Be my voice è stato diretto nel 2021 diretto dalla documentarista iraniana Nahid Persson. E presentato fuori concorso al Rome Independent Film Festival del 2023.
Essere la voce di chi alla propria voce ha dovuto rinunciare. Essere il punto di connessione tra chi non può parlare e chi, invece, è libero di ascoltare. Questa è l’urgenza narrativa di Be my voice, che racconta di una donna, un popolo, una scelta. È la storia di Masih Alinejad, giornalista e attivista, diventata la voce delle donne iraniane, nelle sue battaglie di civiltà.
La protagonista
Masih Alinejad viene rappresentata come una donna forte ed energica, ma anche con momenti di debolezza e sconforto. Il documentario mescola riprese di repertorio sia di MasihAlinejad sia delle persone iraniane che sono riuscite a inviarle i video. Attraverso questa mescolanza Be My Voice intreccia la storia personale, famigliare e quella dello Stato iraniano ricostruendo un quadro complesso della realtà. La battaglia di Masih Alinejad per il cambiamento inizia dall’ambito famigliare, convincendo suo fratello a svolgere compiti casalinghi legati alla figura della donna. Si trattano poi le proteste del carburante avvenute tra il 2019 e il 2020 in Iran. Nonostante non siano presenti quelle del 2022 che hanno seguito la morte di MahsaAmini, Be my voice rimane attuale perché la situazione in Iran non è cambiata e perciò l’importanza del messaggio rimane invariata.
Una volta eliminato l’hijab non ci sarà più una repubblica islamica.
Fare giornalismo in Iran e nel mondo
Masih Alinejad diventa una giornalista parlamentare e pone domande scomode a figure importanti della sfera politica iraniana. Le viene così limitata la possibilità di lavorare liberamente e perciò decide di andare all’estero, da dove può criticare liberamente il governo. Be my voice mette quindi in luce l’importanza della libertà di espressione e della libertà di stampa. Con un servizio giornalistico limitato non può esistere democrazia, perché non si possono fare inchieste e tutta la polvere viene messa sotto al tappeto di un giornalismo controllato.
Usare il telefono
Grazie alla diffusone dei cellulari con le fotocamere integrate ora chiunque ha la possibilità di riprendere il mondo attorno a sé. Anche gli uomini e, soprattutto, le donne iraniane ora possono registrare la realtà e perciò hanno il potere di documentarla. Be my voice mostra Masih Alinejad che insegna alle donne del suo Paese natale come riprendersi con il telefono ed essere piccole registe dei documentari della propria vita. Grazie ai video delle persone iraniane Masih Alinejad riesce essere la loro voce: diventa la cassa di risonanza per un popolo oppresso dalle leggi ingiuste.
L’obbligo del velo
Le donne in Iran sono obbligate a indossare il velo in pubblico: sono private della libertà di esprimersi.
L’Iran appartiene a tutte noi, con o senza hijab, indipendentemente dalla nostra fede
Masih Alinejad non vuole strappare il velo dalla testa delle donne che scelgono di indossarlo: vuole che ognuna decida liberamente se farlo o meno. La protagonista del documentario critica le leader europee e mondiali che, quando sono in visita in Iran, si coprono la testa con il velo in nome della “tradizione”, perché, nonostante il loro potere, legittimano le leggi della Repubblica islamica dell’Iran. Così facendo remano contro la lotta di milioni di donne iraniane per un futuro migliore.