In apertura della 15esima edizione di France Odeon a Firenze il film Iris et les hommes di Caroline Vignal.
Il film con Laure Calamy, Vincent Elbaz, Jonathan Darona è una commedia prodotta da Chapka Films e La Filmerie, distribuita in Italia da I Wonder Pictures. Del film abbiamo parlato con la regista Caroline Vignal.
– Foto di copertina di Guya Migliorini per France Odeon –
Qui per la recensione del film
Caroline Vignal e il suo Iris et les hommes
La sequenza iniziale con il medico, talmente assurda da risultare divertente, fa capire fin da subito la direzione che prenderà il film. Ma credo sia anche un’occasione per giocare con le espressioni della protagonista, interpretata da una bravissima Laure Calamy.
È anche una scena che mi permette di raccontare abbastanza velocemente come nasce il film. C’è anche un’attenzione al corpo in questa scena (lei per esempio ha solo reggiseno e culotte) ed è in rapporto all’evoluzione del personaggio nel film. Si tratta di un inizio funzionale per capire anche come lei non sia al momento così contenta della sua vita.
Volevo mostrare un primo corpo a corpo tra un uomo e una donna, che è completamente asessuato, ma che risveglia in lei qualcosa. Alla fine della sequenza l’ultimo primo piano è emblematico proprio in questo senso.
E, in qualche modo, questa scena anticipa quello che la protagonista farà dopo con i suoi pazienti essendo lei dentista. Penso, per esempio, al fatto che si avvicina tantissimo a loro, li fa rimanere con la bocca aperta perché deve mandare i messaggi…
È vero, ma non ci avevo pensato. Non avevo fatto caso al legame tra questa sequenza e tutte le sequenze di lei come dentista.
La collaborazione con Laure Calamy
Hai scelto ancora una volta Laure Calamy come protagonista, un’interprete molto brava sia nei ruoli drammatici che in quelli più divertenti e comici, come in questo caso. Com’è (stato) lavorare nuovamente con lei?
Per questo film ci conoscevamo meglio. Nel primo film (Io, lui, lei e l’asino, ndr) ci siamo scoperte lavorando.
Foto di Julien Panie © CHAPKA FILMS – LA FILMERIE –FRANCE 3 CINEMA
Questo ruolo, però, è stato diverso dall’altro perché il personaggio è diverso. E si è cercato di trovare insieme uno stile, nell’acconciatura, nel trucco, nei vestiti che fosse nuovo, che fosse qualcosa di mai affrontato. Quando stavo scrivendo la sceneggiatura ho visto Bella di giorno di Buñuel. Abbiamo cercato qualcosa di molto classico, sempre rimanendo nel suo stile, ma che potesse evolversi.
Laure Calamy ha una capacità e una potenza straordinaria che danno l’impressione (dico impressione perché non posso parlare al suo posto) che sia più difficile per lei togliere che dare di più ai personaggi; forse è frustrante per lei, ma quando è in scena parla poco.
Nella prima parte del film, per esempio, è spesso in posizione d’ascolto, ma ha un viso talmente espressivo che fa comprendere tante altre cose oltre a questa. La trovo perfetta anche per i ruoli comici perché ha la capacità di inserire qualcosa di divertente anche in situazioni dove non c’è qualcosa di così divertente.
Hai detto che avete cercato qualcosa di nuovo nel personaggio, ma penso che anche il film sia qualcosa di nuovo. Ci sono altri film strutturati e costruiti in questo modo, ma solitamente il punto di vista è più maschile. Lei, invece, cerca una sorta di libertà che rende il film attuale e nuovo.
Credo che il cinema si rapporti alla società anche in questo. Ma in generale penso che sia perché io sono una donna. Ora ci sono più registe che raccontano storie, per forza di cose, dal nostro punto di vista e ci permettono di farlo più di prima. Forse per questo motivo il film racconta le cose in modo nuovo.
Poi c’è da dire che non faccio le cose in modo cosciente, semplicemente mi limito a raccontare una storia nel modo più sincero possibile. Solo dopo mi rendo conto di quello che può dare agli spettatori. Comunque mi fa piacere che dici questo.
Ti posso dire che ci sono dei momenti, per esempio, che sono nati pensando a Bella di giorno, che è stato importante per la scrittura del film. Non voglio essere presuntuosa, ma il personaggio della Deneuve è guidato dal suo desiderio, come quello di Iris, e quello che ho amato di questo film è che non ci sono conseguenze, lei non è punita per quello che ha fatto. Era importante per me questa cosa. In Iris et les hommes Iris non è Madame Bovary, non prende il veleno e non ci sono conseguenze negative, ma anzi quello che fa le permette di riconquistare suo marito. Lei vince su tutti i fronti.
