Un’America Latina un po’ più intimista, che guarda alle famiglie e alle loro dinamiche, che dà spazio ai problemi dell’adolescenza, alla salute mentale, alle solitudini urbane. Un giovane sub-continente dalle radici antiche, che continua a lottare contro le ingiustizie e che non dimentica i suoi anniversari e i suoi eroi, a cominciare dai 50 anni dal golpe contro il presidente cileno Salvador Allende.
Ancora una volta, il Festival del Cinema Ibero-Latino Americano, dal 4 al 12 novembre 2023 al Teatro Miela di Trieste, presenta tendenze e riflessioni, dando un quadro lucido ed empatico delle inquietudini contemporanee.
Diverse le sedi della manifestazione, tra Trieste e Duino. Domenica 5 novembre, il Festival si sposterà nella Palazzina Infopoint di Promoturismo FVG di Duino Aurisia, per un pomeriggio dedicato ad Allende: 50 anni dopo; nella stessa sede, il 6, 7 e 8 novembre, sempre alle ore 18, saranno proiettati alcuni film della sezione Contemporanea Mundo Latino.
L’Aula Cinema del Dipartimento di Studi Umanistici Università degli Studi di Trieste (via Principe di Montfort 3) ospiterà alcune proiezioni di Cinema e Letteratura nei pomeriggi del 6, 7 e 8 novembre. Il Teatro Miela (piazza Duca degli Abruzzi 3), infine, sarà come sempre la sede principale del Festival.
Il Festival del Cinema Ibero-Latino Americano porterà a Trieste 102 film, provenienti dall’America Latina e spesso risultato di co-produzioni con i Paesi europei, Italia compresa.
Il Direttore Artistico, Rodrigo Diaz, presenta il festival con le seguenti parole:
“Il programma che presentiamo in questa edizione del Festival ci dimostra come mai prima d’ora che la cinematografia latinoamericana è un’entelechia molto difficile da ignorare, tanto più se la confrontiamo in questa occasione con una retrospettiva di opere realizzate negli anni ’60 e ’70. A questo si aggiungono le mille varianti della sfera produttiva, l’eterogeneità degli stili e dei linguaggi. Il tutto in scenari che, per quanto possano vivere e avere una storia comune, cambiano inevitabilmente da Paese a Paese, il che rende molto difficile una visione d’insieme. Generi, tematiche, estetiche, sensibilità, tendenze di una straordinaria varietà che ogni anno cerchiamo di presentare a Trieste per evitare almeno che la stigmatizzazione rimanga immutata in Italia e in Europa, come se tutti avessero il diritto di cambiare, tranne i latinoamericani”.
La cerimonia d’apertura
Ad aprire la 38° edizione della manifestazione, il 4 novembre alle ore 20.00, nell’Aula Magna del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste, La odisea de los Andes, l’unico documentario realizzato su uno degli episodi più controversi della storia dell’aviazione, diretto dal regista cileno Alvaro Covacevich, su sceneggiatura del Premio Nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa.
Il 13 ottobre 1972, sulle Ande cilene cadde un aereo che portava la nazionale di rugby uruguayana; i 16 sopravvissuti riuscirono a vivere per 71 giorni a circa 4.000 metri d’altezza, con notti a 30 gradi sotto zero, anche grazie all’antropofagia.
Il film sarà introdotto dal Direttore Artistico del Festival Rodrigo Diaz, che presenterà anche il programma di questa edizione insieme alla delegata della Terza Missione del Dipartimento di Studi Umanistici Helena Lozano Miralles, che porterà i saluti del dipartimento.
L’ingresso è gratuito, per iscriversi è necessario mandare il proprio nominativo, e quello di eventuali accompagnatori, all’indirizzo email latinotrieste@gmail.com.

Allende: 50 anni dopo
I 50 anni dal colpo di Stato che mise fine alla presidenza di Salvador Allende sono ricordati in una sezione speciale, Allende: 50 anni dopo, ospitata in parte anche alla Palazzina Infopoint di Promoturismo FVG di Duino. Venti documentari e lungometraggi raccontano gli anni delle speranze suscitate dal presidente cileno e l’eredità lasciata, con i suoi ideali e il suo esempio.
La storia del golpe cileno non è una storia che riguarda solo il Cile, ma è significativa a livello internazionale: Salvador Allende è stato un presidente “scomodo” sia per la visione occidentale e capitalista che per il blocco socialista dell’epoca. La censura e la repressione perdurata per quasi venti anni con la dittatura di Pinochet ha generato problemi non ancora del tutto superati nel Cile di oggi.
Tra i film più significativi della sezione, Habeas corpus, della regista e produttrice cilena Claudia Barril e del regista e direttore della fotografia Sebastián Moreno, che narra la storia del Vicariato della Solidarietà, strumento legale di cui si dotò la Chiesa Cattolica per tutelare i diritti umani nel Paese. Un documentario che rende il giusto omaggio al nobile e generoso ruolo che svolse la Chiesa ai tempi della dittatura.
Altro lungometraggio di notevole importanza, che narra minuto per minuto gli eventi del colpo di stato cileno, è il documentario 11 de septiembre: el último combate de Salvador Allende, del pluripremiato regista cileno-canadese Patricio Henríquez.
Il documentario, scritto da Pierre Kalfon, corrispondente del quotidiano francese Le Monde in Cile durante il mandato del Presidente Salvador Allende, racconta la giornata dell’11 settembre 1973 a Santiago del Cile, quando il Palazzo de La Moneda fu bombardato e incendiato dai militari agli ordini di Pinochet. All’interno, il Presidente Allende, democraticamente eletto dal popolo cileno, resiste sino alla morte.
“Ciò a cui non rinunciamo è la contestualizzazione dell’evento triestino in relazione al passato e al presente. A tal fine, il recupero della memoria è un “esercizio intellettuale” primordiale nell’elaborazione del programma di ogni anno. E non soltanto perché concepiamo il festival come un evento informativo/formativo, un ricostruire o rafforzare i ponti al di là dell’Atlantico con un mondo strettamente legato all’Italia nel corso della storia. Questo risponde anche ad uno scopo fondamentale: riproporre la memoria, la storia lontana e recente che ha determinato il corso dello sviluppo e dell’evoluzione di ogni comunità latinoamericana. E il cinema è sicuramente lo strumento più formidabile, per recuperare il passato recente ed educare, affermare la storia e combattere il negazionismo”.

