Sempre attenta al recupero della nostra cinematografia del passato, Mustang Entertainment ristampa su supporto dvd La orca, diretto nel 1976 da Eriprando Visconti. Il maggior successo commerciale del nipote di colui che ci regalò Il Gattopardo, tanto che ne realizzò un anno più tardi il sequel Oedipus orca. Una oltre ora e mezza di visione che, molto semplicemente, parte dalla figura della giovane e ricca studentessa Alice incarnata da Rena Niehaus. Studentessa che vediamo immediatamente in scena per poi essere rapita da una combriccola di balordi costituita da Paolo, Gino e Michele. Ovvero Bruno Corazzari, Flavio Bucci e Michele Placido.
Quest’ultimo destinato ad instaurare un morboso rapporto con la ragazza mentre è impegnato a farle da carceriere in un isolato casolare di campagna nei pressi di Pavia.
Casolare in cui, appunto, viene sequestrata nell’attesa che il padre paghi un riscatto che, però, non sembra voler arrivare. Ed è proprio la quasi totale ambientazione in questo interno a suggerire un’impostazione piuttosto teatrale all’operazione, oltretutto splendidamente illuminata dal direttore della fotografia Blasco Giurato. Un’operazione che sfrutta un plot caro alla celluloide di genere filtrandolo, però, attraverso una messa in scena guardante ad una certa ricerca autoriale. Un’operazione che suscitò non poco scalpore ai tempi della sua uscita nelle sale, con “grande gioia” in particolar modo per i censori.

Il motivo? Senza alcun dubbio le immagini piuttosto esplicite a contenuto sessuale che rendono La orca un film decisamente audace ancora oggi, nel 2023. Infatti, man mano che Michele si mostra sempre più attratto da Alice, questa non esita ad assecondarlo. Senza reagire e rimanere turbata neppure quando, sedata, l’uomo la masturba nel corso di una sequenza ai limiti del pornografico. Perché è chiaramente la Sindrome di Stoccolma con ruoli di vittima e carnefice atti a sovvertirsi di continuo quella raccontata da Visconti.
Ma con particolari risvolti e una evidente carica di critica sociale nascosta neanche più di tanto dietro la superficie erotica dell’insieme.
Del resto, da un lato abbiamo un proletario meridionale che s’improvvisa criminale, dall’altro una altolocata capace di manipolarlo a proprio piacimento. Altolocata che simboleggia, dunque, l’atteggiamento ambiguo di una certa borghesia propensa a sfruttare la propria privilegiata posizione. Come potremmo sintetizzare, quindi, La orca? Di sicuro, come un dramma psicologico dall’inaspettato finale amaro in cui, a dispetto della vicenda inscenata, nessuno, alla fine dei giochi, appare realmente innocente. Un dramma psicologico comprendente nel buon cast Vittorio Mezzogiorno nei panni del commissario e che, qui in versione restaurata, è accompagnato dal trailer quale extra.