Il Festival del Cinema Europeo, arrivato a conclusione, ha messo in cantiere un’edizione di successo. Un programma ricco di eventi e anteprime. Dall’esclusiva del nuovo film di Michael Winterbottom Shoshana, alle retrospettive dedicate ai grandi del cinema italiano e internazionale: Micaela Ramazzotti e Roman Polanski. E ancora l’omaggio al regista pugliese Nico Cirasola e al giornalista Gianni Minà. Ne abbiamo parlato con il Direttore del Festival, Alberto La Monica.
Direttore, la 24ª edizione giunge al termine. Un Festival di successo. È momento di bilanci. Che Festival è stato?
Siamo molto contenti di questa edizione, davvero. Anche perché abbiamo avuto un ulteriore riconoscimento da parte di tutte le maggiori case di distribuzione e società di distribuzione cinematografiche italiane che riconoscono nel Festival un’occasione importante per promuovere i film di prossima uscita nelle sale di tutte Italia. Abbiamo ospitato davvero tante anteprime internazionali e nazionali. A partire dal film di apertura, opera prestigiosa di Winterbottom girato interamente in Puglia. Abbiamo visto quanto è stata ben accolta dal pubblico l’anteprima I limoni d’inverno di Caterina Carone con la presenza di Teresa Saponangelo. Così come anche i due film dell’ultimo giorno, Ricomincio da me di Nathan Ambrosioni che esce nelle sale a dicembre.
E il film di chiusura del Festival voluto fortemente, La Chimera di Alice Rohrwacher che esce in tutt’Italia proprio la prossima settimana. Orgogliosi inoltre della sezione Protagonisti del Festival dedicata al maestro Roman Polanski, onorati della sua dedica autografa in cui si dice orgoglioso di essere considerato Protagonista del Cinema Europeo, e che l’Ulivo d’Oro è un piccolo oggetto ma un grande e potente significato. Così come è stato molto bello e partecipato l’incontro con Micaela Ramazzotti, Protagonista del Cinema italiano di quest’anno.
Ma anche un doveroso e sentito omaggio a due amici del Festival, entrambi molto seguiti. Quello dedicato a Gianni Minà con la presenza della moglie Loredana Macchietti, presentando l’ultimo libro di Gianni “Fame di storie” e la proiezione in sala con il film “Gianni Minà una vita da giornalista”. Così come è stato emozionante l’incontro/ricordo dedicato al mitico Nico Cirasola in cui abbiamo visto la partecipazione commossa di chi lo ha amato. Della famiglia, del produttore Alessandro Contessa, Niki Vendola, Lino Lepore. Del resto precedentemente al Festival avevamo avuto l’onore di presentare tre suoi film, Bell’epoker, Focaccia blues e Rudy Valentino.
Come ha accennato lei un’edizione ricca di anteprime. Da Shoshana di Michael Winterbottom, film di apertura del festival, alla nuova commedia di Diego Abatantuono, Improvvisamente a Natale mi sposo. Senza dimenticare retrospettive e omaggi ai grandi del cinema italiano e internazionale. L’Ulivo d’Oro alla carriera consegnato alla grande attrice italiana Micaela Ramazzotti e a uno dei grandi cineasti della storia del cinema, Roman Polanski. C’è qualcosa di questa edizione di cui è particolarmente fiero?
Indubbiamente il riconoscimento avuto da Roman Polanski che com’è noto non può viaggiare, non può venire in Italia, però ci ha dato la sua benedizione. Quindi questa per me è stata un’emozione infinita.
Il Festival non perde la sua funzione di denuncia politica e sociale attraverso il cinema. Il film di Winterbottom su Israele e Palestina è oggi più che mai attuale. E se guardiamo ai film in concorso per l’Ulivo d’Oro, penso ad opere come Woman On the Roof : un film emblematico sulla condizione della donna nella Polonia contemporanea. Un’attenzione del Festival a ritratti femminili e femministi. Un’edizione quindi che mantiene le grandi anteprime e i grandi nomi ma senza dimenticare le sue origini, l’importanza data al grande cinema europeo d’autore.
Sì, hai assolutamente ragione. Per noi è importantissimo lo sguardo sul sociale, e quindi sul contemporaneo. E su quelli che sono poi i temi ovviamente più attuali. Le donne al centro del Festival, temi delicati come la guerra e le guerre. Quindi hai citato bene la questione israelo-palestinese che stiamo vivendo. Abbiamo a maggior ragione, visto che avevamo selezionato Shoshana come film di apertura, anche inserito all’ultimo momento, su un suggerimento che abbiamo accolto con grande piacere dalla nonna del Festival del Cinema Europeo ossia Luciana Castellina, un evento fuori programma. Inserendo proprio la proiezione del film Bye Bye Tibériade di Lina Soualem che racconta la storia di quattro generazioni di donne palestinesi. E questo perché comunque il nostro intento è quello di cercare di avere uno sguardo quanto più totale, più rappresentativo di quella che è la realtà, e a maggior ragione l’attenzione alle donne. E ciò lo vediamo con la presenza delle tante autrici all’interno del concorso ma anche in altre sezioni del Festival.
Non si può non menzionare la continuativa collaborazione con Carlo Verdone e l’ambito Premio dedicato al padre Mario. Quest’anno ci sono in concorso il capolavoro di Giacomo Abbruzzese, Disco Boy, la commedia di Pilar Fogliati Romantiche, Margini, Amanda con Benedetta Porcaroli, il film di formazione Denti da squalo. Cinque film che rappresentano il nuovo corso del cinema italiano. La funzione del Festival del Cinema Europeo è anche quella quindi di far conoscere la new age del nostro cinema?
Assolutamente sì e lo facciamo con quello che è uno dei premi più prestigiosi legato alla famiglia Verdone, che ha dato tanto lustro al Festival in questi anni e continua a darlo, di cui siamo davvero orgogliosi. Il Premio Mario Verdone, giunto alla 14ª edizione, rispecchia proprio quello che era lo spirito del papà di Carlo, la scoperta di nuovi talenti. Con un Festival , anche grazie a questo premio, sempre più attento ai giovani autori italiani anche nel loro riconoscimento nell’opera prima dei lungometraggi. E lo facciamo anche con il Premio Emidio Greco che appunto va al giovane autore italiano che si è contraddistinto per il miglior film. Quindi assolutamente una totale attenzione alla new age del nostro cinema.
Quando si finisce un Festival si pensa già al successivo. Il numero 25 è un traguardo importante. State già organizzando l’edizione del futuro? Ci può anticipare qualcosa ? Prevedete modifiche o aggiunte alla formula d’origine del Festival o come si suol dire “squadra che vince non si cambia” ?
Sicuramente l’impostazione generale del programma rimarrà questa. Certamente come sempre cercheremo di migliorarci, di crescere e di proporre cose, eventi, e una filmografia sempre più interessante o più attuale. Proveremo a potenziare il Festival Off che sta riscuotendo molto successo; anche quest’anno è cresciuto tanto. A maggior ragione l’anno prossimo tenteremo di portare ulteriormente il Festival del Cinema Europeo fuori dalla sala nei vari luoghi della città di Lecce, proprio per promuovere sempre di più la manifestazione e la conoscenza del cinema verso appunto un pubblico assolutamente eterogeneo con proposte variegate che incontrano un po’ tutti i gusti.