La retrospettiva su Alvaro Covacevich
Nella sezione speciale Allende: 50 anni dopo si inserisce una etrospettiva di cinque film del regista, sceneggiatore e compositore cileno di origine dalmata Alvaro Covacevich, uno degli ultimi amici personali del Presidente Allende ancora in vita.
Nel 1966 gira il suo primo lungometraggio con sceneggiatura e musiche proprie, Morir un poco, un’indagine sulla vita di un uomo che “esce in strada per morire un po’, invece di uscire e vivere”, che mostra le differenze tra i ricchi e i poveri nel Cile della metà degli anni ‘60 del XX secolo. Pur da esiliato il legame con il suo Paese è forte, è lui difatti uno degli ispiratori del progetto di creazione del Centro Culturale Palacio La Moneda, inaugurato dal presidente Ricardo Lagos alla fine del suo mandato.
Tra i film più importanti del cineasta si inserisce quello proiettato in occasione dell’inaugurazione del festival, il film La odisea de los Andes, l’unico documentario realizzato sull’incidente aereo della squadra di rugby uruguaiana sulle Ande il 13 ottobre 1972.
Presente anche la sua opera Chile, el gran desafio che ripropone i passaggi più significativi e importanti degli interventi del Presidente Allende all’estero: Messico, Algeria, URSS, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite negli USA, Cuba e Algeria, in ogni luogo vengono mostrate scene delle manifestazioni di solidarietà e sostegno al processo politico guidato dal Presidente Allende, a dimostrazione del grande impatto a livello internazionale, anche nell’immaginario popolare, dell’esperienza cilena realizzata da Salvador Allende.

Il concorso ufficiale
Argentina, Brasile, Cile e Messico sono i Paesi da cui provengono le 13 opere presentate nel Concorso Ufficiale. A loro si aggiunge la spagnola El universo Montesinos di Alex Quiroga, che rende omaggio al celebre stilista spagnolo Francis Montesinos per i suoi 50 anni di carriera e conta sulla presenza di figure leggendarie della scena iberica come Pedro Almodóvar e Miguel Bosé.
Tanti i temi affrontati dai film della sezione, dalla ricerca di giustizia delle sorelle di Silvia Filler, il cui assassinio diede il via al movimento studentesco argentino, negli anni ’70 (La memoria que habitamos), alle difficoltà di un adolescente rimasto senza famiglia (l’argentino Rinoceronte). Dalla critica al sistema sanitario implicita nella storia di Ada, colpita da un fulmine (l’argentino Impactados), ai danni dell’estrazione dell’oro in una piccola comunità del Parà, in Brasile (A margem do ouro).
Storie di donne forti e coraggiose tra Brasile e Messico: Inventário de imagens perdidas immagina un futuro distopico in un Brasile avviato verso la guerra civile, Cazadora racconta la storia di Emilia e suo figlio Mateo, sopravvissuti a una pandemia, e l’arrivo della misteriosa Rena, che cambierà le loro vite. Ancora donne, in cerca di se stesse e del proprio posto nel mondo in due film cileni, El retrato de ella e Las coordenadas de la indeferencia.
Si torna all’infanzia nel messicano El reino de Dios, in cui il piccolo Neimar aspetta con ansia la sua Prima Comunione, fino a quando un evento gli porterà via l’innocenza, ed è di nuovo un arrivo misterioso a cambiare la vita di una famiglia confusa in Todo lo iguana que se puede. Ancora Messico e adolescenza, con le prime prove dell’amore in Trigal, mentre nel cileno-argentino El castigo, due genitori cercano il figlio perso in due minuti di disattenzione.

