Kindik Ene è il nuovo film del Kyrgyzstan presentato quest’anno al RIFF (Roma Indipendent Film Festival).
La storia
Il cortometraggio Kindik Ene (22 minuti) racconta le difficoltà di una giovane studentessa di medicina che rimane incinta. Il mondo attorno a lei sembra avverso all’idea di un figlio. La sorella e il fidanzato cercano di persuaderla ad abortire, ma lei non sembra convinta.
Dopo aver visto, durante una lezione, l’operazione di un aborto davanti ai suoi occhi, la ragazza rimane sconvolta e inizia a pensare alla scelta da fare. Andata in pausa, conosce un uomo anziano che si lamenta con i dottori dell’ospedale del fatto che le nuove generazioni non abbiano nessun tipo di legame con la loro terra natale. Secondo la sua opinione, poi, le placente delle donne non vanno buttate via ma rese a Madre Natura.
La stessa sera la ragazza fa un sogno, per cui comprende definitivamente che quel bambino desidera tenerlo. La scelta sembra non piacere al suo fidanzato, ma la ragazza rimane convinta della sua decisione. Sembra intenzionata a tenere il figlio e aiutare l’uomo anziano a rispettare la terra da cui provengono.
Recensione
Kindik Ene è un film lento, con un’impostazione classica della narrazione. I tre atti sono ben scanditi da avvenimenti che portano la protagonista a fare delle scelte che poco verranno capite dal mondo attorno lei.
Le tematiche principali del corto sono il dilemma etico dell’aborto e la connessione con la propria terra natale.
Film riuscito nell’intento di essere mistico e realistico allo stesso momento, con personaggi credibili che rendono la storia scorrevole.
I temi trattati sono importanti anche se non sempre vengono espressi al meglio, lasciando allo spettatore molte interpretazioni sul significato.
La fotografia è ben costruita, con un utilizzo realistico delle luci. Buona la regia. La sceneggiatura è pulita, mai troppo forzata, con dialoghi non particolarmente memorabili ma pregni di significato.
In conclusione
Il film è consigliabile per un pubblico a cui piacciono tematiche importanti, disposto a dare il giusto tempo alla narrazione per essere percepita e compresa. Senza finale a sorpresa ma con tante domande che rimangono in testa.