fbpx
Connect with us

Mubi Film

‘Il verde prato dell’amore’: Varda smonta la favola sentimentale

Agnès Varda mette in scena una storia che dissotterra l’orrore dietro il mito di una vita coniugale idilliaca. Disponibile su MUBI ‘Il verde prato dell’amore’.

Pubblicato

il

Il verde prato dell'amore

Dalla durata di 80 minuti, Il verde prato dell’amore, disponibile su MUBI, è un film del 1965, anno in cui vince l’Orso d’argento al Festival di Berlino. La pellicola, diretta dalla regista belga Agnès Varda, dipinge un mondo fondato su una bellezza apparente. Su un’armonia che viene smascherata fino a mostrarne la più profonda bassezza.

Il verde prato dell’amore : la trama

La trama del film è semplice. François è un giovane falegname sposato con Thérèse. La coppia ha due figli, e la loro vita, scandita da varie passeggiate e picnic nei boschi, scorre tranquillamente in una quotidiana felicità. Un giorno però François incontra una donna di nome Émilie che lavora alle poste. E tra i due c’è subito dell’intesa che porta poi allo svilupparsi di una relazione amorosa.

L’amore, i girasoli e una mosca

Il verde prato dell’amore si apre con una sequenza iniziale, una sorta di introduzione accompagnata da musica e titoli di testa. In primo piano c’è un girasole, sullo sfondo una famiglia che passeggia su un prato, mano per mano. Un’immagine che, nella sua bellezza, sembra essere uscita da un sogno.

Non tardano però ad arrivare i primi elementi di disturbo. Ad esempio l’inserimento a intermittenza di un fotogramma che ritrae un altro girasole, solitario e totale protagonista dell’inquadratura. Quest’ultimo spezza quell’armonia dell’immagine iniziale, che comunque viene eventualmente contaminata da un altro elemento: l’arrivo di una mosca che finisce per posarsi proprio sul girasole in primo piano.

Una semplice sequenza che mette sul tavolo tutti gli elementi che Varda vuole utilizzare per narrare la sua storia. Una storia che si presenta come una favola, troppo bella per essere vera. Dunque la regista procede, e de costruisce la favola. Perchè, appunto, quello che è troppo bello non può essere vero.

Un attacco silenzioso e rumoroso 

Quello che Varda attua con Il prato verde dell’amore è un’operazione silenziosa. Lo spettatore non viene imboccato e il film non cerca di essere didascalico nel trasmettere il suo messaggio. Ma anzi, è quasi distaccato, freddo, nonostante i colori caldi che invadono tutta la pellicola e il continuo sorriso di François. Oppure la musica continuamente lieta.

Varda rappresenta quasi con attitudine documentaristica, sembra voler mostrare quella che è una realtà perfetta. Poi però inserisce vari elementi che, come la mosca nella sequenza iniziale o il fotogramma del girasole, spezzano l’armonia e progressivamente instillano qualcosa, un profondo disagio che macchia quella perfezione che il film ostenta, una perfezione che si vede anche stilisticamente nelle varie simmetrie, o gli accostamenti dei colori.

Il tradimento di François sembra non avere conseguenze, nella storia il mondo continua a girare e i vari personaggi continuano a parlare di amore e felicità. È il film però, in qualche modo, soprattutto attraverso il montaggio, a contorcersi su sé stesso quasi come in segno di protesta.

La maman et la putain

Quello de Il prato verde dell’amore è un giardino, e il proprietario di questo giardino è François, che con il suo amore sconfinato si dedica a far crescere nel migliore dei modi le sue piante per poter poi beneficiare dei frutti raccolti.

Come nel film di Jean Eustache, qui la figura maschile si nutre di due archetipi femminili, quasi in senso letterale perché è tutto in sua funzione. Sia Thérèse che Émilie pendono dalle labbra di François. Varda non mette ostacoli di fronte al suo protagonista dando spazio a varie riflessioni legate all’amore, sul come praticarlo e sul come viverlo, ponendolo profondamente in discussione fino a distruggerne lo stesso concetto.

Varda, con il personaggio di Thérèse, rappresenta una figura marginale, relegata a un ruolo subalterno. Infatti la moglie di François non appare poi molto sullo schermo, è occupata a badare ai bambini, alla casa, portando avanti, nel mentre, la sua attività da sarta. Quasi la si dimentica, la sua presenza è data per scontata. Thérèse, la maman, non lascia trasparire un segno di insoddisfazione durante tutto il film.

Un ruolo passivo che si scontra invece con il personaggio di Émilie, più attiva e presente sullo schermo. La giovane donna asseconda e risponde in maniera positiva alle avances di François che dice di amarla, nonostante lui sia già sposato, nonostante ami contemporaneamente Thérèse. In Émilie, François trova un piacere diverso, che non può ricevere dalla moglie, che appunto è un elemento più passivo. Dall’impiegata delle poste si può imparare, alla moglie invece si insegna.

L’amore secondo Varda ne Il verde prato dell’amore

La regista belga confeziona un film provocatorio sotto diversi aspetti, portando in evidenza temi quali il rapporto coniugale, l’adulterio e la dignità. Il verde prato dell’amore è addirittura crudele, subdolo, e lo è nell’essere così ammaliante mostrando al contempo un progressivo degrado a cui nessuno può fare niente. L’aggiunta degli archi verso i minuti finali della pellicola trasforma definitivamente il racconto ameno in una narrazione orrorifica. Quella di Varda è una denuncia spiazzante, che conferma le abilità e la forza di una regista che con la sua filmografia ha segnato la storia del cinema, attraverso il suo rigore e impegno sociale e politico.

Il verde prato dell'amore

  • Anno: 1965
  • Durata: 80'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Agnès Varda

Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers