‘Once upon a star’: su Netflix l’omaggio al cinema thailandese
Nostalgico e poetico, Once upon a star racconta l’affabulazione del mezzo cinematografico e dei suoi idoli in una Thailandia tormentata dalle guerre intestine, dove sognare era possibile grazie proprio alla magia del cinema.
Nostalgico e poetico, Once upon a star racconta l’affabulazione del mezzo cinematografico e dei suoi idoli in una Thailandia tormentata dalle guerre intestine, dove sognare era possibile grazie proprio alla magia del cinema.
Once upon a stardiNonzee Nimibutr, la trama
Manit (Sukollawat Kanaros), l’artista dalle cinque voci, e il suo gruppo attraversano la Thailandia con il loro furgone proiettando film per lo più interpretati dal grande Mitr, l’attore più famoso del Paese. In quanto traveling pharma-cinema units, sostengono il proprio lavoro vendendo prodotti farmaceutici nelle pause tra i rulli. Ma il loro compito principale è sonorizzare le pellicole, che ancora si proiettano in pellicola 16 mm e mute.
Il business cambia radicalmente quando si unisce alla squadra anche Kae (Nuengthida Sophon), una affascinante doppiatrice che ha sogni più ambiziosi del doppiaggio, e che ha appena scaricato il compagno fedifrago. Ma nel momento che si unisce ai tre collaboratori, si scatenano le rivalità tra Manit e Kao (Jirayu La-ongmanee).
Sul finire di un’era, il gruppo dovrà congedarsi dal cinema doppiato e anche dall’idolo delle folle Mitr Chaibancha, venuto a mancare per un tragico incidente sul set.
C’è però anche un altro bel ricordo, che si evoca con un alone che sta tra la stima, la magia e il sogno: è quello dell’attore-mito Pichet Poomhem, deceduto sul set nel 1970. Protagonista indiscusso di tutte le pellicole di maggior successo di quegli anni (40 film per anno!), la sua morte è stata vissuta come un lutto nazionale.
In questa storia di ricordi, si ha l’occasione di esplorare una Thailandia anche di confine, a bordo di uno scalcagnato furgone. E in compagnia un gruppetto di appassionati proiezionisti e doppiatori che tengono in vita i sogni del pubblico ipnotizzato dalla settimana arte.
La malinconia si addensa di grande rispetto per l’artigianalità di un cinema che in queste modalità è del tutto scomparso.
Pertanto, vissuto come una fiaba, Once upon a star di Nonzee Nimibutr si fa apprezzare senza lasciarci troppo delusi nelle parti in cui risulta un po’ meno efficace e goffo. D’altronde, non esiste sogno che non finisca per cedere al sentimento nella sua rappresentazione.