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Linea d'Ombra Festival

Linea d’Ombra Festival, intervista al direttore Boris Sollazzo

Dall’11 al 18 novembre si è tenuto a Salerno il Linea d’Ombra Festival 2023, un’edizione all’insegna della sfida e del cambiamento.

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Giuseppe D'Antonio e Boris Sollazzo al Linea d'Ombra Festival

La ventottesima edizione del Festival Linea d’Ombra di Salerno è giunta ormai a conclusione.

Una rassegna ricca di eventi di qualità: dalle conversazioni con registi del calibro di Nanni Moretti alle proiezioni delle opere in concorso, dall’incontro con il fumettista Tanino Liberatore alla performance videoludica di Andrea Facchinetti.

Questo e tanto altro al Linea d’Ombra, festival sempre in cerca di nuove “sfide” e attento ai “cambiamenti” della nostra epoca, con un occhio di riguardo ai giovani e al loro inserimento nel mondo del lavoro. Ne abbiamo discusso con Boris Sollazzo, co-direttore artistico del Linea d’Ombra.

Tempo di bilanci

Ci fa un bilancio di Linea d’Ombra Festival 2023?

Siamo molto soddisfatti. In genere si dice che il festival più bello è sempre l’ultimo, ma in questo caso è vero. L’adesione di grandi artisti e la qualità dei lavori presentati sono motivo d’orgoglio per il nostro festival.

Si è giunti ormai alla 28esima edizione del Festival. Quanto è cresciuto Linea d’Ombra nel corso degli anni?

Linea d’Ombra è un festival da sempre innovativo. È nato così e non si è mai posto in una comfort zone. Da quando sono co-direttore artistico, assieme a Giuseppe D’Antonio, mi riconosco il merito di essere riuscito a rimanere in sella a questo cavallo pazzo e imbizzarrito che non si accontenta mai.

I temi di quest’anno sono stati la “sfida” e il “cambiamento”. Come mai questa scelta?

I nostri temi vengono scelti sempre mesi prima. Diciamo che sono il primo mattoncino da mettere per organizzare il Festival. Noi cerchiamo di trovare temi che abbiano una certa ambivalenza e ambiguità: lo abbiamo fatto con la parola “crisi”; lo abbiamo fatto con la parola “conflitti”; e quest’anno lo abbiamo fatto con le parole “sfida” e “cambiamento”. Spesso non siamo noi a trovare i temi, ma sono i temi a trovare noi. Io sono appassionato di tennis e guardando alla tv un torneo challenger mi sono accorto che la parola challenge (sfida) contiene al suo interno la parola change (cambiamento). Dal nulla è scattata la scintilla: il cambiamento è una parte del concetto di sfida.

“C’è ancora domani” per il cinema italiano

Da un lato la vecchia generazione con Nanni Moretti, dall’altra le nuove leve del cinema italiano come i fratelli D’Innocenzo e Pietro Castellitto. Cosa lega questi artisti al tema del cambiamento e quanto è attenta Linea d’Ombra a portare avanti il confronto generazionale?

Siamo da sempre affezionati a questa politica. Avremo potuto invitare nomi ancora più altisonanti, però noi volevamo che ci fosse un’estrema coerenza negli ospiti. Tutti dovevano essere in qualche modo legati al cambiamento: i fratelli D’Innocenzo, ad esempio, con una sola scena fanno invecchiare di 30 anni il cinema italiano, mentre Nanni Moretti in Io sono un autarchico in un certo senso uccide la Commedia all’italiana e dice a tutti che c’è un nuovo sceriffo nel cinema italiano.

Com’è andata la maratona dei film di Nanni Moretti? La gente è rimasta tutto il tempo in sala?

Sì, sono rimasti in più di 20. Nanni Moretti si è emozionato quando ha visto la foto dei superstiti. Ogni volta penso “figurati se la gente ha voglia di trattenersi fino alla fine; possono vedersi i film tranquillamente a casa”. E invece vengo puntualmente smentito. Le persone desiderano partecipare a questi eventi e godersi l’unicità della sala: non c’è Netflix che tenga.

Cosa ne pensa del futuro del cinema italiano? Siamo in buone mani?

Sì, assolutamente. Il cinema italiano è sempre stato in buone mani. Non sono mai mancati gli artisti in Italia, nemmeno negli anni più bui. Il problema è nel settore: l’industria e la politica devono decidere da che parte stare.

Non solo cinema al Linea d’Ombra Festival

Ci parla di Quinto Elemento?

Quinto Elemento è un contenitore che esplora gli altri pianeti della cultura: dal videogioco con la performance di Andrea Facchinetti al videoclip con Piccola storia, passando per il teatro, la musica, le installazioni e tanto altro. Con Quinto Elemento trovano spazio tutte quelle realtà che non riuscivamo ad inserire per motivi logistici all’interno delle altre sezioni. Siamo molto contenti di averlo creato.

Quanto è importante per Linea d’Ombra dare spazio ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro?

È importantissimo, è una delle ragioni principali per cui facciamo questo Festival. Abbiamo creato Unifest, riservato ai giovani studenti universitari che vogliono diventare cineasti. Abbiamo partorito Nexsof, concorso rivolto agli sceneggiatori under 30 italiani ed europei. La nostra giuria ha un’età media bassissima. Per noi è fondamentale offrire ai giovani queste opportunità che normalmente non ricevono né dalla politica né dall’industria.

Che sfida si pone Linea d’Ombra per il futuro? State già pensando a qualcosa di nuovo per l’anno prossimo?

Non ancora, in questo momento stiamo scaricando la tensione accumulata. Di sicuro vogliamo lavorare ancora di più su Quinto Elemento. Poi cercheremo di far crescere il numero dei lungometraggi a disposizione. E infine speriamo che sdraiati sul divano, magari leggendo un libro, ci venga in mente quella parola che faccia scattare la nuova scintilla e ponga le basi per la prossima edizione.

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