Anch’io – She saidè il film diretto da Maria Schrader (regista della miniserie Netflix Unorthodox e della pellicola I’m your man) con protagoniste Carey Mullingan e Zoe Kazan. Prodotto anche da Brad Pitt e distribuito dalla Universal Pictures, dal 20 novembre è disponibile su Sky Cinema.
Dall’inchiesta al movimento #MeToo
Il 5 ottobre 2017 le giornaliste del New Your TimesMegan Twohey e Jodi Kantor pubblicano un’inchiesta che rivela pubblicamente i crimini sessuali commessi dal produttore Harvey Weinstein ai danni di attrici, assistenti e operatrici. Qualche giorno dopo Ronan Allen del New Yorker contribuisce con un altro report a mettere in luce la verità. Saranno più di ottanta le donne che denunceranno gli abusi subiti e nel 2020 Weinstein verrà condannato a ventitré anni di prigione. Lo scandalo sconvolgerà non solo il mondo del cinema di Hollywood, ma segnerà un punto di svolta nella storia del femminismo. A partire da questo momento la lotta contro la violenza sessuale sarà rappresentata dal movimento internazionale #MeToo che denuncerà l’incalcolabile numero degli abusi subiti dalle donne soprattutto nei luoghi di lavoro.
Anch’io La trama
Megan Twohey e Jodi Kantor sono due giornaliste del New York Times e nei ritagli di tempo che il loro lavoro impone, sono anche madri e compagne. Insieme lavorano a una piccola traccia, una prima testimonianza di una violenza sessuale subita da una donna che lavorava con Harvey Weinstein, il produttore della Miramax.
Twohey e Kantor si aggrappano a quello spiraglio di verità e iniziano a indagare. Telefonate, appunti, videochiamate, viaggi e incontri. Riescono così a ricostruire non solo il profilo di un maniaco seriale, ma anche il suo piano d’azione. Violenza fisica e verbale, silenzio comprato grazie a grossi assegni o eliminazione completa dallo star system con conseguente abuso psicologico. Si fanno sentire le voci e si vedono i volti di molte personalità femminili del cinema: Rose McGowan, Ashley Judd (nei panni di sé stessa) e Gwyneth Paltrow. In un crescendo di complicità tutta al femminile, finalmente le dichiarazioni hanno un nome e un cognome che non ha paura di esporsi: il report è completo e pronto per essere pubblicato.
Un sistema che protegge chi abusa
Anch’io si inserisce nel classico filone americano del cinema d’inchiesta. Genere che qui è trattato con il rigore che richiede: la regia è asciutta, l’azione è ridotta al minimo perché il giornalismo non è fatto della stessa materia evanescente di Hollywood. Le giornaliste Twohey e Khantor operano in maniera chirurgica nel ricostruire la logica sottesa alla violenza. Il dramma è riservato ai primi piani delle donne che raccontano, alla voce fuori campo di una confessione telefonica, ai flashback di camere d’albergo.
Un sistema fatto di violenza
Emergono molti “racconti dell’orrore” che descrivono non solo la violenza sessuale, ma anche le conseguenze psicologiche e sociali che hanno condizionato le vittime per tutta la vita. Emerge un sistema ancora più abominevole della violenza che riguarda chi cerca di coprire con la connivenza gli abusi commessi. La pellicola si dimostra quasi un documentario sulla complessità della violenza in tutte le sue declinazioni: i mariti delle due giornaliste, seppur amorevoli e attenti ai bisogni delle loro partner, sono vittime dello stesso sistema che penalizza le loro mogli. Twohey e Khantor vivono la loro maternità in quasi completa solitudine emotiva.
Anch’io La violenza c’è ma non si vede
Dalla prima scena la violenza è l’oggetto di discussione di tutto il film, ma non è mai visibile nella sua cruda realtà e non è oggetto di voyerismo cinematografico, come ad esempio in Blonde. La violenza c’è ma non si vede: ha un suo corrispettivo-oggettivo nei corridoi vuoti, nell’accappatoio abbandonato sul letto, nella borsa rovesciata e aperta. La scelta operata da Maria Schrader è precisa e dà una risposta alle molte domande che solleva il film. Ciò che si espone veramente è la complessità del mondo femminile declinata nei suoi diversi ruoli: la maternità, il lavoro, l’amicizia, la relazione coniugale.
La complicità e la solidarietà femminile
Anch’io dimostra che quando le donne si fanno complici e vicine, possono creare grandi cose: non è retorica e nemmeno una novità, ma una semplice affermazione che sottolinea la libertà e l’indipendenza femminile date da un’educazione di stampo patriarcale che ha abituato le donne a cavarsela da sole e in tutto. Giornaliste e vittime sono riuscite a smontare un sistema più grande di loro.
L’abbraccio finale di Twohey e Khantor sancisce la riuscita del loro lavoro non solo come reporter, ma anche come collaboratrici. Un semplice “come stai?” detto da una donna più grande verso un’altra alle prese con una depressione postpartum, si trasforma in una via d’uscita senza paura. La pellicola, quanto mai attuale, esprime l’importanza di esserne consapevoli e di non temere di mettere in pratica la capacità di costruire qualcosa di nuovo.
I due registi Fabio e Damiano D’Innocenzo raccontano della loro nuova miniserie ‘Dostoevskij’
'Anch'io'
Anno: 2022
Durata: 129'
Distribuzione: Universal Pictures
Genere: Drammatico
Nazionalita: Stati Uniti
Regia: Maria Schrader
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