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Rome Independent Film Festival

Corti del Riff: ‘Benzina’ e ‘Sei mesi dopo’

Una metafisica stazione di servizio, lo scontro sottile tra consenso e desiderio, i temi dei due corti che approfondiamo.

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Riff XXII

Selezionati nel Concorso Cortometraggi del RiffXII, in lizza per il Premio Rai Cinema Channel:

Benzina

Prodotto dalla torinese Lume, Benzina di Daniel Daquino costruisce uno spazio metafisico che ha come campo d’azione una stazione di servizio.

Benzina

Vincenzo (lo Scrocchiazeppi della serie Romanzo Criminale, Riccardo De Filippis) è il gestore di questo limbo. Un uomo solo, depresso, preda di gesti ripetitivi, che nel gabbiotto della pompa di benzina accende la radio e fa scorrere il tempo. In passato era stato felice, Vincenzo: una foto a cui ogni tanto dà una sbirciatina ce lo mostra diverso. È preso di mira da due bulletti che amano fargli scherzetti. Qualche cliente lo forza ad alzarsi e a lavorare. L’interazione è assente o deludente per Vincenzo: con certa gente è meglio restare in silenzio. Niente pare scuoterlo. Arriva una donna (la sempre brava Carolina Crescentini) in una macchina quasi d’epoca. Con sé ha un bambino. Un po’ isterica, senza filtri, mette in fuga la coppia di balordi intenti ad uno dei loro ennesimi sberleffi al nostro protagonista. Sarà l’unica a trattarlo come una persona reale. A scuotere Vincenzo, dopo tanto…

Benzina materializza uno stato mentale: quel limbo, terra di pochi o nessuno, dove attorno c’è solo deserto e silenzio. Riuscito nel suo intento soprattutto visivamente, è una materia metafisica che fa ben sperare per le future elucubrazioni visive e narrative dell’eclettico Daniel Daquino: oltre a dirigere videoclip, documentari e scrivere sceneggiature, suona la batteria con la band I Cani Sciorri.

 

Sei mesi dopo

Chiara Sfregola, una delle voci più influenti della sfera femminista e LGBTQIA+ italiana, gira il suo primo cortometraggio approfondendo lo scontro sottile tra consenso e desiderio.

Sei mesi dopo

Marta (Greta Scarano e la sua impronta interpretativa) vive la propria vita tra alti e bassi. Conosce una ragazza (Dafne Scoccia) con la quale l’intesa non manca. Nella quotidianità, però, riaffiora con insistenza un neo che la incupisce: i tentativi di riavvicinamento di un uomo. Marta tergiversa, rimanda il chiarimento. Solo dopo 6 mesi dall’accaduto, decide di incontrare Alessandro (Marco Rossi, nel cast della serie Blackout), quello che un tempo considerava suo amico. Lo raggiunge ad un locale, con l’intenzione di essere più chiara e definitiva possibile con lui e con se stessa.

Sei mesi dopo affronta un tema sempre più all’ordine del giorno nelle relazioni tra uomo e donna: gli stereotipi maschili, la verità femminile che cozza contro e li subisce. Il no che per l’uomo è un sì, il bluff che si celerebbe dietro un diniego: mi hanno sempre detto che alle donne piace essere conquistate, che devono tergiversare, respingere, come parte di un copione da recitare. Ma in cuor loro, desiderano ciò che sembrano negare. Così, con rabbia e incredulità, Alessandro reagisce alla verità che Marta gli rivela. Una verità esternata con forza, cinicamente spietata, dolorosa: una ferita inconscia che Marta si è portata appresso, aperta, fino a quel momento.

Sei mesi dopo è un riuscito racconto breve di formazione. Scandito visivamente come un film, nel montaggio che asciuga e unisce le tappe di una presa di coscienza maturata ed esplosa in una rivendicazione dell’autodeterminazione femminile, senza se e senza ma.

 

 

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Benzina e Sei mesi dopo