Perchè scendere ne ‘La grotta magica’ di Flavia Coffari

Sono le note suggestive di Mirko Boroni a introdurci ne La grotta magica, lavoro diretto da Flavia Coffari e distribuito da Tersite Film.
Il cortometraggio, dopo essere stato selezionato da un festival attento alle tematiche sociali come Tulipani di seta nera, è ora in programmazione al Festival Cinema Salerno. Il ritmo sostenuto e la melodia malinconica della musica sottolineano lo stato mentale tipico dell’infanzia che si affaccia all’adolescenza.

La trama

Il piccolo David (David Benni) soffre per la lontananza dal padre (impersonato da Giò di Colore) e dalla madre (interpretata da Francesca La Scala), entrambi medici israeliti molto impegnati.
Accudito dall’amorevole zia e in compagnia del cuginetto Noah, il bambino si difende dalla tristezza fantasticando su un fatato mondo sotterraneo.
Nei suoi sogni la grotta magica è abitata da una sirenetta che lo chiama per nome, finché una notte la banda locale di bulletti lo spinge ad entrare veramente nell’antro.

Il simbolo della caverna

Il vuoto interiore vissuto da David è ben visualizzato dalla buia cavità sotterranea.
Nell’immaginario collettivo la grotta è sempre stata simbolo di pericolo, ma al contempo di salvezza perché allegoria dell’utero materno. Luogo di ritorno allo stato primordiale dell’essere, elemento chiave per affrontare e vincere le paure.
Flavia Coffari è attenta ai dettagli: perfino il video scherzoso che distrae il custode della caverna parla di bullismo.

Girato a Falvaterra

Giunta al suo terzo cortometraggio dopo Constellatio Gemini – Non sei mai solo e Io sono Alda, la regista ha scelto di girare questo lavoro in Ciociaria.
Location de La grotta magica sono il complesso ipogeo delle grotte, il rio Obaco e l’antico centro di Falvaterra.