In concorso al Future Film Festival di Bologna, Nayola è l’opera prima del regista portoghese Josè Maria Ribeiro.
Film d’animazione che attraversa tre generazioni di donne sullo sfondo della guerra civile angolese (1975-2002) il lungometraggio è parte della sezione rivolta al cinema portoghese Road to Portugal – Caminho para Portugal, presente quest’anno al festival dedicato al cinema d’animazione, la realtà aumentata, la realtà virtuale, il metaverso, il videomapping e tutte le esperienze audiovisive specchio del contemporaneo.
Nayola è una co-produzione tra Portogallo (Praça Filmes), Belgio (S.O.I.L. Productions, Luna Blue Film), Francia (JPL Films) e Paesi Bassi (il Luster).
La trama
Un albero nasce da ogni corpo sepolto nella guerra civile in Angola, e presto il Paese si ricopre di foreste.
Nayola è una canzone spezzata a un paese lacerato dal conflitto che ancora oggi fatica a trovare un suo centro e una sua stabilità. Questa canzone passa attraverso la vita di tre donne: nonna, madre e figlia. Tre biografie di sofferenza ma anche di determinazione, sullo sfondo della travagliata storia dell’Angola. Dalla guerra di indipendenza negli anni ’70 passando per i 25 anni di guerra civile, alla situazione di “pacifica oppressione” degli anni ’10 dell’ultimo millennio.
Basata sulla pièce teatrale The Black Box di Mia Couto e José Eduardo Angualusa, Nayola osserva i conflitti dell’Angola da una prospettiva generazionale femminile.
Due linee temporali danzano nel film: da un lato c’è Nayola che nel 1995 si infiltra nell’esercito alla ricerca di suo marito Ekumbi, andato a combattere e poi scomparso. Dall’altro nel 2011 c’è Lelena, sua madre, che l’aspetta a casa dopo aver dato alla guerra suo marito, suo suocero e adesso anche sua figlia. E infine c’è Yara, figlia di Nayola, che combatte la dittatura della polizia con il suo album rap “New Country”, un canto di rivolta contro un paese soffocato.
Le linee si uniranno quando arriverà a casa di Yara una figura mascherata del passato.
In Nayola si parla di guerra, di paura e, infine, di resilienza
Nell’epoca dei nuovi conflitti e delle nuove guerre che si accendono e si protraggono nel nostro presente i conflitti del più vicino passato sono monito non ancora spento dell’insensata sofferenza che la guerra porta in un Paese come nelle vite dei suoi cittadini.
“Abbiamo ucciso così tante persone, ne abbiamo viste morire così tante che non ne sono rimaste molte a parlare di come è stato”
Nayola vuole da questo punto di vista essere messaggio tripartitico.
Esso è racconto storico di e per un mondo occidentale che spesso vede l’Africa come un continente indefinito e senza storia se non coloniale.
È anche e soprattutto canzone pacifista, desiderio di trasmettere un segnale di pace e un punto di interruzione a queste guerre, sempre insensate.
È, infine, fiaba femminista ove la questione del femminile, per quanto non centrale, è raccontata con forza e determinazione ma anche e soprattutto con realismo e vicinanza alle forme sfumate che l’ideologia femminista può avere.
C’è un ultimo elemento all’interno della narrazione, punto di partenza dei messaggi veicolati.
Nayola è infatti anche e soprattutto una storia sulla paura e sul suo superamento e (o) accettazione.
Sulla paura e sulle paure di ciò che ci circonda, della guerra, del tradimento, della solitudine, delle ossessioni, della morte e infine, sulla paura di noi stessi e delle maschere che indossiamo per non riconoscerci allo specchio e non vedere più ciò che ci aveva spaventato.
Musica e animazione per un viaggio onirico tra deserto e città, passato e presente
Dal punto di vista stilistico si fatica a credere che Nayola sia un’opera prima.
Lo stile d’animazione è ricco e mischia sinuosamente impianti visivi variegati passando dall’onirico al documentario, dall’archivio disegnato alle immagini sognanti del grande cinema d’animazione francese. Visivamente Ribeiro presenta delle cartoline che viaggiano su piani temporali diversi ma anche su impatti estetici distinti. Ricordi ed eventi si susseguono spezzati e talvolta criptici, un diario onirico non banale, un mistero che rimane intricato senza mia davvero spiegarsi, a riflesso di un mondo che non sempre risulta bianco e nero.
La musica lega la narrazione raccontando dove l’immagine non arriva. Il rap di Yara si mischia alle musiche del passato, chitarre malinconiche e voci spezzate.
Presentato già al Festival d’Annecy 2022, Nayola ha la sua premiere italiana al Future Film Festival, a Bologna dal 15 al 19 novembre.
Leggi tutte le recensioni dal Festival su Taxi Drivers.