Disponbile dal 27 ottobre su Netflix, Sorella morte è l’ultima fatica del regista spagnolo Paco Plaza. Un horror a tema religioso, tra novizie in crisi e conventi infestati, che rifugge l’estetica imperante d’oltreoceano (The Nun in primis) riproponendo un cinema forse superato ma ancora efficace.
Sorella morte: la trama
Narcisa (Aria Bedmar, fragile e inquieta al punto giusto) è una novizia in attesa di prendere i voti. Da bambina, nella Spagna appena uscita dalla guerra civile, era nota come la Niña Santa, capace di vedere e parlare con la Vergine Maria. Nel suo nuovo convento, però, l’entusiasmo presto si trasforma in diffidenza. Le suore tendono a nascondere un passato doloroso fatto di morti misteriose e segreti indicibili e le educande affermano che ci sia una bambina che si aggira di notte per stanze e corridoi.
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Un cinema sempre uguale a se stesso
Sono lontani i tempi in cui Paco Plaza, assieme al sodale Jaume Balagueró, terrorizzava il mondo a colpi di indemoniati e macchine da presa a mano con REC. Eppure è ancora a quel cinema e a quell’idea di horror che pare continuare a guardare il regista spagnolo, indipendentemente dagli anni passati e dalle nuove sensibilità emerse nell’ultimo decennio. Basterebbero, del resto, un incipit che richiama esplicitamente il found footage e una protagonista il cui passato riecheggia quello di un’altra, terribile “niña santa”, per dirci come l’horror iberico di inizio millennio per Plaza non sia mai tramontato davvero.
Un prequel anomalo
Dopo un horror affascinante e per certi versi molto attuale come La abuela, Plaza torna infatti dietro la macchina da presa dirigendo un prequel del suo precedente film Veronica (2018) che è in realtà quasi un pretesto per tornare nei territori congeniali e maggiormente battuti del suo cinema. Fanatismo religioso, corpi martoriati, fantasmi del passato prendono così forma in un film decisamente convenzionale ma gestito dall’autore con un controllo formale sopra la media del genere e con un’inventiva capace di assecondare un orrore via via crescente. Un Male tratteggiato come costantemente in agguato, pronto a saltar fuori da ogni fuoricampo, da ogni icona o baluardo di fede.
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Tra soprannaturale e dramma psicologico
Un nuovo tassello nella filmografia del regista che dialoga con altri titoli simili (pur senza eguagliare il più interessante, il polacco Hellhole) e mette al suo centro una giovane donna in crisi e senza più certezze. Un personaggio tormentato alle prese con un incubo che finisce per avvolgerla, ammantando di soprannaturale ogni spazio, cosa (le statue e le reliquie sacre, mai così inquietanti) o persona. È in questo svelamento progressivo che è esperienza mistica e, insieme, discesa nella follia che Plaza da il meglio di sé, preparando il terreno per un climax finale innegabilmente suggestivo. Quasi a dirci che l’horror spagnolo non sarà più quello di una volta ma è ancora vivo e vegeto.