Between Revolutions di Vlad Petri è un documentario di montaggio prodotto da Activ Docs e Restart in concorso agli European Film Awards nella sezione documentari e presentato sabato 1° giugno a Unarchive Found Footage Fest in presenza del regista.
Con un accostamento quasi insolito, un rapporto epistolare durato una decade, un fil rouge storico attraversa Romania e Iran, raccontando una storia che si ripete con gli stessi entusiasmi e le stesse sofferenze.
Between Revolutions di Vlad Petri, la trama
Maria e Zahra si conoscono a Bucarest negli anni Settanta, studiando entrambe al convitto infermieristico. Quando la rivoluzione contro lo Scià si scatena in Iran, Zahra decide di rientrare per sostenere il suo popolo, lasciando l’amica rumena in città.
Il loro rapporto così speciale prosegue nel tempo e nella storia con uno scambio epistolare molto fitto, attraverso il quale le due si raccontano la sopravvivenza quotidiana nelle rispettive madre-patrie. Che, in tempi diversi, stanno però attraversando cambiamenti epocali e non sempre favorevoli alla vita delle due ragazze.
Le immagini d’archivio e l’illusione della presenza
La storia di Maria e Zahra inizia come una spensierata amicizia giovanile, con un’emblematica scena di archivio in cui delle giovani rotolano sui pendii di una collina scoppiando poi a ridere. Questa breve sequenza, che poi ritornerà, non ha però nulla a che vedere con l’età adulta in cui le due, adesso donne emancipate, si trovano a crescere. L’eco di quella relazione, poi epistolare, si estende fino a farle diventare militanti consapevoli o meno. E sostenitrici di quella indipendenza femminile e spensieratezza apprezzate negli anni dell’università, nei tempi in cui la loro amicizia unica è fiorita.
Romania is not the place you used to know anymore. It’s gloomier, darker.
La Romania comunista fino alla caduta di Ceauşescue; l’Iran in transizione tra lo scià e la Repubblica Islamica di Komeini. E il tradimento degli ideali di due donne progressiste che navigano il momento sebbene schiacciate, soffocate, mutilate nella loro libertà. Vlad Petri racconta dei passaggi delicatissimi con un taglio personale e non scontato. Lo fa servendosi di immagini di archivio che ci possono solo dare l’illusione della presenza delle due donne, dietro le parole narrate in voce fuori campo.
Tra tutto questo materiale, rimangono sempre sconvolgenti le impressioni visive dell’Iran pre-repubblica islamica. E l’imbruttirsi dei colori degli hijab e dei niqab mentre le donne manifestano per la propria libertà di scelta.
United we will defeat the Shah! United we will defeat the imperialism!
Il rischio di Between Revolutions di Vlad Petri è di trascinare il pubblico in un viaggio di cui non può verificare la verosimiglianza. Queste immagini sono davvero filmini di famiglia o spezzoni di vite diverse che gli archivi hanno regalato al regista? Così, ci si lascia trascinare, soffocando le domande e godendosi la poesia crossmediale che scorre tra parole e lo sporadico montaggio intellettuale.
Una storia che si ripete
Il ragionamento politico parallelo che viene fatto attraverso il repertorio e i pensieri delle due ragazze racconta come in un certo senso la crudeltà non abbia né cultura, né linguaggio, né religione. Vlad Petri disvela valori universali, che muovono le medesime rivoluzioni, ma attivano anche le stesse maledette forme di repressione. Non a caso, Maria ammette tristemente in una delle sue ultime lettere, che “le vittorie possono essere confiscate”, così come i destini rubati. Fortunatamente, seguendo questi stessi pattern, anche la speranza rimbomba e coltiva le nuove generazioni.
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