Homecoming è il cortometraggio di Luca Bertossi, inserito in concorso al Rome Independent Film Festival 2023. La produzione è una riedizione di un lavoro del 2021, uscito con il titolo Bittersweet Rainbow. Homecoming è stato proiettato il 17 novembre, all’interno del nutrito programma del RIFF.
Luca Bertossi, generazione millennials, non è un neofita: ha già realizzato diversi cortometraggi. Nel gennaio 2019, dopo alcuni anni di sperimentazione e produzione di brevi filmati, ha fondato la Deep Mind Film Factory, piccola società di produzione video.
Giovani registi crescono
Bertossi vuole mettere su pellicola un insieme di ingredienti: una storia drammatica, un messaggio sociale, una rappresentazione bucolica. Ama sicuramente i paesaggi agresti, di cui va ad esplorare dal campo largo al dettaglio. Immagini che si avvicinano a dei quadri e che il suo direttore della fotografia, Antonio Roman, riesce a incidere su pellicola.
Questa volontà di esporre variazioni visuali, in connubio con forti contrasti di colore e angoli meno luminosi, rivela il livello di studio del lavoro. Il denudarsi del regista non risulta però fastidioso, così come il suo mescolare varie modalità espressive. Bertossi cavalca l’onda della ricerca senza mai diventare invadente, cerca uno stile senza farlo prevalere sulla storia.
Se molti registi cercano nella definizione di un loro stilema una forma di riconoscibilità esasperata, in Homecoming è sempre la storia a rimanere protagonista. L’evidenza di ciò è il lungo silenzio degli interpreti, che dura per quasi metà del cortometraggio. Un silenzio per nulla assordante, bensì lineare e ottimamente accompagnato dal flusso sonoro e delle immagini.
Una ricerca di crescita espressiva
Il regista cerca di accentrare il lavoro il più possibile su sé stesso. In Homecoming, Bertossi non solo si è occupato della regia ma anche della sceneggiatura e del montaggio. Inoltre, anche la scelta dei costumi è stata a carico della sua casa di produzione.
Homecoming– Michele Masci in un frame
Se in alcuni casi il non delegare è segno di mancanza di fiducia, in questo cortometraggio è invece segno evidente della volontà di far emergere il profondo significato del lavoro. Evidenza che risalta se si mette a confronto la nuova versione del film breve rispetto al suo progetto iniziale, Bittersweet Rainbow. Homecoming risulta ritagliato, accorciato, rimodulato, per certi versi addirittura risignificato, ma non perde la sua espressività.
Quando si vede il gioco di squadra
Come Antonio Roman, anche Simon Hurts e Randy Richards per le musiche e Mariacristina Barbetti e Lorenzo di Lello per le scenografie sono riusciti ad entrare nel sogno di Bertossi, imprimendo la loro impronta, efficace e non invadente.
I due giovani attori, Michele Masci e Leonardo de Simone, sono entrambi alla loro prima esperienza e, nonostante sia palese la loro immaturità, risultano perfettamente innestati nel meccanismo elaborato dal regista. Sara Alzetta, che è stata nel 2017 nel cast di La porta rossa (2017-2023), mantiene una espressività che va oltre le parole, dando alla madre del protagonista il giusto spessore.
Una rappresentazione queer non scontata
È necessario sottolineare come, con Homecoming, il regista Luca Bertossi si discosti dalla classica narrazione omosessuale italica. Nonostante il tema della difficile accettazione di sé e del palese closet del protagonista, non si scade in facili stereotipi piuttosto che in un high queer baiting piacione.
Homecoming– Michele Masci
La storia, per quanto semplice, è ben rappresentata, senza forzature e senza velature. La vicinanza dei due ragazzi, il loro bacio, le loro discussioni sono ciò che di più verosimile troviamo nel cinema italiano, abituato invece a opportuni nascondimenti, piuttosto che a una sovraesposizione legata al marketing.
Homecoming e il suo racconto
Nicolò torna a casa, dopo sette anni, per la perdita del padre. Un rientro dopo una fuga dovuta a un altro momento per lui fortemente drammatico: la perdita del compagno, complice un closet ingombrante. Questi anni di lontananza e la dipartita del genitore porteranno Nicolò a decidere di affrontare la verità, per una accettazione di sé non così scontata.