Uno dei titoli italiani in concorso al Florence Queer Festival 2023 è anche Che buffa, la zia Valeria di Marta Moe e Sarah Emilie.
Un cortometraggio per mostrare e raccontare, attraverso immagini di repertorio, una persona cara il cui ricordo è ancora vivo nella mente e nella memoria di molti.
La sinossi di Che buffa, la zia Valeria
Marta ricorda la zia Valeria, che nella sua casa di un piccolo paese del Salentino conviveva con le donne che amava. Un breve, semplice e incantevole film, su una vita comune, preziosa come tutte le vite, filtrata dalla memoria di chi è venuto dopo. (Fonte: Florence Queer Festival)
La recensione
Bastano pochi minuti al cortometraggio per raggiungere il cuore degli spettatori. E bastano poche immagini e parole. Dai video amatoriali e d’archivio che le registe rimettono insieme nasce un collage perfetto per omaggiare quella che, per Marta, è stata più che una zia. Una figura di riferimento sotto tanti aspetti.
Non c’è bisogno di fare un elenco, di raccontare nei minimi dettagli o di mostrare momenti e avvenimenti. Sono sufficienti delle suggestioni che nascono dalla mescolanza tra immagini e parole.
In questo breve cortometraggio-documentario un paesaggio, un luogo, un punto preciso hanno un valore umano e affettivo ben più forte e potente di qualsiasi altra cosa.
Che buffa, la zia Valeria è anche e soprattutto una lettera d’amore. Un amore universale sotto tutti i punti di vista. Indagare e scavare a fondo per dare spiegazioni e fornire etichette appare del tutto superfluo.
Chi è Valeria?
Valeria è la zia di tutti e di tutte. E continua a esistere, a prescindere da tutto e da tutti.
Un tratto fisico la caratterizza e la etichetta all’inizio del cortometraggio e a raccontarlo è la nipote che, utilizzando la propria voce, dà un senso a quei ricordi, ancora vivi. Sceglie di condividere con il pubblico l’amore, la stima, ma anche le difficoltà di sua zia che, fin da subito, è molto simile a lei.
Ma il cortometraggio di Marta Moe e Sarah Emilie è anche una riflessione sull’evoluzione della società. Una società che se ancora oggi non sembra del tutto pronta, in certi casi, ad accettare una vita come quella di zia Valeria, era sicuramente ancora più restia negli anni della sua gioventù.
Dev’essere difficile non avere gli strumenti per capire chi sei.
Tra passato e presente le immagini scorrono sullo sfondo a presentare una persona che chiunque avrebbe dovuto conoscere. E che adesso, guidati anche dalle didascalie che spezzano la narrazione, tutte e tutti effettivamente conoscono.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli