Intelligence è un cortometraggio scritto e diretto da Jeanne Frenkel e Cosme Castro, autori francesi che, negli ultimi otto anni, hanno realizzato numerosi progetti multimediali e cortometraggi, tra cui Adieu Bohème, del 2017, e Jour de Glorie, del 2022. L’opera è narrata attraverso un linguaggio eterogeneo, che mescola elementi live action (i personaggi ed alcuni oggetti di scena) ad ambientazioni animate, il cui stile del disegno vanno dal minimalismo alla psichedelia.
Già presentato quest’anno a Locarno, Intelligence parteciperà alla 22° edizione del Rome Indipendent Film Festival (RIFF), in particolare nella categoria International short competition. Il festival avrà luogo dal 16 al 24 Novembre. La proiezione di Intelligence è prevista per il 21 Novembre.
Qui la lista di tutti i film che parteciperanno al RIFF.
La trama di Intelligence
Pascal Rivière, anonimo editor per un quotidiano francese, scopre un giorno, leggendo le pagine del necrologio del suo stesso giornale, la notizia della sua prossima morte, a soli 45 anni. In un misto di preoccupazione e rassegnazione, mentre si trova a riflettere sul suo destino, verrà a conoscenza dell’Intelligence, una misteriosa azienda che si offre di creare fantasmi delle persone prossime alla morte. Pascal si ritroverà così a passare la sua ultima notte cercando di dare vita a qualcosa che possa fare da testimonianza della sua presenza nel mondo.
“E comunque, chi vorrebbe avere a che fare con il mio fantasma?”
Uno stile estetico espressionista
Ciò che, prima di tutto, colpisce di Intelligence, è l’estetica, a dir poco creativa e unica nel suo genere. I personaggi, interpretati da attori in carne ed ossa (Vincent Macaigne, Alma Jodorowsky, Stanley Weber), si fondono alla perfezione con il mondo animato, quasi metafisico e atemporale. Le vicende vissute dal protagonista e la sua progressiva presa di coscienza si rispecchiano nella sua percezione di ciò che lo circonda, e quindi nel modo in cui questo viene mostrato allo spettatore. Il modo di rappresentare gli ambienti e le situazioni è quindi espressionista.
Le strade, ma anche gli interni, sono rappresentate tramite l’utilizzo di colori freddi e attraverso uno stile molto piatto e minimalista. Questo le rende un perfetto specchio della psiche di Pascal, che non riesce a trovare un senso nella sua vita e si percepisce vuoto. Allo stesso modo, gli altri lavoratori della redazione sono rappresentati come sagome blu. Il loro aspetto è quindi funzionale alla rappresentazione della percezione del protagonista. Al contrario, lo spot che per la prima volta presenta Intelligence è rappresentato in live action, con colori più caldi, che lo rendono accogliente, ma quasi finto, come se nascondesse un segreto distopico.
Non è solo l’utilizzo dell’animazione ad essere funzionale al racconto dei sentimenti. Si può dire lo stesso della colonna sonora (di Jacques) e, in generale, del sound design. La confusione di Pascal è resa concreta da costanti elementi sonori che, in determinate sequenze, non lasciano fiato allo spettatore. Un esempio è il ticchettio dell’orologio, presagio del tempo limitato a disposizione del protagonista, ma anche, e soprattutto il costate utilizzo di effetti sonori innaturali (e in alcuni casi quasi disturbanti) che vanno ad imprimersi sulle parole dell’uomo, quasi distorcendole.
Pascal Riviere, un uomo scisso
L’atmosfera che Jeanne Frenkel e Cosme Castro riescono a delineare è a tratti sorprendente. Nel suo procedere, Intelligence riesce a tracciare alla perfezione il ritratto del suo protagonista, nonostante ne racconti solo gli ultimi giorni di vita e ne delinei solo pochi, ma fondamentali, tratti. Pascal Rivière, eroe inetto alla ricerca di qualcosa che giustifichi la sua morte precoce, è rappresentato come una persona comune, senza una peculiare backstory. Questa viene solo accennata da alcuni elementi della scenografia, che rimangono però criptici, come se non ci fosse concesso comprenderli appieno.
La sua personalità ed il suo stato d’animo modificano la fisicità del mondo che lo circonda; il suo io interiore è scisso dai comportamenti che effettivamente manifesta. La narrazione si sviluppa mettendo in evidenza questo concetto. La voce narrante è infatti la mente del protagonista. Questa, in alcuni casi, manifesterà volontà differenti dalle azioni che effettivamente saranno compiute dall’uomo. Il dualismo tra volontà di ricerca (ma anche di raccontarsi) e incapacità di agire rende le vicende interessanti fino alla fine, permettendo l’immedesimazione da parte dello spettatore e facendolo riflettere per tutta la durata dell’opera e successivamente alla visione.
Conclusioni
Con il suo stile all’avanguardia e l’efficace modo di esporre le sue riflessioni, Intelligence può essere considerata un’opera pienamente riuscita. Jeanne Frenkel e Cosme Castro riescono a mettere a tema la solitudine, la morte e la ricerca di un senso in maniera innovativa e, contemporaneamente, commovente e spaventosa.
La parabola di Pascal Rivière, che non è riuscito a cogliere la sua vita, apre una riflessione sul senso della morte, eliminandone però gli elementi mitici e ideali e raffigurandola per quello che è. Se il protagonista ed il mondo kafkiano in cui abita possono cessare di esistere da un momento all’altro, risulta spontaneo chiedersi quale sia la loro effettiva funzione, e, più in particolare, se sia effettivamente necessario che venga preservato per il futuro un fantasma che li rappresenti.