‘Endless Borders’, quando i diritti (e l’amore) vanno in esilio in Iran
Nel dramma di Abbas Amini, in programma al Film Festival Diritti Umani Lugano, un maestro in esilio ai confini dell'Iran difende la legge dell'amore contro la legge dei clan
Il male esiste, eccome. Specie alla frontiera. Lo sa bene il regista Abbas Amini, che dedica la sua opera quinta Endless Borders a Mohammad Rasoulof, nome di punta della cinematografia iraniana, nonché Orso d’oro alla Berlinale 2020 con Il male non esiste. L’altra dedica è ai registi in carcere, ed è facile immaginare che al momento della produzione l’omaggio fosse rivolto a Jafar Panahi. La quinta del film di questi autori, di fatto, è la stessa: l’Iran che si fa carcere a cielo aperto, da raccontarsi in umanissimi drammi in cui i diritti umani sono messi a repentaglio. Dopo la vittoria al Festival di Rotterdam (Big Screen Competition), il film di Amini non poteva conoscere approdo migliore del Film Festival Diritti Umani Lugano. Perché, di fatto, la frontiera di tanto cinema iraniano oggi è questa: trovare la narrazione capace di abbordare quell’Iran-polveriera. In Endless Borders, poi, è il Paese di confine, sferzato da venti desertici, con la polvere che si solleva in faccia alla macchina da presa. Se poi si sollevano polveroni, a volte il regista finisce anche in prigione.
È davvero un racconto alla periferia della visione occidentale, quello del regista iraniano. Non siamo a Teheran centro, ma al confine con l’Afghanistan prossimo al drammatico ritorno al potere dei talebani. Qui la polveriera è anche etnica, con dinamiche tribali e sessiste che il protagonista Ahmad – insegnante in esilio, con la moglie in carcere – si troverà a fronteggiare quando cercherà di aiutare una sedicenne fresca vedova (di un anziano, per matrimonio combinato), protagonista di una fuitina con un giovanotto del villaggio. E a proposito di fughe, c’è nella seconda parte quasi un’atmosfera di fuga da thriller, come in un escape movie. Il carcere è anche immateriale.
Storia di coraggio, amore a cui non rinunciare e diritti negati, Endless Borders è un dramma irrinunciabile, in cui la dignità soffia forte come il vento sui confini aperti.
Ahmad è un insegnante esiliato in un piccolo villaggio povero, composto da abitanti in prevalenza di etnia Baloch, lungo il confine iraniano con l’Afghanistan. Conosce una famiglia di rifugiati clandestini Hazāra, in fuga per la minaccia che costituisce l’ascesa al potere dei Talebani. Poco dopo Ahmad inizia a rendersi conto che pregiudizi e dogmi dettano le loro vite, la sua prospettiva su ciò che è giusto o sbagliato cambia allora drasticamente e decide quindi di salvare due giovani legati da un amore proibito. Questa decisione potrebbe avere conseguenze terribili per tutti. (Sinossi ufficiale)
Il buon viso di Ahmad al cattivo gioco dell’Iran
Sarà un caso che nei primi tre minuti di Endless Bordersgli ufficiali non abbiano mai volto? Sono tagliati da inquadrature basse, schivati in un controcampo che non c’è. La macchina da presa si tiene su Ahmad, il maestro in esilio, che alla frontiera dell’Afghanistan, nell’incipit burocratico e minaccioso, viene prelevato sull’autobus e portato al presidio delle forze dell’ordine:
Puoi viaggiare solo sui confini, non lungo i confini (…) Letto la sentenza? Sei un esiliato!
Il suo volto è frontiera filmica. Mentre quello dei militari viene obliterato dalla macchina da presa, il viso dell’attore Pouria Rahimi Sam, in un gioco di distanze variabili che contempla anche rincorse, campi lunghi, inquadrature appostate, è il campo di forza delle tensioni. Endless Borders non si limita ad approcciare il punto di vista del proprio protagonista, seguendo il dipanarsi degli eventi dal suo osservatorio, bensì ne capta le reazioni, ne asseconda le volizioni, ne coglie tormenti ed evoluzioni. Quando il maestro parla, lo spettatore-scolaro ascolta.
Il confine tra maestro e attivista
Il buon viso dell’umile docente, che sappiamo dormire su una branda con una pila di libri a fare da guanciale, resiste anche al cattivo gioco dell’inattesa – ma cercata – complicazione. Se nella prima parte il ruolo di Ahmad nel Belucistan sembra discendere da quello dei professori nel nulla, degli educatori di frontiera come la giovane protagonista di Non uno di meno (1999, Zhang Yimou) l’esitante maestro di Lunana – Il villaggio alla fine del mondo (2022, Pawo Choyning Dorji), ecco che con l’arrivo dei rifugiati in fuga dai talebani fiorisce, anche spinosa, una storia d’altro tipo. Nella complicata passione tra la giovane Haseeba e lo studente Balaj, Ahmad passa dal ruolo dialettico della prima, dialogata porzione di film, a quella di attivissimo agente. Prima scettico e prudente, il maestro impara le lezione: il cuore è uno zingaro e va. È un salto di confine.
Endless Borders, Ahmad si affaccia nella stanza dove è rinchiuso Balaj
Un elegante match cut a metà film correla la vicenda dello stesso maestro a quella dei due ragazzi. L’uomo è infatti separato dalla moglie Nilofaah (Mino Sharifi), anch’ella colpevole di insegnare. Mentre la suggestione cinematografica slitta verso gli amanti in fuga di Tabù(1931) di Murnau, Ahmad, alla frontiera tra storia personale e solidarietà empatica, è trascinato nella crescente tensione degli eventi.
Dramma in tre atti (di ribellione)
La sutura tra le due coppie, tra le due storie, vien fuori nell’ultima parte. È ancora un altro film, eppure è sempre lo stesso. La prima parte, col maestro in esilio, viveva dei carichi drammatici del passato, con gli accenni all’esilio di Ahmad e alla lontananza dalla moglie incarcerata. La seconda parte, con Ahmad padrino d’amore tra gli odii dei clan, era tutto un presagire di dramma futuri.
La terza parte, grazie anche al montaggio essenziale di Hayedeh Safiyari (già al lavoro per Ali Abbasi con lo schiantante Holy Spider), è vivido dramma del presente, in tempo reale, con la disperata fuga d’amore intrecciata.
Endless Borders, Ahmad (a destra) accompagna la coppia in fuga
Il passo lento e carovaniero del deserto diventa un’escalation hitchcockiana, sottolineata dalla colonna sonora di Atena Eshtiaghi, con corde e fiati nella corsa a perdifiato. Il diritto d’amare – meglio, la libertà d’amare, va conquistata come se si scalasse una montagna. Tra dubbi tormentosi e affanni etici, se ne uscirà con una sensazione: il male esiste; per fortuna, l’amore pure. Ma quanto è difficile farlo fiorire nel deserto – e nel tabù – dei diritti negati.
Endless Borders
Anno: 2023
Durata: 111'
Genere: Dramma
Nazionalita: Germania, Repubblica Ceca, Iran
Regia: Abbas Amini
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