Contemporanea concorso
I 14 film di Contemporanea Concorso sono un caleidoscopio sulle anime dell’America Latina, da quella intimista a quella militante.
Ritratti di chi non si stanca di percorrere il mondo in cerca di giustizia, con risultati dolceamari (l’argentino Bronca e l’ecuadoriano Guañuna), e di chi continua a lottare contro le disuguaglianze (il cileno- belga Que no me roben los sueños e il colombiano ¡Sí se puede! – sindicalismo en Colombia) o contro il destino, per affermare i propri sogni (il cileno-tedesco El arte de perder).
Città che entrano nell’anima, anche di grandi architetti come Le Corbusier (Plan para Buenos Aires), e che sono teatro di grandi amori e vendette, come Rosario, la Chicago d’Argentina (l’argentino El paraíso). E poi storie di solitudini urbane (i messicani Un mundo raro e Mundos cósmicos) e di fari destinati a essere abbandonati (lo spagnolo Los últimos fareros).
E tante storie, felici e infelici, di donne. L’argentino Julia no te cases, che racconta la storia di una donna che si sposò, nonostante i tanti dubbi, e non si stancò mai di cercare la propria felicità; il documentario Expuesta, che rivela lo straordinario archivio fotografico di Andy Cherniavsky, una delle fotografe più apprezzate dell’Argentina e dell’America Latina; Umbral, che segue alcune donne in menopausa, per ripensare quel periodo della vita femminile; La mujer de estrellas y montañas, che rende giustizia a Rita, una donna rarámuri chiusa in un ospedale psichiatrico del Kansas fino a quando le autorità non hanno capito che lingua parlasse.
Tutti i film in programma sono in versione originale, con sottotitoli in italiano. Informazioni ed eventuali aggiornamenti sul programma, sul sito del Festival.
Le altre sezioni del festival
Tra le chicche del programma, nella sezione fuori concorso di Contemporanea Concorso, c’è un curioso omaggio a Diego Armando Maradona: l’uruguayano Ad10s di Santiago Mosquera racconta il progetto di Gabriel Eloy Carrizo, che ha scritto una canzone dopo la morte del Diez ed è riuscito a mobilitare più di 150 artisti, con dieci versioni musicali, dieci videoclip, dieci opere plastiche, un disco e un libro.
Si parla di memoria, di aspirazioni, di riscoperte, dell’influenza dei libri in Cinema e Letteratura, la sezione che premia le migliori trasposizioni cinematografiche delle opere letterarie e che quest’anno presenta nove produzioni, tra documentari e film di finzione, tutte realizzate negli ultimi anni.
Gli eventi collaterali
Nella nove giorni della manifestazione sono previsti alcuni Eventi collaterali, che sottolineano la sua valenza culturale e il suo impegno a stabilire rapporti e dialoghi tra le cinematografie latinoamericane e il pubblico triestino.
Mercoledì 8 novembre, alle ore 18.30, al Teatro Miela, il critico cinematografico Luigi Cuciniello terrà una Masterclass dal titolo Capire il cinema e l’audiovisivo nell’epoca della distrazione di massa.
Venerdì 10 novembre, alle ore 9.00, alla Scuola Superiore di Lingue moderne per interpreti e traduttori ci sarà la consueta Conferenza degli ospiti del Festival, condotta dal direttore Rodrigo Diaz; quest’anno il tema sarà Il linguaggio e i contenuti del cinema latinoamericano oggi.
Sempre il 10 novembre, ma alle ore 17.00, nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste, sarà la volta della masterclass di Alberto García Ferrer, già Direttore Generale dell’Agenzia spagnola di cooperazione internazionale, intitolata Il cinema latinoamericano oggi. I nuovi linguaggi, le tematiche, la cooperazione europea.
L’appuntamento con Shalom, il sentiero ebraico in America Latina, la sezione di film a tema ebraico tradizionalmente ospitata dal Museo della Comunità Ebraica di Trieste “Carlo e Vera Wagner” la prima domenica del Festival, è stato rimandato per comprensibili questioni di sicurezza.

Il Manifesto del Festival: Héctor ‘mono’ Carrasco ricorda Salvador Allende
Per il secondo anno consecutivo Héctor ‘mono’ Carrasco, uno dei più importanti muralistas cileni, firma il manifesto del Festival del Cinema Ibero-Latino Americano. Lo scorso anno aveva reso omaggio ai popoli latinoamericani, con il suo stile inconfondibile e coloratissimo, nato negli anni della presidenza Allende. L’idea era realizzare disegni che potessero essere dipinti da tutti, ispirandosi a Paesi di lunga tradizione muralista. Il colpo di Stato costrinse l’artista a fuggire dal proprio Paese in Italia, dove vive da allora.
In linea con i temi del Festival 2023 e fedele al suo stile, Carrasco ha creato un manifesto che rende omaggio a Salvador Allende e a due nomi illustri della cultura cilena, sostenitori e amici di Allende. Pablo Neruda, il poeta, diplomatico e politico, considerato una delle più importanti figure della letteratura ibero-latinoamericana del Novecento, e Víctor Jara, cantautore, musicista, regista teatrale e poeta, divenuto negli anni un riferimento internazionale nel mondo della canzone di protesta e della canzone d’autore, nonché uno degli autori più importanti e conosciuti della Nueva Canción Chilena.