Manifesto d’amore-Requiem for a friend il cortometraggio di Filippo Ricciotti presentato al RIFF 2023, affronta il difficile dramma della Depressione.
Nel Cast Chiara Davolio, Alessandro Coppola, Tiziano Scirè, Diego Parenti, Giancarlo Guarino.
Il corto di Ricciotti si apre con uno scambio tra padre e figlio e con la naturale spensieratezza dell’infanzia che tutto colora. Il sole , la natura, il verde del prato, il pallone sgonfio che si ripara a casa e il cigno bianco col suo candore, simbolo di un Amore che non finisce mai.
La speranza dell’Amore assoluto spiegato dal padre al figlio apre la porta al racconto della storia tra Agnese e Federico che si innamorano amandosi con candore e profondità. Il corto mostra poi l’evoluzione dell’amore, la procreazione e la nascita di una nuova vita che completa il quadro della famiglia.
E’ quasi immediato il passaggio dalla serenità all’ansia della genitorialità e ai primi segni della fine dell’idillio e della perfezione. L’asma del bambino getta un’ombra sulla perfezione di quell’unione e mostra ora un amore ancora più assoluto, quello verso i figli.
La fine dell’edulcorata rappresentazione familiare diviene poi assoluta quando il punto di vista della pellicola si sposta completamente sul personaggio del figlio. La depressione lo soffoca più dell’asma con cui convive da anni e ora la Natura assume i contorni di una Natura nemica dove il verde assolato non è più un sereno campo di gioco com’era nell’infanzia.
Incomprensione, senso di inadeguatezza, rabbia, sbalzi di umore. Come un nemico silente il male oscuro si impossessa di colpo della mente del ragazzo e trascina tutta la famiglia in un profondo baratro. I sorrisi lasciano spazio alle urla e alle lacrime che di getto spazzano via ogni possibilità di essere felici. Alla stregua di una lotta alla dipendenza , il combattere contro quei momenti bui lascia senza forze e getta nello sconforto più totale il nucleo familiare.
La cura
Il figlio accusa i genitori di vivere in una favola, di illudersi che il loro amore possa essere la vetta più alta dove nascondere tutto, mentre lui non trova invece luogo dove la verità non arrivi.
Ora tutto è come in uno specchio oscuro, non sembra esserci più nulla in quell’oscurità. Quel male troppo grande ha invaso la mente impedendo di trovare riparo al suo sconforto. Il rifiuto, la mancanza di accettazione genera anche il non volersi fare aiutare. La seconda parte del corto mostra il punto di non ritorno della Depressione, quel momento in cui nulla riesce più ad avere senso . Nel momento dell’ultimo saluto, quando il Dolore si fa più grande, la pellicola di Ricciotti pone infine una riflessione profonda sul Dolore riportando i suoi personaggi iniziali ancora in mezzo alla Natura. Tra gli alberi spogli . Questa volta da soli.
Il regista ci induce a pensare a come tutti noi ad un certo punto della nostra vita potremmo trovarci a ricercare con Paura il significato delle cose, oscillando tra ragione e sentimento, e spinge chiunque sia spaventato dinanzi a quel baratro a trovare nell’Amore la Cura per ogni male.