L’été dernier di Catherine Breillat con Léa Drucker e Samuel Kircher è stato presentato alla 15esima edizione di France Odeon a Firenze. A parlare del film proprio il giovanissimo attore Samuel Kircher, al suo debutto al cinema. Figlio d’arte, ma con già del talento innato, il giovane ha spiegato alcune scelte del film.
– Foto di copertina: Guya Migliorini per France Odeon –
L’été dernier secondo Samuel Kircher
Qual è stato il tuo primo pensiero quando hai letto la sceneggiatura e hai conosciuto il tuo personaggio?
Il mio personaggio si è evoluto molto nel tempo ed è stato interessante. Per il film in generale mi ricordo di una frase pronunciata dal produttore che ha sottolineato come un film si fa tre volte: nella sceneggiatura, nella fase di girato e nel montaggio.
In effetti con la sceneggiatura avevo una prima versione del film, più determinata, almeno per quanto riguarda il mio personaggio, Théo. Mi sono fatto l’idea di Théo come di un bambino che non riceveva attenzioni e che improvvisamente si ritrova catapultato in una relazione amorosa, che è l’unica relazione che ha. Ed effettivamente non è una relazione buona, nel senso di positiva, e il colpo che riceve subito dopo è brutale. Questa è la prima idea che mi sono fatto.
Poi, sul film in generale, la storia diventa più complessa. Si tratta di una storia d’amore non del tutto innocente, anche se alla fine non è così drammatica come si potrebbe immaginare e ci sono risposte tra i due. La domanda per Théo è: ascoltare la morale o abbandonarsi al desiderio? Cosa è meglio per lui? Nel film non viene data una vera e propria risposta e questa credo sia la cosa più interessante.
Quindi, secondo te, si può definire il film come una storia d’amore? Non è solo la messa in scena di una situazione problematica, anche se la relazione tra i due è un problema.
Sì, ma è come succede anche in amore, il sentimento comporta dei problemi.
Questo ruolo segna il tuo debutto nel cinema. Un debutto importante con la direzione di Catherine Breillat. Avevi già visto i suoi film? La conoscevi?
È una regista molto narrativa, per il suo modo di pensare ed è un’artista che si conosce bene. Ha l’idea di un pensiero che deve essere sviluppato e disteso su molti soggetti. E in generale dà molte dritte per riflettere sui personaggi.
Quando ho saputo del film ho guardato Sex is Comedy.
Per questo film ho visto il suo modo di lavorare. Lei dirige gli attori. Vedevo una Catherine Breillat interpretata da altri. Dava spesso dei consigli a noi attori.
Il personaggio
Oltre a essere il personaggio centrale per lo sviluppo della storia, il tuo personaggio è anche quello che cambia maggiormente. Lo fa non solo caratterialmente, ma anche fisicamente. Sei stato molto bravo nel cambiare sguardi e modo di porti nei vari momenti del film. Il modo di porti con la testa e lo sguardo basso nella prima parte del film ti è stato suggerito o è stato una tua intuizione?
È stata una mia intuizione, lei non mi ha detto niente. Ci sono tante cose che sono istintive. E poi avevo bene in testa la storia. Ho letto molto bene la sceneggiatura, poi le cose nella coscienza maturano. Ci ho pensato, dormito su e quando mi sono svegliato dicendo le frasi ho notato che c’è stata un’evoluzione, che corrisponde anche a quella dell’amore.
Théo è sempre in opposizione perché nessuno è mai con lui, dalla sua parte, nessuno gli apre la porta. Anche se strana, per lui questa storia è una chance. Con Anne, la sua matrigna, capisce che finalmente qualcuno è disposto ad aprirgli la porta e trattarlo come un adulto; in questo modo lui si può esprimere. Poco a poco, come l’amore permette di scoprirsi, anche lui si apre.
A proposito della porta che gli si apre con Anna, mi viene da pensare che nel film c’è anche una porta metaforica. Mentre per il fatto di aprirsi, la cosa che si nota subito è che Théo è molto aperto nei confronti delle sorelline.