Era importante mostrare una donna che ha bisogno di cercare la sua sessualità in quel modo, ma il sesso non è il fine; è solo un mezzo che lei trova per ricercare la vitalità, la gioia e la voglia di vivere. Non è stato facile trovare la fine del film, perché avevo paura che venisse fuori qualcosa di troppo fabbricato, di disneyano, ma non volevo nemmeno che finisse male per non far dire alle persone “ecco, se l’è cercata; è stata cattiva e se lo merita”.
It’s raining men
Una cosa sulla quale volevo riflettere è che, non soltanto per il fatto del punto di vista femminile, ma anche per i temi trattati, oltre alla sessualità, questo film è molto moderno. Oggi l’apparenza, le app, i social sono importanti, soprattutto per i giovani. Si può dire che è una sorta di metafora comica della società?
Dal punto di vista che dici tu sì, ma quello che mi interessava era il fatto che lei utilizza le app di incontri perché sono molto criticate. Ma, nonostante ciò, sono anche un mezzo per incontrare delle persone che non si incontrerebbero mai rimanendo nel proprio circolo. Quello che mostra il film è che gli uomini che lei incontra sono iper reali, sono normali, con dei difetti. Avevo voglia di mostrare questo anche se passa per un mezzo moderno per incontrarli.
Foto di Guya Migliorini per France Odeon
Volevo chiederti qualcosa sulla sequenza musicale. Ho amato quel momento che mescola ancora di più sogno e realtà che avviene in generale nel film. Sembra davvero che piovano uomini. Com’è nata l’idea?
Devo partire dall’idea del film che è nata una sera quando un’amica, più anziana di me, si è iscritta a un sito di incontri. Mi ha raccontato l’esperienza. E non avrei mai pensato che si sarebbe iscritta. Mi ha raccontato quello che si vede nel film, in maniera divertente. E a un certo punto mi ha detto “it’s really raining men” facendo riferimento a una città degli uomini che richiamava chiaramente il film di Fellini La città delle donne. Il modo in cui me l’ha raccontato mi è sembrato un film.
E io volevo inserire questo momento nel film in tutti i modi. Per me It’s raining men era proprio la canzone del film fin dall’inizio e mi sono detta devo farne una versione francese. Avevo voglia di scrivere e realizzare, come tanti altri registi, almeno una scena musicale anche se mi sono resa conto che è davvero complicato.
Per me quello è il momento in cui lei esplode, prende potenza, vince la paura.
Anche il titolo internazionale sarà It’s raining men, quindi rende ancora di più l’idea e richiama questo momento.
E quello italiano immagino sarà molto commedia italiana.
Ispirazioni di Caroline Vignal
Una cosa che colpisce è la costruzione della commedia che si basa su elementi di altre commedie, stereotipi e cliché del genere, che, però, vengono rielaborati e fatti propri. Quelli che non sono rielaborati semplicemente richiamano al genere e appaiono come omaggi o richiami. Mi viene in mente, per esempio, la scena del primo appuntamento di Iris con lei che arriva con gli occhiali scuri, cercando di non dare troppo nell’occhio… Hai preso ispirazione da qualche titolo?
Per quel momento in particolare ho semplicemente pensato che nessuno andrebbe con disinvoltura a un appuntamento in questo modo. Ma sono contenta che tu l’abbia notato. L’ho trovato talmente divertente! Forse in Colazione da Tiffany lei si nasconde in un modo simile e talmente ridicolo per non farsi vedere. Ci siamo divertiti molto a creare quella scena, anche se è un dettaglio.
Per rispondere alla tua domanda, però, sì, il film è nutrito della mia cinefilia, anche un po’ della nouvelle vague e ci ho anche rivisto L’uomo che amava le donne di Truffaut. Avevo voglia di fare qualcosa di contemporaneo e, al tempo stesso, atemporale.
Il cinema di Caroline Vignal
Qual è il cinema di riferimento di Caroline Vignal? Ci sono dei nomi che potresti citare?
Troppi (ride, ndr). Amo il cinema di Billy Wilder che, anche se in bianco e nero, è uno dei registi che adoro di più e credo che il modo in cui scrive le commedie sia magnifico.
Amo anche il cinema italiano, ho visto molto Fellini da piccola. Mi ricordo di un’esposizione a Parigi sul regista. E mi ricordo di aver visto a un certo punto una frase “Ricordati che è una commedia” che credo sia una frase che ho utilizzato molto e che ho nel mio ufficio. Anche perché quando scrivi un film e lo realizzi devi ricordare che si tratta di una commedia, soprattutto perché a volte si parte da situazioni che non sono divertenti come vengono raccontate poi nella commedia.
Poi, tra i più recenti, anche se lontano dal mio modo di fare cinema, posso citare Abdellatif Kechiche che ammiro molto e sono triste che non ci siano stati suoi film in questi ultimi anni.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli