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‘Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente’ . Alle origini dei giochi

Adattamento dell’omonimo romanzo di Suzanne Collins

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Arriva su Prime Video Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente che ha riportato il pubblico nell’incredibile universo creato da Suzanne Collins. Scritto nel 2020, l’omonimo romanzo su cui è basata la pellicola, è incentrato sulla figura di Coriolanus Snow. A prestargli il volto, il giovane Tom Blyth, già protagonista della serie Billy The Kid.

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Per chi non lo ricordasse, il Presidente Snow (interpretato da Donald Sutherland) governava Capitol City e i distretti di Panem quando lo abbiamo incontrato per la prima volta, divenendo il nemico numero uno di Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence). Compiendo un salto temporale di molti anni, torniamo quindi all’epoca in cui era solo un ragazzo e frequentava l’Accademia, prima che gli venisse assegnato un tributo ai decimi Hunger Games.

Sono le cose che amiamo di più a distruggerci.

Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente | La trama

Dopo la morte del padre, Coriolanus Snow (Blyth) vive in condizioni misere insieme alla nonna (Fionnula Flanagan) e alla cugina Tigris (Hunter Schafer), sempre in procinto di essere sfrattati e senza soldi per mangiare. Il suo obiettivo è quello di vincere il Premio Plinth, grazie al quale lui e la sua famiglia potrebbero tornare al prestigio di cui godevano in passato. Se non che, a mettergli i bastoni tra le ruote, c’è sempre il decano Highbottom (Peter Dinklage), storico amico del padre.

 

In occasione della decima cerimonia della Mietitura, i 24 studenti dell’Accademia vengono insigniti del titolo di “mentore” per i tributi dei Distretti, che gareggeranno negli Hunger Games. A loro spetta il compito di trasformarli in spettacolo, affinché il pubblico torni ad appassionarsi ai giochi. A Coriolanus viene assegnata Lucy Gray Baird (Rachel Zegler), del Distretto 12, e tutti i pronostici sembrano a suo svantaggio.

Un ritorno dolce e amaro

Il ritorno a Capitol City e a Panem possiede un sapore dolce e amaro al tempo stesso. Nel momento in cui la scena si apre, e sullo schermo compare la monumentale statua con le due spade intrecciate sopra la corona, la realtà si trasforma. L’universo distopico creato sulle pagine dalla Collins prende, letteralmente, vita e forma nelle immagini davanti ai nostri occhi. Il cuore comincia a battere più forte e le attese si fanno sempre più vibranti.

Abbiamo bisogno degli Hunger Games per sapere chi siamo.

 

Rispetto alle oltre 500 pagine del romanzo, però, la pellicola riesce a catalizzare meglio l’attenzione, forte di un impianto visivo e musicale solido, avvolgente. Se la sceneggiatura risulta, probabilmente, il punto più debole, molto interessante si rivelano gli argomenti via via sollevati nel corso della narrazione.

In guerra non vince nessuno

La paura della guerra e le conseguenze che si lascia dietro, tra un senso di giustizia che sconfina nella vendetta e quello di colpa che affligge più i figli dei padri, affiorano in ogni momento. L’essere umano ha libero arbitrio e, proprio in virtù di questo, sceglie da che parte stare. Il bene e il male non sono concetti assoluti, quando la vittima diventa carnefice, la preda predatore. E l’orgoglio può condurre alla rovina.

Tutti i personaggi, nessuno escluso, ad eccezione forse di Tigris in un senso e della Gaul (Viola Davis) nell’altro, mostrano una molteplicità di facce. Coriolanus, Lucy Gray, Highbottom, Seianus, ondeggiano tra il desiderio di salvare vite a una decisione egoistica, non riuscendo mai a trovare quell’equilibrio che gli permetta di essere in pace, almeno con loro stessi.

Gli Hunger Games come metafora della storia

Rispetto ai precedenti capitoli, Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente colpisce da un punto di vista intellettuale piuttosto che da uno emotivo. Le riflessioni che emergono circa la natura dell’umanità, il ripetersi della storia – tanti sono i rimandi al Nazismo e uno specifico all’insegna di Auschwitz – da cui sarebbe importante trarre insegnamenti, la necessità del controllo e il rischio nel punire, rimangono sin dopo la fine dei titoli di coda (meravigliosamente accompagnati dalla canzone Can’t Catch Me Now di Olivia Rodrigo).

Canto quando ho qualcosa da dire.

Sviluppato in tre capitoli ben definiti, il film segna un tassello fondamentale nella storia degli Hunger Games, sebbene si avvertano qui e lì dei passaggi mancanti. Scegliere un personaggio come Coriolanus Snow come protagonista può sembrare rischioso, ma la sfida vale senza dubbio la pena.

*Sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

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