un coming of age attraverso un anno di vita, dove si incontrano e si scontrano sogni, desideri, dubbi e una voglia di lotta e di vita.
DOMENICA 26 NOVEMBRE
16.00
“Marcel” di Jasmine Trinca | Italia | 2022 | 93 min, v.o. ita | Opera prima
Alla presenza della regista
Una bambina ama sua madre, ma sua madre ama Marcel, il suo cane. Un evento imprevedibile le porterà in viaggio, avvicinandole e svelando loro, oltre ogni dolore, le vie grandi e segrete dell’amore. Jasmine Trinca esordisce alla regia con un film tra sogno e realtà, una rielaborazione favolistica del proprio vissuto, cercando di comprenderlo, esorcizzarlo, renderlo universale.
18.00
“Fino alla fine” di Beatrice Perego | Italia I 2022 I 23 min, v.o. ita
Alla presenza della regista, in collaborazione con Sentiero Film Factory
Martina pensa spesso alla morte e ogni anno riscrive il suo testamento. Quest’anno ha deciso di organizzare la cerimonia per il suo funerale. Osservandola, la regista trova il coraggio di riaffrontare una dolorosa perdita ricostruendo l’addio che non ha potuto dare.
Un corto che ci parla della percezione della morte al giorno d’oggi attraverso un linguaggio personale e toccante, senza dimenticare la poesia.
18.45
“Hoard” di Luna Carmoon | Regno Unito I 2023 I 126 min, v.o. sot. ita | Anteprima toscana | Opera prima
Presentato In concorso alla Settimana Internazionale della critica di Venezia 80. Lo stretto legame tra una madre e una figlia in un vortice di tenerezza e disgusto sulle note di un realismo magico. Sulla scia di Nicolas Roeg e Ken Russell, a firma di una regista giovanissima (classe 1997), Hoard è un film che mostra tutta l’audacia del nuovo cinema britannico, raccontando il trauma come rifugio, l’accumulo come estremo atto d’amore.
21.00
“How to Have Sex” di Molly Manning Walker | Regno Unito, Grecia | 2023 | 91 min, v. o. sot. ita | Anteprima toscana | Opera prima
Tre ragazze inglesi vanno in vacanza sull’isola di Creta. La loro routine è semplice: dormire, bere, divertirsi e conoscere ragazzi. Tara, in particolare, ha un obiettivo: quello di fare sesso e sbloccare così la sua timidezza. Ma la sua “prima volta” non andrà come sperava. Un film che al Festival di Cannes ha lasciato il segno perchè punta a mettere a disagio lo spettatore lottando contro quella che la regista definisce la “non conversazione” intorno alla complessità del sesso, del consenso e dell’autoscoperta.
A seguire
Premio al miglior film del 44.Festival di Cinema e Donne assegnato dal pubblico. Estrazione dei vincitori di 3 abbonamenti al Cinema La Compagnia, tra gli spettatori che hanno votato i film nel corso della rassegna.
Tutte le proiezioni sono in lingua originale con sottotitoli in italiano. Tutti i film (tranne il cortometraggio e l’evento speciale) sono votabili dal pubblico. Nella serata di chiusura saranno estratti 3 spettatori, tra tutti quelli che hanno votato durante la rassegna, e saranno premiati con un abbonamento valido per 10 ingressi al cinema La Compagnia.