Giunto alla sua 23esima edizione, Il Trieste science+fiction, è dedicato alla fantascienza e a tutte le forme del fantastico. Herd, del regista Steven Pierce, è in concorso al Trieste science+fiction.
Herd, il film di Steven Pierce, è ambientato in un mondo dilaniato da un’epidemia zombi e scosso dagli scontri tra milizie armate e militari.
Il film traccia le peripezie di una coppia LGBTQ+- Jamie (Ellen Adair) e Alex (Mitzi Akaha)- mentre cerca di sopravvivere in una società al collasso.
Jamie vuole lasciarsi alle spalle un passato traumatico che comprende un pessimo rapporto con il padre Robert (Corbin Bernsen) e un parto non andato a buon fine.
Accetta controvoglia l’idea proposta dalla compagna Alex, che la invita a fare un viaggio in canoa nelle zone rurali del Missouri, proprio dalle parti in cui vive il padre.
Una volta raggiunta la meta, dopo un acceso litigio, Alex si frattura una gamba.
Jamie cerca disperatamente di accompagnarla in un ospedale della città, ma nel frattempo un’epidemia di origine sconosciuta ha stravolto la società.
Squadre militari, in contrasto con milizie improvvisate, tentano di arginare il diffondersi di un virus che trasforma in morti viventi gli infetti.
Da qui, Alex e Jamie vengono accolte in un centro di soccorso, presso il quale un gruppo di sopravvissuti si è organizzato, anche militarmente, nel tentativo di sopravvivere.
Herd: oltre il confine
In Herd, il regista Steven Pierce, crea un’atmosfera carica di tensione, facendo eco ai capisaldi del genere come Lanottedeimortiviventi.
Tra valori contemporanei e realtà rurale, tra divisione sociale e differenze culturali, ci interroga sulla natura umana. Sollevando le fatidiche domande del genere su chi sono i veri mostri. Noi o loro?
La storia delle due protagoniste in questo futuro basato sull’homo homini lupus, è anche incentrata sulla violenza transfobica che subiscono.
Nel contesto del film, la storia non esplora in profondità il significato del ricorsi alla violenza come unico modo per far sentire la propria voce.
Allo stesso modo, non approfondisce a sufficienza cosa significhi per chi fa parte della comunità LGBTQ+ avere accesso agli stessi mezzi di violenza tradizionalmente usati contro di loro.
Herd è dunque un lungometraggio “generalista”, che potrebbe lasciare deluso chi si attendeva l’ormai trita invasione di massa degli zombie e scene sanguinolente.
Tuttavia, può essere apprezzato da un pubblico facilmente impressionabile, desideroso di brividi leggeri e atmosfere catastrofiche, che lascia allo spettatore anche il sollievo di un lieto fine.