Grazie al prezioso regalo di un cineasta di culto, la kermesse salernitana ha celebrato, consegnandogli il Premio Maestri del Cinema, la sua grandissima carriera. Nanni Moretti è stato ospite proprio a Salerno per una serata speciale, introducendo i film della maratona notturna a lui dedicata. Nel mentre, il regista si è concesso al pubblico con grande generosità. Non sono mancate, di fatto, parole e dibattiti sul mondo del cinema oggi.
Il fragoroso applauso del pubblico di Linea d’Ombra Festival è stato spontaneo e sentito, perché Nanni Moretti ha reso indimenticabile una serata già davvero speciale presso la Sala Pasolini di Salerno.
Linea d’Ombra 2023: il commento su C’è ancora domani
Durante la serata, è stato dato un assaggio del passato privato di Nanni Moretti, il quale ha raccontato tanto della sua vita professionale durante l’incontro con il co-direttore del festival Boris Sollazzo:
“Era molto complicato quando ho cominciato a fare i miei primi cortometraggi, farli e farli vedere. C’erano queste pizzette da 2 minuti e mezzo, si girava, le si consegnava all’ottico, tornavano indietro sviluppate dopo due o tre settimane sperando fosse venuto qualcosa. E poi era complicato farle vedere, io andavo in giro con le pizze, il proiettore e l’amplificatore per il suono. Oggi è molto più facile”.
Grazie a questi esperimenti, il regista comprese che il cinema “era il modo migliore per esprimere quello che volevo dire”. Lavorò successivamente a Io sono un autarchico, il successo nazionale di Filmstudio, girato in Super8 “che non era proprio a basso costo, perché 3 milioni e 300.000 lire non erano pochi per l’epoca”. Poi arrivò Ecce Bombo, il primo film parte dell’industria cinematografica, che il regista pensava fosse “drammatico e doloroso per pochi, invece poi ho scoperto di avere fatto un film comico per tutti”.
Attraverso la rivisitazione di tali ricordi, il regista ha avuto modo di commentare il grande successo italiano del momento, C’è ancora domani di Paola Cortellesi:
“È un bene per il cinema italiano. Paola Cortellesi ha osato facendo un film fuori della norma rispetto ai film in cui è stata solo attrice. Produttori e distributori sottovalutano spesso il pubblico. È molto prepotente e presuntuoso pretendere di conoscere i gusti del pubblico”.
A proposito della Cortellesi, alla domanda sulla battuta in Nessuno mi può giudicare “ve lo meritate Nanni Moretti” ha risposto con una sola parola per commentare lo stato d’animo durante il film: “ZEN”.
Passato e presente
Alternando spezzoni dei suoi film, da Sogni d’oro a La messa è finita a La stanza del figlio, Il caimano e Habemus Papam, la serata prosegue tra diverse confessioni (“non ho nessun rapporto con la religione, sono ateo, e per questo ammiro profondamente chi ha fede. Bunuel diceva ‘Grazie a Dio sono ateo”, non sono mai stato d’accordo, io sono incazzato perché sono ateo”) e puntualizzazioni concernenti possibili identificazioni tra il cineasta e i suoi personaggi.
“Spesso c’è un modo primitivo di vedere i film e si scambiano le parole dei personaggi con le idee del regista”.
Moretti con il suo cinema è stato anche veggente, come ha sottolineato Sollazzo, prevedendo la televisione trash, la parabola del PCI e la crisi della Chiesa.
“Basta stare un po’ attenti e le tendenze della realtà si colgono. Dopo Habemus Papam mi fermavano per Roma e mi chiedevano i numeri al lotto e quando la Roma avrebbe vinto il quarto scudetto”.
Il regista si è concesso con generosità al pubblico di Linea d’Ombra, rispondendo a domande in arrivo dai social (“Ho visto Killers of the Flower Moon e ci sono altri film di Scorsese che mi piacciono di più. Molti altri”) e presenziando all’apertura della maratona notturna dedicatagli, composta da sette film più un quiz finale fornito dallo stesso Moretti, ventuno domande pensate appositamente per la retrospettiva del Festival di Locarno. È stato lo stesso Nanni a introdurre i suoi film prima della full immersion, conclusasi in mattinata.
Per concludere la sua retrospettiva, Nanni Moretti ha voluto sottolineare una cosa:
“È un bene che ci siano le piattaforme per poter recuperare il cinema del passato, ma per me fare un film significa prima di tutto portarlo in sala”.