Sì, le sorelline sono importanti per la crescita del personaggio. Anne è avvocato ed è perfetta per questo ruolo, soprattutto quando difende le sue figlie. Grazie a Léa Drucker, che interpreta Anne, si capisce quando lei è più pura e quando si abbandona a delle cose più mature. E poi il film non fornisce una morale o una conclusione.
Samuel Kircher e il suo Théo
A proposito di Anne, la tua matrigna, c’è una sorta di contrapposizione tra lei e il tuo personaggio. C’è una frase nel film dove viene fatto riferimento al tuo fisico (al fatto che sei magro). Quindi la contrapposizione fisica, che differenzia ancora di più il fatto che siete agli antipodi e che la vostra storia non può avere un futuro, va nella direzione che hai detto. All’inizio sei più nascosto e poi apri gli occhi. Oltre al fatto che sia il tuo che, in generale, tutti i personaggi sono reali. A sottolineare ciò, il rapporto con gli altri. Théo ha paura di suo padre, ha questa attrazione nei confronti della sua matrigna, ma è anche il fratellone, quindi è universale. Si rapporta ai personaggi come potrebbe fare nella vita reale.
Sì, come nella vita perché non si è mai la stessa persona in base all’interlocutore e alla situazione. Ho provato a lavorare in questa direzione. Come nella vita si è diversi in base alle varie persone con le quali ci rapportiamo. Ed è stato interessante inserirlo nel film e accettare che il personaggio non è lineare.
Foto di Guya Migliorini per France Odeon
Sì, perché c’è un cambiamento che va di pari passo con l’amore.
Sì, come con la vita.
È stato più facile recitare nel ruolo del ragazzo che si ribella o di quello che rispetta le regole ed è sereno?
Credo che le scene dove mi sono trovato più a mio agio siano state quelle con le sorelline. I miei amici mi dicevano che sembravano davvero mie sorelline nella vita reale.
Per il resto sono dell’idea che bisogna accettare che esiste tutto. Abbiamo tutte queste emozioni in noi che vanno moltiplicate e quindi non ho una preferenza.
Ci sono delle cose di Théo in te e viceversa?
Sì, ma penso ci siano e ci saranno in qualunque personaggio interpreterei o interpreterò. Non ho fatto corsi di teatro. Come quando si fa musica a volte si fanno delle prove e poi si improvvisa, allo stesso modo per l’arte e per la recitazione.
Il debutto nel cinema
Questo era il tuo debutto nel cinema. Pensi di continuare con questa carriera? C’è un ruolo che ti piacerebbe interpretare?
Farò un film a novembre e sarà interessante.
Com’è stato il rapporto con gli altri colleghi sul set?
Non ci siamo incontrati prima del film. La prima scena che ho filmato è stata con l’attore che interpreta mio padre, Olivier Rabourdin, che ho conosciuto 10 minuti prima (ride, ndr). È molto gentile, mi ha detto molte cose interessanti e raccontato delle storie molto belle. Quindi abbiamo cominciato a girare direttamente la scena. Per Catherine Breillat la messa in scena corrisponde alla ripresa. Lavorando così tutto diventa più spontaneo e nasce una collisione tra la mdp e i personaggi. Nessuno sa cosa faranno gli altri.
Théo e Anne
Forse è legato anche al fatto che Théo e Anne si erano incontrati prima, ma poche volte. Quindi questa scelta è anche dettata dal sottolineare il rapporto tra i due, che non si conoscevano bene.
Sì, però lei fa sempre così, a prescindere. Non fa mai incontrare i personaggi, anche le prove dei costumi, dei trucci, ecc sono sempre divisi. Ma paradossalmente questa cosa mi è servita.
Ho saputo cos’era il film un mese prima di girare. Come Théo, che viene spedito in questa casa all’improvviso, anche io ho fatto la stessa cosa per il film: sono diventato un attore all’improvviso. Ho avuto la stessa sensazione di arrivare in un nuovo contesto e, come Théo, cercavo di stare nascosto.
Ed era perfetto per il personaggio.
Una fortuna, bisogna sfruttare le buone coincidenze!
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli