Akuma-kun, il sequel dell’opera iniziata nel 1963 da Shigeru Mizuki e proseguita con due adattamenti live action, Akuma-kun: The Movie (1989) e Akuma-kun: Yōkoso Akuma Land e!! (1990), è ora disponibile su Netflix. É diretto da Junichi Sato (Sailor Moon).
Un bizzarro team alle prese con misteri demoniaci e pratiche occulte contribuisce al potenziamento della sezione anime della piattaforma streaming.
Akuma-kun, tutto fuorché un bambino
In un mondo infestato dai demoni, Akuma-kun, investigatore dell’occulto e capo dell’Istituto di Ricerca sul Millenarismo, si dedica alla caccia di queste oscure entità, assistito dal giovane socio Mephisto III. Ichiro Matsushita, il suo vero nome, unisce le sfumature di detective ed esorcista mentre aiuta coloro che si scontrano con forze soprannaturali. Ogni diecimila anni nasce un bambino prodigio chiamato Akuma-kun, e Ichiro è l’attuale titolare di questo singolare titolo. Nel suo passato enigmatico, tra studentesse risorte, demoni celati e angeli decaduti, si svelano legami con la piccola Mio, la succube Gremory, e il padre adottivo originale Shingo Umoregi. Ichiro affronterà la sua eredità oscura e misteriosa.
Dal 1963 ad oggi: tutto invariato!
Nel 2023, Akuma-kun fa il suo ingresso nell’universo anime mantenendo intatte le caratteristiche distintive dei disegni di Mizuki. Potrebbe sembrare un’esperienza insolita, ma non è affatto spiacevole. È come assistere a un disegno strappato direttamente dai margini di un foglio e trasportato su uno schermo. I personaggi, con le loro teste importanti, occhi a palla e corpi minuti, sembrano quasi bambole, immerse in un ambiente che evoca la sensazione di cartapesta. Le case, con dettagli volutamente trascurati, ombre tratteggiate con cura a matita e un’atmosfera avvolgente, contribuiscono a creare un’esperienza visiva illuminante.
Ichiro, con un aspetto che evoca Ezechiele Zick (Monster Allergy), il personaggio creato da Francesco Artibani e Katja Centomo, e Mephisto III, che fa pensare quasi al Conte Dracula in Carlettoil principe dei mostri, sembrano più delle caricature che personaggi. Questi, insieme al contesto, suggeriscono che il palcoscenico segua un ritmo un po’ diverso dalla trama. Tuttavia, le loro singolari sembianze e le già citate ambientazioni sono proprio ciò che rende geniale l’intera opera.
Ichiro: il secondo Akuma-kun
Akuma-kun, cos’è la felicità?
I vari interrogativi che emergono nella trama convergono nella sua sezione investigativa. Akuma-kun si avvale di un inizio tipico degli anime fantasy dal tono horror, arricchito da elementi crime, per poi sollevare quesiti che sondano le profondità dei demoni e delle complesse sfaccettature dei personaggi. La ricerca sul Millenarismo e su un regno in cui demoni e umani possano coesistere nell’utopia di un universo felice è il fulcro su cui Ichiro basa i suoi studi. Tuttavia, la sua mancata padronanza del concetto è un ostacolo che affronta nel corso della storia.
L’utilizzo di sinonimi legati a temi religiosi, come alcuni dei peccati capitali, insieme ad altre caratteristiche tipiche dell’occulto, non sono altro che la manifestazione delle fragilità umane atte a raggiungere uno stato di serenità, per poi culminare nel massimo picco della felicità. Questo è il fulcro della riflessione di Akuma-kun sulla natura più intima della specie umana. Quelli che vengono rappresentati come demoni sono in realtà gli oscuri lati presenti in ognuno di noi, con ben pochi elementi del soprannaturale, ma piuttosto radicati saldamente nel materialismo.
Una rottura degli schemi vincente
Akuma-kun si afferma con successo nel mondo anime, riuscendo a introdurre un’animazione minimalista e al contempo ricca di concetti. La presenza combinata di elementi comedy, in linea con produzioni come quelle di Fujiko Fujio (ad esempio, Doraemon), e di temi esistenziali, alleggeriscono gli aspetti più intensi e, allo stesso tempo, sottolineano i fondamenti più seri su cui Ichiro si concentra.
Il personaggio di Ichiro, il secondo Akuma-kun, inizialmente maleducato, cupo ed egoista, nei primi passi dell’anime, incarna la concentrazione più avida dell’individuo, mantenendo al tempo stesso un’aura mistica e sovrannaturale. Questo dualismo evidenzia la genialità con cui, già nel lontano 1963, è stata concepita un’opera che esplora l’intersezione tra l’umano e il divino, in cui i due si intrecciano e si somigliano più di quanto si creda. Junichi Sato ha saputo cogliere questa visione in modo eccellente.
Con Akuma-kun, Netflix punta su un prodotto forse non immediatamente comprensibile per tutti, ma che si rivela indispensabile sia per la storia che lo accompagna, sia per la maestria della realizzazione. Un punto a favore per il colosso dello streaming, che dimostra di non limitarsi a uno stile convenzionale, ma di abbracciare produzioni e prodotti di alta qualità, talvolta più complessi ma sempre pregevoli.